San Teodoro vol. 1, il diario dei Briganti Rugby Tra lavori e street-art, perché Librino è grigio

Al Campo XXV aprile San Teodoro Liberato di Librino niente è ordinario, ma ci sono giorni in cui tutto è più straordinario del solito. Come i lavori che danno inizio a sabato 16 aprile, particolarmente non ordinario: è l’anniversario dell’uccisione di Iqbal Masih, avvenuta nel 1995 a soli 12 anni per il suo impegno contro lo sfruttamento del lavoro minorile in Pakistan. Dall’esempio di Iqbal è nato vent’anni fa il centro a lui intitolato in viale Moncada. E al campo si lavora per preparare la decima edizione del trofeo, la Coppa Iqbal Masih, che quest’anno sarà il 23 e 24 aprile. Solo uno degli appuntamenti della lunga campagna di finanziamento dal basso perché I Briganti si meritano un prato.

Per arrivare puntuali all’appuntamento con centinaia di ragazzi – quest’anno le squadre arrivano anche da Malta -, i lavori sono naturalmente straordinari: al San Teodoro siamo tutti e tutti facciamo di tutto. Il presidente (Stefano Curcuruto, ndr) è sul cestello, a dieci metri di altezza, intento ad abbattere le vetrate rotte della palestra per sostituirle con quelle nuove. Briganti e brigantesse con guanti, scope e palette alla mano ci danno dentro e puliscono la club house, gli spogliatoi e la palestra. I ragazzetti delle under spuntano a dare una mano anche loro e, armati di sacchi neri, raccolgono mattonelle e calcinacci perché l’hanno capito davvero che cos’è il sostegno. Ci sono i temerari che aiutano gli operai a montare porte e sanitari nuovi nei bagni e temerarie volontarie che, incuranti delle inopportune scarpe col tacco – come ti è venuto in mente, Valeria?! -, scendono in campo e aiutano a montare la rete di recinzione. E dall’altro lato del campo Rachele, Nicole e Giuseppe, con l’ormai inseparabile Pippo Karl Marx – molto più che un cane -, ridipingono con un rosso acceso la grande scritta Briganti Rugby Librino.

Lavori straordinari significa anche fare una pausa straordinaria: mangiare tutti insieme un panino mentre ce la ridiamo raccontandoci aneddoti di turni e allenamenti, beviamo la birra e ci godiamo il sole. I cani si rincorrono, i ragazzetti durante la pausa sono scesi in campo a fare dei passaggi e i lavori pigramente riprendono, alcuni di noi si spostano dal campo: «Bisogna andare al viale Moncada numero 6». Lì ci aspettano per una riunione operativa Valeria e Poki, i ragazzi di Res Publica Temporanea che hanno in programma di fare street-art con i bambini del palazzo. Li raggiungiamo perché il campo non vuole essere un’isola felice, è stato occupato e liberato dall’incuria delle istituzioni, restituito al quartiere e alla città e al campo quotidianamente si denunciano e si combattono l’abbandono e il pregiudizio che su Librino gravano. Al Moncada 6 iniziano ad arrivare i bambini e all’inizio sono timidi della timidezza che tutti i bambini hanno – si, anche quelli di quatteri – quando si tratta di parlare con quelli più grandi. Ma, appena si ricordano che bisogna disegnare e colorare sui muri, tutti insieme mettono da parte ogni imbarazzo e iniziano a stracciare i cartelloni dalla pensilina che abbiamo deciso di colorare. Prepariamo il fondo bianco, Rebecca ci comunica che sua mamma è molto felice di avere dei disegni sotto casa ma «basta ca non si pava» e ci diamo appuntamento per la mattina successiva.

Bisogna risalire al campo, che alle 17 arrivano le Leggenti, le ragazze del club del libro che hanno scelto la Librineria per i loro incontri mensili. La club house inizia a riempirsi forse anche di gente che per la prima volta ha messo da parte un pregiudizio inoltrandosi nella periferia delle periferie e ha scoperto che anche a Librino si può parlare di libri e leggerli. Sono le nove, ho le mani impiastricciate di polvere, terra e colori a tempera, bevo l’ultima birra con i ragazzi e torno a casa a dormire, che l’indomani, domenica, abbiamo nuovamente appuntamento con Rebecca, Christian, Maria, Nicolas e gli altri bambini del Moncada 6: disegniamo le farfalle, i fiori, l’universo e i pianeti. Scriviamo parole di amore e solidarietà davanti al palazzo di cemento, per decenni roccaforte della criminalità organizzata, e con i ragazzi di Res Publica Temporanea studiamo strategie per coinvolgere altri palazzi. Quanti più palazzi possibile: perché Librino non è bello! Librino è grigio, dimenticato e bistrattato e noi vogliamo renderlo bello davvero lavorando insieme a chi a Librino ci vive.

Mi imbatto in Piero (Mancuso, il fondatore del centro Iqbal Masih e dei Briganti) che mi fa sentire un’apparizione mariana: «Diciassette ragazzi in tre macchine e poi all’improvviso sei arrivata tu!». Mi ritrovo quattro ragazzetti dell’under sedici in macchina, partiamo alla volta di San Giovanni La Punta, hanno la partita, sono emozionati e potrei cedere alla loro richiesta di ascoltare i pezzi di Natale Galletta, ma non me la sento: ascoltiamo musica rock e ci facciamo un selfie!

Mi fermo per il primo tempo: mi emoziono per la centesima volta quando li ascolto gridare «Omo se nasce, brigante se more», i ragazzi fanno due mete in dieci minuti e sono felice. Timidamente accenno un «Vai briganti!». Torno a casa, in macchina penso che voglio loro bene e che oggi non doveva essere una giornata straordinaria, ma al San Teodoro tutte le giornate sono straordinarie, mica solo quelle in cui si fanno i lavori!


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