Sciopero 8 marzo, in piazza contro la violenza di genere «All’università si dividono ancora i corsi in base al sesso»

Anche Palermo aderisce allo sciopero globale dell’8 marzo che sta vedendo riversarsi per le strade di tutta Italia donne e uomini insieme, in quella che è stata definita dagli organizzatori della piattaforma nonunadimeno «la marea femminista». Il corteo del capoluogo siciliano è partito alle ore 18 da piazza Verdi per arrivare a piazza Pretoria. In strada centinaia di persone, tra la solidarietà alla maestra precaria di Torino Lavina Flavia Cassaro (licenziata in diretta da Renzi a seguito di un corteo antifascista al quale aveva partecipato e in cui aveva lanciato insulti contro i poliziotti) e cori come ma quale stato, quale dio, sul mio corpo decido io. Non manca un riferimento anche alla vicenda del forzanuovista Massimo Ursino, che è stato malmenato lo scorso 20 febbraio da un gruppo di persone: «Mia nonna partigiana me l’ha insegnato, scocciare un fascista non è reato».

A organizzare la manifestazione palermitana l’assemblea contro la violenza sulle donne, nata il 2 febbraio del 2017 a piazza Pretoria. Quello che doveva essere un incontro tra poche persone si è trasformato invece in qualcosa di più. «Più di 200 donne si presentarono a quell’assemblea e da lì abbiamo capito si è sentita la necessità di creare una rete per cambiare lo stato di cose presente – dice la studentessa universitaria Noemi Di Mauro -. Questa organizzazione vuole combattere ogni tipo di violenza, che non è solo quella fisica che è l’atto più estremo e più evidente, perchè c’è anche violenza nei posti di lavoro e nei luoghi di formazione. Penso ad esempio all’università, dove ancora si dividono i corsi di studio per genere».

Tante le realtà aderenti al corteo di oggi: da Greenpeace al Laboratorio Zen Insieme fino al Palermo Pride.«È importante oggi essere qui come comunità LGBT – dice Luigi Carollo -. Intanto perchè anche noi spesso siamo soggetti alle stesse violenze di radice patriarcale e maschilista. Poi perchè è importante assumersi la responsabilità del proprio essere uomini, io parlo da maschio omosessuale, è il modo migliore per raccontare e costruire una differenza contro quel maschile contro il quale si scende in piazza. Ci siamo dunque per solidarietà e per vicinanza necessaria». 


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