Ricordate? a un certo punto fabrizio ferrandelli dice: partecipo alle elezioni primarie. Quando lo dice ha già chiuso laccordo con la triade del governo regionale: con il presidente, raffaele lombardo, con il capogruppo allars del pd, antonello cracolici, e con il parlamentare nazionale, sempre del pd, giuseppe lumia. In quei giorni pier luigi bersani sembrava il segretario nazionale del pd preso in contropiede dal segretario del pd siciliano, giuseppe lupo, reo di aver convinto i vertici nazionali del partito a designare rita borsellino candidata unica del centrosinistra a sindaco di palermo.
Rita Borsellino e i farisei del Pd
Ricordate? A un certo punto Fabrizio Ferrandelli dice: Partecipo alle elezioni primarie. Quando lo dice ha già chiuso laccordo con la triade del governo regionale: con il presidente, Raffaele Lombardo, con il capogruppo allArs del Pd, Antonello Cracolici, e con il parlamentare nazionale, sempre del Pd, Giuseppe Lumia. In quei giorni Pier Luigi Bersani sembrava il segretario nazionale del Pd preso in contropiede dal segretario del Pd siciliano, Giuseppe Lupo, reo di aver convinto i vertici nazionali del partito a designare Rita Borsellino candidata unica del centrosinistra a sindaco di Palermo.
In quei giorni, quando sembrava che tra il Pd siciliano di Cracolici e Lumia e la segretaria nazionale non corresse buon sangue, questo giornale ha ipotizzato una mezza-possibile sceneggiata: e, cioè, una finta lite tra Cracolici e Lumia da una parte e Bersani dallaltra parte: i primi due ad appoggiare Ferrandelli, mentre Bersani fermo in difesa di Rita Borsellino.
Noi, in quei giorni, abbiamo manifestato il dubbio. Oggi abbiamo la certezza: il Pd, con in testa Bersani, ha preso per i fondelli Rita Borsellino e i partiti del centrosinistra. E stata una sceneggiata in grande stile, degna del vecchio Pci degli anni 50 e 60 del secolo scorso, quando allArs dicevano di essere contro le esattorie gestite dai Cambria di Messina e dai Salvo (Nino e Ignazio) di Salemi, per poi uscire dallAula al momento del voto.
I comunisti siciliani, tranne poche eccezioni, non sono mai cambiati. Tra il 1956 e il 1957 chiesero listituzione della commissione antimafia a Sala dErcole. La commissione venne istituita, ma non operò mai. Perché di lì a poco la mafia si impossessava del secondo governo regionale presieduto da Silvio Milazzo – con il Pci a gestire loperazione da dietro le quinte – per consentire ai già citati Nino e Ignazio Salvo e ad alcuni giovani imprenditori di Catania (che nei primi anni 80 sarebbero passati alla storia come i Cavalieri del lavoro di Catania) di impadronirsi di pezzi importanti della Sicilia. Uno dei pochi ad opporsi alloperazione Milazzo, proprio perché già nel secondo governo i mafiosi che lui conosceva bene dettavano lagenda politica, fu Girolamo Li Causi. Che venne messo a tacere. Anche allora, come oggi nel Pd, gli affari prima di tutto. Così come oggi al Pd siciliano ‘alleato’ di Lombardo non interessa Rita Borsellino, allora al Pci siciliano, in piena operazione Milazzo con la mafia che faceva il bello e il cattivo tempo, non interessava più la commissione antimafia. E infatti lantimafia regionale non si riunì mai. Così come oggi Rita Borsellino è stata messa fuori gioco con le ‘primarie’ chiacchierate del 4 marzo.
Non sono mani cambiati, i comunisti siciliani. Mai. Come quando, negli anni 70, dicevano che Pio La Torre aveva la fissazione della mafia. Nel 1980, a fischiare il ritorno di Pio La Torre alla segreteria regionale del Partito – a fischiarlo perché La Torre era pur sempre un migliorista – cerano i soliti movimentisti, quelli che gestivano, per esempio, le associazioni dei produttori di agrumi: quelli, per intendersi, che portavano le arance e i limoni allo scafazzo, nei centri Aima dislocati tra Palermo, Bagheria e Villabate: quelli, ovviamente che con la morte di Pio La Torre “non centrano nulla”.
Erano solo, alla fine, dei compagni che portavano le arance e i limoni al macero nei centri Aima dove si frodavano i centinaia di miliardi di vecchie lire alla Cee. Quelle truffe che, guarda caso, Pio La Torre aveva scoperto e denunciato. Da solo. Come, sempre da solo, aveva cercato di far uscire da questo giro almeno il suo partito, in una Sicilia dove i partiti di maggioranza e di opposizione dellepoca si dividevano – con il manuale Cencelli – la gestione dei centri Aima.
Le cose giuste: oggi la situazione è migliorata. Non ci sono più i centri Aima. Ma in compenso cè la formazione professionale che viene divisa, tra maggioranza, opposizione e sindacati, con gli stessi criteri con i quali venivano lottizzati i centri Aima. Sono i corsi e i ricorsi truffaldini di una Sicilia irredimibile. Dove, non a caso, i sindacati tengono bordone alla Siciilia di Lombardo, Cracolici e Lumia. Il ‘piatto’ è unico (Avviso 20 docet).
Potremmo continuare con il Patto per i produttori, con la cresta sui fondi pubblici destinati alleditoria (giornale LOra). Non sono mai cambiati, i comunisti siciliani Farisei allora, farisei oggi.
Nauseante quello che hanno fatto a Rita Borsellino. Hanno finto di litigare. Bersani che diceva di difendere Rita Borsellino. Però, quando è venuto a Palermo, al teatro Zappalà per sostenere Rita Borsellino, allincontro cerano pure Cracolici e Lumia. Una recita a soggetto.
Non si sono fermati nemmeno davanti ai brogli elettorali. Nemmeno davanti a unindagine della magistratura. Nemmeno davanti alle dichiarzioni del procuratore della Repubblica di Palermo che ha già individuato il reato e chi lo ha commesso durante le operazioni di voto. Nemmeno davanti al sequestro degli atti del seggio di Piazza Indipendenza. Nemmeno davanti alla notizia che quei voti potrebbero essere stati taroccati. E che Ferrandelli potrebbe non essere più il vincitore. La verità è che il copione era stato scritto prima. E qualcosa – chissà, magari Davide Faraone che ha preso troppi voti e infatti è stato subito punito – non ha funzionato. Tanto che cè stato bisogno di qualche aggiustamento in corso dopera. Ma tutto si aggiusta: le cose, come si sono ‘aggiustate’ a Catania, si ‘aggiusteranno’ a Palermo.
Ma, alla fine, loperazione è riuscita. Tutta la macchina – allestita da Lombardo, Cracolici e Lumia con la benedizione sottobanco, di Roma – ha funzionato a meraviglia. Tutti hanno recitato per bene la propria parte. Da Roma a Palermo. Da Roma una sola indicazione: il candidato è Ferrandelli. Da Palermo si sente addirittura la voce di Enzo Di Girolamo, il segretario provinciale del Pd che, fino a poche ore fa, aveva delegato tutto a Cracolici e Lumia. Un segretario di ‘polso’, questo Di Girolamo. Dopo la ‘brillante’ operazione Ferrandelli merita senz’altro di andare all’Ars. Magari per sostenere il governo Lombardo. La faccia ce l’ha.
Ragazzi, diciamolo chiaramente: il vero Pd siciliano è questo: è il Pd che difende Lombardo inquisito a Catania per mafia: è il Pd che lascia gestire ai privati lacqua, in barba al referendum per ridurre al verde i Comuni: è il Pd che -naturalmente insieme con i sindacati officiali, con i finiani siciliani alla Briguglio e perfino con pezzi del Pdl – si ‘mastica’ i corsi di formazione professionale.
Questo Pd non ha nulla a che vedere con Rita Borsellino. Ed è giusto che questo partito non esprima Rita Borsellino candidato a sindaco di Palermo. Alla resa dei conti la stessa Rita Borsellino ci ha anche guadagnato.