«Qui una volta era tutta campagna». E non è difficile crederlo arrivando al viale Biagio Pecorino, ultimo scampolo di città prima della piana di Catania. L’estrema periferia di Librino, chilometri e chilometri di verde, con alle spalle le colline di creta di San Giorgio. Sotto ci stanno loro, le quindici famiglie della cooperativa Monital, al civico 14 che, da quando è stato costruito il palazzo, venti anni fa, tra la sabbia e la creta devono passarci a piedi ogni mattina per entrare in casa.
«Il Comune e la Sta progetti dal 1991 non hanno mai completato la strada, che però è prevista nel piano di zona», spiega Giuseppe Stanzù, un residente, che mostra un foglio di progetto risalente al 1987 del lotto DE/98, ovvero la zona interessata. Il nome del progettista è quello di Francesco Lo Giudice, l’ingegnere del piano di zona Librino e titolare della Sta progetti, che a fine anni ’70 è stata incaricata di eseguire l’immenso piano di costruzione del quartiere, come variante al piano regolatore generale del 1964. I riferimenti al piano di zona sono presentati in una petizione, firmata da tutti i residenti e indirizzata alle istituzioni locali, per sollecitarle a prendere provvedimenti. «Il rischio idrogeologico nell’area è stato acclarato da una relazione del servizio protezione civile ed è stata fatta richiesta di intervento» si legge nel documento, che denuncia anche «la presenza di un asilo nido in via del Nespolo, a ridosso della scarpata».
«Abbiamo chiesto spiegazioni alla Sta progetti e al Comune negli anni, ma ci è sempre stato risposto che, se alla collina non viene applicato un muro di contenimento, non si può fare la strada», lamentano gli inquilini della cooperativa Monital. «Lo vede quel muro di contenimento? Ce lo ha imposto il genio civile, a spese nostre, sennò non ci avrebbero fatto costruire il palazzo – continua Stanzù – Oggi invece dall’altra parte della collina, di responsabilità del Comune, può cadere di tutto, forse anche le case che stanno sopra, costruite senza criterio».
A San Giorgio infatti, riferisce la presidentessa della nona municipalità Loredana Gioia – sollecitata dai cittadini ad occuparsi del caso – «molte abitazioni sono nate abusivamente, spesso senza allaccio fognario, su di un terreno argilloso. Negli anni sono state sanate – continua – , ma il dissesto idrogeologico della zona è evidente, soprattutto dal lato del torrente Acqua Santa. Anche se se ne parla poco». Il torrente Acqua Santa straripa sempre più spesso, come sanno gli abitanti del quartiere Fossa Creta, portandosi dietro detriti e liquami. E, ironia della sorte, «l’asilo nido di via del Nespolo è l’unico attivo in tutta la municipalità, per un totale di circa 50 posti».
Resta una domanda: perché dopo venti anni gli abitanti di viale Biagio Pecorino 14 protestano solo oggi con una petizione? «Con tutti gli episodi di dissesto idrogeologico degli ultimi tempi ci siamo allarmati, ogni tanto cadono dei massi – spiega Stanzù – E poi quando eravamo giovani era diverso, ma oggi ci sono quattro persone invalide nel palazzo, e farsi un piano di scale a piedi entrando dal garage è diventato un vero problema. Sono sicuro che nei palazzi accanto la situazione è ugualmente grave».
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