Riorganizzazione reparti, interventi solo urgenti e personale Negli ospedali siciliani è corsa ai ripari per la lotta al Covid

C’è bisogno di camici bianchi, infermieri e maggiori spazi per fare posto ai pazienti infetti da Covid-19. Gli ospedali siciliani ormai da settimane fanno i conti con la seconda ondata della pandemia e sono chiamati a riorganizzarsi per cercare di fronteggiare il virus. Non servono soltanto più posti per i malati gravi, cioè quelli che finiscono ricoverati nei reparti di Terapia intensiva, ma anche letti per le degenze ordinarie. Il quadro generale della situazione lo riassume una nota di due pagine, firmata dal dirigente generale Mario La Rocca, che è sta inviata a tutti i manager degli ospedali dell’Isola. «Alla luce della situazione attuale appare necessario riorganizzare l’attività ospedaliera prioritariamente dedicata all’assistenza ai pazienti Covid, anche al fine di ottimizzare le risorse di personale». 

In un contesto di generale affanno «si invita a mantenere attiva una sola unità operativa». Niente duplicati all’interno degli stessi nosocomi così da «impiegare il restante personale per le esigenze assistenziali dell’emergenza Covid». All’ospedale San Marco di Catania, individuato dalla Regione come hub, cioè struttura chiamata a curare in prevalenza i malati da Covid-19, il reparto di Chirurgia toracica è stato spostato al Policlinico di via Santa Sofia. «L’azienda sta cercando di stornare il personale così da mandarlo nei reparti Covid. Ma il problema è che non può essere fatto sballottolando infermieri e medici come pedine», spiega a MeridioNews Salvatore Vaccaro, infermiere e vicesegretario del sindacato NurSind.

Per fronteggiare la carenza di personale, l’Azienda sanitaria provinciale 2 di Caltanissetta, diretta da Alessandro Caltagirone, già a inizio ottobre, aveva protocollato una richiesta «urgente» per il reclutamento di personale. I numeri non lasciano spazio a interpretazioni: 60 medici, due dirigenti biologi per i laboratori dell’ospedale Sant’Elia e 88 infermieri, di cui metà da mandare nelle Unità speciale di continuità assistenziale (Usca), e 80 operatori socio sanitari. Gli ultimi 32 contratti a tempo determinato e con scadenza al 31 dicembre sono stati deliberati la scorsa settimana. In provincia di Trapani le principali riconversioni riguardano l’ospedale Paolo Borsellino di Marsala con cinque sale operatorie prossime alla conversione in reparti Covid da destinare a posti letto di Terapia intensiva. Paolo Zappalà, commissario straordinario all’Asp, ha anche annunciato un piano per la realizzazione «in tempi cinesi» di un padiglione su tre piani da destinare a Malattie infettive. 

Nell’area etnea, intanto, si continua a lavorare all’ospedale di Acireale. Il Santa Marta e Santa Venera è stato trasformato in fretta e furia, e tra le polemiche, a nosocomio Covid con i pazienti smistati in altre strutture. Restano aperti i reparti di Nefrologia, Odontoiatria e Neuropsichiatria infantile mentre gli ambulatori verranno trasferiti nei locali del vecchio ospedale di via Martinez. «I posti letto Covid tuttavia non sono stati ancora tutti aperti – spiega Vaccaro – si dovrebbe arrivare a 90 entro il 30 novembre. Alcuni giorni fa, secondo i dati in nostro possesso, c’erano soltanto dieci posti liberi su 66 con tutti i posti occupati in Terapia intensiva e sub-intensiva». 

Non è migliore la situazione a Biancavilla. L’ospedale, già durante la prima ondata, era stato indicato come Covid hospital prendendo in prestito un infettivologo dall’ospedale Cannizzaro. Poche settimane fa, il Maria Santissima Addolorata è stato quasi interamente convertito per la lotta al coronavirus ma la trasformazione risente di non pochi problemi con medici e infermieri che devono effettuare turni estenuanti. «L’area grigia è diventata l’ex sala d’attesa del Pronto soccorso – denuncia Vaccaro – senza nessun requisito strutturale e con gli infermieri costretti a cambiare a mano le bombole d’ossigeno, portate all’interno dai depositi che ci sono fuori dai reparti». A Palermo l’ospedale Cervello – pure questo hub regionale Covid insieme al San Marco di Catania – ha spostato il Pronto soccorso pediatrico al Villa Sofia (entrambi appartengono alla stessa azienda), solo che al momento, giusto il tempo di adeguare la struttura, i pazienti sono dirottati all’ospedale Di Gristina, l’ospedale dei bambini, che fa parte dell’azienda Arnas Civico.

La circolare del dirigente La Rocca, come accennato, si sofferma anche sul nodo delle operazioni. «Si invita a riprogrammare le attività di ricovero ordinario e in day hospital. Tali prestazioni – si legge ancora nella nota inviata ai manager – dovranno essere riprogrammate non appena possibile». Un ernia non pericolosa? L’intervento verrà rimandato. Stesso discorso per una cataratta all’occhio o altre operazioni non urgenti. La priorità è solo una: combatte il Covid-19.


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