Sant’Agata costa 500mila euro ai catanesi Il Comune: «La città ci guadagna»

Festa di Sant’Agata, anche quest’anno è tutto finito. Si tirano le somme delle celebrazioni che la città di Catania riserva alla sua patrona e tra pericoli per la sicurezza e devoti arrabbiati per non aver potuto percorrere la via di Sangiuliano e non aver sentito il canto delle suore benedettine, la Santuzza è stata risposta nella sua celletta. Tanti i soldi spesi e tante le forze messe in campo. Una festa religiosa, ma tutta a spese dei catanesi, anche di coloro che non sono devoti. Dal Comune però non hanno nessun dubbio sull’importanza e sull’utilità né della festa né della fiera che è stata aperta dall’1 al 5 sera. 

«Produciamo introiti e non oneri – afferma Giuseppe Fichera, responsabile delle aree mercatali del comune di Catania – L’afflusso è notevole, quasi tutti i cittadini si riversano per le strade insieme a molti turisti. Tutto questo significa far girare l’economia catanese, anche se gli acquisti sono in calo. Gli operatori economici, infatti non aspettano altro». Secondo Fichera, l’amministrazione Stancanelli ha saputo «minimizzare i costi migliorando i servizi e producendo un indotto notevole con un buon ricavo per gli operatori del commercio. Magari ci fosse più spesso questa festa».

Insomma una festa storica e folkloristica che rappresenta un momento importante per tutta la città etnea. Al contempo, però, è anche una spesa per l’amministrazione comunale che infatti riserva una voce specifica in bilancio, anzi due, come ci spiega Fichera: «una per la festa e una per la fiera».

«Sono circa 500 mila gli euro destinati alla festa, che è interamente organizzata dal Comune» spiega Giampaolo Adonia, responsabile dell’ufficio amministrativo del Comitato per le feste agatine del comune etneo. «Una cifra notevole, ma nulla in confronto al ritorno per la città» tiene a specificare. Di certo l’amministrazione deve servire la città sia a livello di controllo che di sicurezza e pulizia, prevedendo quindi indennità ai vigili urbani «unico corpo competente per la repressione all’abusivismo» come ricorda l’assessore alle attività produttive Franz Cannizzo, ma tante sono le voci in capitolo.

«Le spese principali – spiega Adonia – sono per le luminarie  – l’affitto costa 50 mila euro – e per gli spettacoli pirotecnici e piromusicali, per cui si è speso 183 mila euro». Nella voce di bilancio, comunque, sono inclusi anche i costi per la pulizia delle strade dalla cera, per la manutenzione della vara e del fercolo, per la stampa dei programmi e per l’amplificazione, solo per fare qualche esempio. «Tutte voci che prevedono una spesa minore ai dieci mila euro, più o meno» specifica Adonia. Inoltre, ogni candelora riceve circa otto mila euro di contributo previa richiesta da parte dell’associazione socioculturale che la gestisce.

«I cerei – spiega ancora Adonia – sono di proprietà del Comune, anche se gestiti dalle associazioni, senza fini di lucro, delle corporazioni. A loro il merito di aiutare tanti ragazzi a stare lontano dalla strada. Li avvicinano ad Agata e insegnano loro il mestiere del portatore di candelora. Non è semplice fare l’annacata» conclude. L’organizzazione è davvero complessa. tanti gli sforzi richiesti sia personali che economici, ma tutto trova la sua giustificazione secondo il responsabile amministrativo del comitato. «Possono sembrare fuori dal normale, ma non è così se si pensa che è la terza festa religiosa al mondo per importanza e numero di persone che coinvolge. È una cassa di risonanza mondiale che porta lustro alla città. Per tutto il mondo Catania è Sant’Agata».

 

 

 

 

desireemiranda

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