Rosario Crocetta: presidente o ‘commissario liquidatore’ dell’Autonomia?

La domanda, alla luce di tutto quello che sta succedendo a Sala d’Ercole e fuori, è una: Rosario Crocetta è il presidente della Regione o è stato imposto – non si capisce da chi – per liquidare definitivamente l’Autonomia siciliana?

Fuori da questo interrogativo non ci sono altre spiegazioni logiche. Da quando si è insediato ad oggi il presidente – non riusciamo a capire se per scelta, o perché mal consigliato – non ha fatto altro che aprire fronti conflittuali. Lo ha fatto, in primo luogo, con il personale della stessa amministrazione regionale. Con dichiarazioni, spesso sopra il rigo, che hanno irritato tanti, troppi dipendenti.

Ha proseguito con le ‘rotazioni’ dello stesso personale, che hanno avuto come effetto quello di bloccare quasi tutti i settori dell’amministrazione. Poi la scelta di non rinnovare il contratto a quasi tutti i dirigenti regionali (tutt’ora senza contratto).

Ha voluto eliminare non le Province, ma gli organi elettivi delle stesse Province: Consigli provinciali, presidenti (e relativi assessori). Tagliando risorse più del dovuto. Tant’è vero che, oggi, ci sono problemi per pagare gli stipendi ai dipendenti delle Province e per gestire le società collegate alle stesse Province (a cominciare con gli aeroporti di Palermo e di Trapani).

Qualche mese fa, in Finanziaria, il Governo ha voluto a tutti i costi inserire un taglio secco dei trasferimenti ai Comuni siciliani con popolazione inferiore a 5 mila abitanti (di questo riferisce in un articolo a parte il nostro Stanislao Lauricina). Il risultato è che tutti questi Comuni, oggi, si trovano nell’impossibilità di approvare i propri bilanci.

Non parliamo della confusione che il Governo ha creato nel mondo della formazione professionale. O dei rischi che sta creando in materia di politiche attive del lavoro (con il rischio di perdere ingenti finanziamenti). O, ancora, delle chiacchiere sui fondi europei con l’inopportuno cambio di gestione del vertice del dipartimento Programmazione. O, ancora, il caos che ha seminato nella sanità, chiudendo 28 Punti nascita e incasinando i Laboratori di analisi (e soprattutto i cittadini siciliani costretti a file chilometri che negli ospedali pubblici per le analisi cliniche).

L’elenco potrebbe continuare con la protesta degli imprenditori che sono creditori di ingenti somme da parte della Regione. Ai quali non è stato inviato nemmeno un segnale. O alla confusione che regna negli ex Consorzi Asi, dati in ‘pasto’ a Confindustria Sicilia in un quadro di illegittimità e di passaggi un po’ ‘temerari’.

Si prosegue con l’abbandono dell’agricoltura. Con la mancanza di chiarezza in ordine alla gestione del Psr (Piano di sviluppo rurale). Proprio sul Psr si registra una strana continuità con il precedente Governo di Raffaele Lombardo. Per non parlare della confusione che regna nella gestione dell’acqua e dei rifiuti.

Alla conflittualità amministrativa – e al caos che ne è derivato: blocco dell’amministrazione regionale e, da oggi, la clamorosa protesta di 200 Sindaci siciliani dei Comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti – si somma la conflittualità politica.

Dall’approvazione della manovra economica di qualche mese fa ad oggi, i rapporti tra Governo Crocetta e Ars non sono peggiorati: non ci sono più e basta. Per un mese e forse più, tranne qualche rara eccezione, i dodici assessori ‘tecnici’ hanno snobbato le Commissioni legislative di sala d’Ercole: soprattutto la Commissione Bilancio e Finanze. Il presidente di tale Commissione, Nino Dina, è stato zitto per tutto questo tempo. Ieri, però, in risposta a tutti i bocconi amari che ha dovuto ingoiare nelle ultime settimane ha fatto sapere che, all’appello mancano i soldi per alcuni settori.

La risposta dell’assessore all’Economia, Luca Bianchi, non si è fatta attendere. Una risposta stizzita, da parte di un assessore ‘tecnico’ che fino ad oggi, è inutile girarci attorno, ha provocato solo enormi danni con scelte rigorosamente sbagliate (il taglio delle risorse ai piccoli Comuni dell’Isola è opera sua).

Le precisazioni del presidente della Commissione Bilancio e Finanze sono, in parte, dettate dal nervosismo e, in parte, vere. I problemi maggiori riguardano i forestali. In questo settore mancano all’appello circa 60 milioni di euro. La cosa che sta creando molto fastidio sono le modalità con le quali il Governo regionale vorrebbe affrontare la questione.

Stando a indiscrezioni, il Governo vorrebbe mettere in atto una sorta di gioco delle tre carte. Siccome i soldi mancano al Corpo forestale, l’assessore Bianchi e i suoi ‘intelligenti’ e ‘creativi’ collaboratori (si tratta degli ‘economisti’ che hanno consigliati il taglio delle risorse ai Comuni e alle Province…) li vorrebbero togliere all’Azienda foreste demaniali.

Si tratterebbe – qualora ciò rispondesse al vero – di un gioco di prestigio destinato a creare solo altri ‘casini’.

Accanto ai forestali ci sarebbero problemi per gli enti regionali che operano in agricoltura (per esempio, l’Esa). Ma il problema più serio è quello dei forestali. Questi ultimi, come dire?, non sono di ‘muso dolce’. Insomma, non sono tipi che si fanno volare la mosca sul naso. Se i forestali s’incazzano, a bloccare Palermo ci mettono qualche ora. E, in questo caso, non basterebbe il solito accordo firmato a Palazzo d’Orleans e poi non mantenuto: perché i forestali, davanti a un’eventuale presa in giro, sono capaci di mettere a ferro e fuoco tutta la Sicilia.

Non contento di aver ‘armato’ tutti questi ‘bordelli’ amministrativi e sociali, il Governo Crocetta ha aperto altri due fronti politici. Il primo con il Pd siciliano. Pur avendogli fatto perdere un sacco di voti alle ultime elezioni comunali, presentando, con il Megafono, candidati alternativi al Pd e a destra e a manca, il presidente Crocetta si è recato alla direzione regionale del Pd siciliano di sabato scorso con l’obiettivo di alzare il livello dello scontro.

La contraddizione del presidente Crocetta è ormai visibile a tutti: dice di voler restare nel Pd, mentre i suoi uomini hanno avviato il tesseramento al Megafono in tutta la Sicilia. Proprio ieri, Tonino Russo, dirigente del Partito democratico siciliano, ha intercettato sulla rete e pubblicato sui facebook il modulo di iscrizione al Megafono.

Crocetta gioca pesante. Avendo ‘chiuso’ un accordo con un ‘pezzo’ del Pd nazionale e con i russi su un discusso progetto agro-fotovoltaico da realizzare tra Gela e Butera (un progetto pieno di pesanti ombre), si sente dentro una botte di ferro. Convinto che il Pd siciliano dovrà sopportarlo.

In parte sono conti giusti, perché il Pd, che ha contribuito alla sua elezione, non capisce, ad esempio, perché Confindustria debba essere rappresentata in Giunta, mentre i rappresentanti del Partito democratico debbano restare fuori. Il risultato è che, ormai, la tensione tra Crocetta e il Pd è alle stelle: cosa, questa, che non giova alla governabilità. Anzi.

Non contento di avere quasi tutta Sala d’Ercole contro (il presidente s’illude che i 14 deputati grillini lo aiutino in Aula: ma non si capisce sulla base di quali condizioni politiche ciò dovrebbe avvenire, visto che il Movimento 5 Stelle avrebbe tutto da perdere da un avvicinamento al Governo), non contento di aver incasinato i rapporti con il Pd, il presidente Crocetta, spinto dal suo ‘cerchio magico’ (i ‘famosi’ giuristi che gli stanno accanto) avrebbe preparato un articolo di legge un po’ folle che equiparerebbe tutti i dirigenti dell’Assemblea regionale siciliana ai dirigenti regionali!

In pratica, il Governo vorrebbe mettere in un unico ‘calderone’ i dirigenti regionali (quasi tutti senza contratto e quasi tutti entrati alla Regione senza concorso) con i dirigenti dell’Ars, che sono, invece, tutti vincitori di concorso (peraltro un concorso molto difficile e selettivo).

Alla base di questa mossa c’è solo l’invidia del ‘cerchio magico’ di Crocetta. Difficile capire se questo articolo verrà approvato dall’Ars. Anche perché una razionale (e auspicabile) riduzione delle indennità degli alti burocrati di Sala d’Ercole si potrebbe ottenere con gli strumenti ordinari: ovvero lasciando lavorare il Consiglio di presidenza dell’Ars.

Tra l’altro, a differenza dei suoi predecessori, l’attuale presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, è molto preciso e interpreta il proprio ruolo in modo ‘trasparente’: cosa, questa, che potrebbe essere garanzia di una corretta riduzione delle indennità apicali.

Ma il Governo Crocetta, anche su questo fronte, vuole andare a tutti i costi allo scontro anche con l’alta burocrazia dell’Ars. Un altro fronte conflittuale, come se ne avesse già pochi.

Tra l’altro, tagliare radicalmente le indennità a chi ha vinto un concorso espone l’amministrazione pubblica a una pioggia di ricorsi. E avvelena il clima tra politica e burocrazia dell’Ars, rendendo ancora più problematica la sessione legislativa estiva che, se proprio lo dobbiamo dire, sembra già compromessa.

Insomma, ‘bordello’ su ‘bordello’.

Tutto questo non può che portare alla domanda iniziale: a chi giova questo clima di scontro generale? Non sfugge agli osservatori che quest’atmosfera sociale, amministrativa e politica infuocata non può che portare al blocco dell’attività istituzionale. E’ questo che cerca il Governo Crocetta? Il commissariamento della Sicilia e dell’Autonomia siciliana?

 

 


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