Save the children: minori italiani pigri A Catania l’89% sta in casa nel tempo libero

«Un minore su cinque delle isole e del Sud Italia non svolge alcuna attività motoria nel tempo libero, a fronte del 77 per cento di bambini e adolescenti che invece fa sport e movimento». Tra le cause, secondo i genitori intervistati, «la mancanza di voglia e di interesse, ma anche il costo eccessivo delle strutture e l’incompatibilità degli orari». E’ questo il risultato della ricerca Lo stile di vita dei bambini e dei ragazzi, realizzata da Ipsos per Save the Children e Mondel?z in Italia e presentata oggi, in occasione dei tre anni di attività del progetto Pronti, Partenza, Via!, promosso dalle due associazioni nelle aree periferiche di dieci città italiane: Milano, Torino, Genova, Napoli, Catania, Sassari, Palermo, Bari, Ancona e Aprilia.

Lo scopo della ricerca, che proseguirà anche per tutto il 2014, è analizzare lo stile di vita dei ragazzi italiani per favorire la pratica motoria e sportiva, nonché la loro educazione alimentare. Realizzate 700 interviste on line secondo il metodo Cawi, tra il 9 e il 20 dicembre 2013, a famiglie selezionate in base alla zona di residenza, al sesso e all’età dei figli, compresa tra i sei e i 17 anni. «I dati rilevano un numero crescente di minori esclusi da attività così importanti non solo per lo sviluppo fisico, ma anche cognitivo, relazionale, in una parola per il benessere generale di un bambino o un ragazzo», commenta Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia. «Bambini più sedentari, disabituati all’incontro e al confronto con i pari, che passano molto tempo a casa, rischiano più di altri non solo di sviluppare patologie ma anche di essere più tristi, depressi e soli», aggiunge.

A Catania il 74 per cento dei ragazzi intervistati ha dichiarato di fare attività fisica almeno due volte a settimana e, nella maggior parte dei casi, viene praticata all’aperto. I dati inoltre confermano l’importanza del ruolo della scuola nella promozione delle attività sportive: l’89 per cento dei ragazzi del Sud e delle isole pratica attività nel contesto del programma scolastico, anche se non sempre le condizioni degli spazi sono adeguate. In generale, comunque, seppure i minori considerino lo sport un valore positivo e un catanese su due sostiene che «i ragazzi sportivi piacciono», il 33 per cento non parla proprio di questo argomento con gli amici e l’11 per cento è convinto che tra coetanei è meglio saperne di videogames e giochi in generale, o di calcio.

Anche per raggiungere la scuola, i ragazzi italiani fanno poco movimento. A Sud solo il 28 per cento degli studenti va a piedi. La maggior parte è accompagnata in auto dai genitori (44 per cento), mentre solo uno su cinque usa i mezzi pubblici. E Catania non si differenzia molto. Il 10 per cento dei giovani catanesi usa la bicicletta, il 25 per cento va a piedi, il 19 per cento con i mezzi pubblici e il 47 per cento è accompagnato a scuola in auto. Se i dati sull’attività in movimento non sono proprio entusiasmanti, lo sono ancora meno quelli riguardanti le abitudini sedentarie. L’89 per cento dei giovani catanesi trascorre il suo tempo libero in casa. Secondo più della metà dei genitori intervistati – il 55 per cento – la motivazione principale è legata all’assenza di spazi all’aperto dove incontrarsi con gli amici. Si moltiplicano dunque le abitudini che non richiedono movimento, con un picco nel week end. Durante la settimana, infatti, solo il quattro per cento dei giovani etnei dichiara di vedere la tv oltre tre ore al giorno. Percentuale che sabato e domenica sale al 20 per cento. Insieme alla tv, a farla da padrone sono i videogames: il 39 per cento dei minori catanesi gioca dai 30 minuti ad un’ora al giorno; il 21 per cento da una a due ore e il 6 per cento per oltre tre ore. Quando sono soli ascoltano anche musica (55 per cento), leggono (38 per cento) o praticano un hobby (32 per cento).

Strettamente connesso con il tema della mancanza di attività fisica e con un’alimentazione non proprio regolare è il problema del sovrappeso. Quasi la metà dei genitori catanesi dichiara di conoscere le regole della tradizione alimentare imparate dalla famiglia, ma se il 66 per cento di loro sostiene di seguirle sempre o il più spesso possibile, il 34 per cento ammette di farlo solo qualche volta. Sia a pranzo (40 per cento) che a cena (84 per cento), comunque, i catanesi sono abituati a stare in famiglia. Non mangiano abbastanza frutta e verdura, però, (il 12 per cento un paio di volte a settimana e il sei per cento non lo fa mai), non tutti hanno l’abitudine di fare colazione (il 13 per cento dei ragazzi dichiara di non farla mai e il 15 per cento solo qualche volta), mentre solo il 35 per cento di loro fa regolarmente uno spuntino tra i pasti.


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