Sanità, blitz dei sindaci ionici all’ospedale di Acireale «Con la chiusura di Giarre, favorite cliniche private»

«Porteremo la causa fino al ministero, a costo di smuovere la giustizia di carattere europeo. Subiamo le volontà di qualche politico acese che ha tirato acqua al proprio mulino». Sono le parole di Angelo D’Anna, sindaco di Giarre, che ieri, insieme ai rappresentanti politici di alcune delle principali città joniche, ha fatto sentire la propria voce all’interno dell’ospedale Santa Marta e Santa Venera di Acireale. Una sorta di blitz degli amministratori, non gradito alla direzione sanitaria dell’ospedale, che chiedono la riapertura effettiva dell’ospedale di Giarre e del suo pronto soccorso. Insieme a D’Anna erano presenti alcune delle maggiori cariche politiche di Fiumefreddo, Linguaglossa, Sant’Alfio, Riposto, Mascali, Milo, Calatabiano e Piedimonte. Città che facevano capo al presidio ospedaliero giarrese e che adesso si trovano sprovviste di assistenza, risucchiate dal distretto di Acireale. 

Le autorità sono entrate a visitare i corridoi maggiormente affollati, testando gli umori dei degenti e le condizioni della struttura. Ma a un certo punto, davanti alla schiera di politici muniti di fascia tricolore, si è presentato il
direttore sanitario dell’ospedale acese, il dottor Salvatore Scala. Il medico, con vigilanza al seguito, ha invitato la stampa a non effettuare riprese. Una discussione che ha avuto bisogno di essere stemperata e dopo la quale i sindaci hanno manifestato le loro perplessità. Scala, però, si è detto disponibile a ogni dialogo con le autorità, ma lontano dai microfoni indiscreti dei giornalisti. E così, dopo il sit-in in astanteria, gli stessi rappresentanti politici hanno deciso congiuntamente di promuovere un’azione di controllo che non si fermi ai confini di Acireale, ma che coinvolga tutti gli ospedali della provincia di Catania: «Perché vogliamo che i nostri concittadini, sprovvisti di un pronto intervento e costretti a girare per la provincia, vengano ospitati in plessi sicuri – dice Enzo Caragliano, sindaco di Riposto -. Qui i cittadini sono tagliati fuori dai parametri di emergenza». 

«Noi chiediamo una
marcia indietro del governo regionale: deve essere riaperto l’ospedale di Giarre con il suo pronto soccorso – continua Angelo D’Anna – ci saranno altre occasioni in cui manifesteremo il nostro dissenso». «Con la chiusura dell’ospedale di Giarre sono aumentati gli introiti delle cliniche private che hanno ricevuto finanziamenti regionali». Ed è migliorata anche la posizione del distretto di Acireale che, proprio grazie agli ex utenti dell’area giarrese aumenta di grado, con annessi benefici e disservizi. Da tempo, infatti, l’efficienza del servizio sanitario nell’area jonico–etnea è messa in discussione. E se fanno clamore i fatti recenti registrati negli ospedali della Campania, non di minore entità sarebbero le problematiche lamentate dai degenti della Sicilia orientale, che conta numeri importanti: 300mila utenti nel raggio che comprende Acireale e le zone pedemontane. Persone che quotidianamente rimangono «parcheggiate» per ore o giorni in astanteria su letti di fortuna. Una situazione nettamente peggiorata rispetto al passato.

Intanto, in questi giorni, la politica acese ha cercato di dare una svolta allo scenario attuale. Sancito il passaggio del presidio acese da ospedale di base a
Dipartimento d’emergenza e accettazione (Dea) di primo livello è stato nei fatti assorbito anche l’ospedale di Giarre. Una manovra accolta con favore dal deputato regionale Nicola D’Agostino, acese, che – nel commentare il risultato con un post sulla sua pagina Facebook – si diceva soddisfatto per i presunti meriti che venivano riconosciuti al distretto di Acireale. Questo salto di livello dovrebbe portare un incremento del personale oltre che del servizio, introducendo nuovi reparti e terapie. Ma il problema del comprensorio giarrese rimane: in base al riordino della rete sanitaria previsto dalla Regione, nel Comune ionico dovrebbe esserci un presidio di base con pronto soccorso e reparti fondamentali. Le certezze, però, latitano. Mentre rimangono le difficoltà.


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