Riforma del Senato, l’ex Procuratore Grasso lancia l’allarme ‘democrazia’

Non sarà eletto e non avrà voce in capitolo sulle questioni più importanti come la legge di Bilancio o la fiducia agli escutivi. Questo il ‘Senato delle Autonomie’ voluto dal Governo di Matteo Renzi che oggi, nel corso della riunione del Consiglio dei Ministri,  ha approvato la proposta di riforma parlamentare. In buona sostanza, del nuovo organismo faranno parte le regioni e i comuni, ma, non avranno nessun potere reale. Una presenza simbolica, praticamente.

L’ente immaginato da Renzi si compone di 148 membri: i presidenti delle Giunte regionali; i sindaci dei Comuni capoluogo di Regione e di Provincia autonoma; due membri eletti tra i componenti del Consiglio regionale (con voto limitato); due sindaci eletti dai sindaci della Regione (con voto limitato); ventuno cittadini nominati dal Presidente della Repubblica. Restano i Senatori a vita. Non avranno indennità, d’altronde saranno lì per figura, ci mancherebbe.

La riforma adesso dovrà approdare in Parlamento dove l’atmosfera è infuocata. L’allarme ‘democrazia’ lanciato da Pietro Grasso, ha incontrato una vasta eco.  A denunciare il rischio di vedere “ridursi gli spazi di democrazia diretta” è, infatti,  il Presidente del Senato che è anche l’ex Procuratore Nazionale Antimafia. Un uomo che gode di stima trasversale, non un qualsiasi politicante di mestiere: “Con un ampio premio di maggioranza e una sola Camera politica, il rischio è che possano saltare gli equilibri costituzionali e ridursi gli spazi di democrazia diretta” ha dichiarato Grasso in una intervista a Repubblica. “Immagino un Senato composto da senatori eletti dai cittadini contestualmente alle elezioni dei consigli regionali, e una quota di partecipazione dei consiglieri regionali eletti all’ interno degli stessi consigli”.

Dichiarazioni che hanno suscitato l’ira di Renzi: “Al di la’ delle cose che interessano gli addetti ai lavori, il punto e’ che io non sono d’accordo con quello che dice Grasso, non si puo’ andare avanti con senato di eletti” ha detto oggi a Sky tg24.

Il Premier poi tenta di screditare l’ex Procuratore nazionale Antimafia: ”Io credo che il presidente Grasso non sia intervenuto in veste di presidente del Senato, perche’ chi e’ arbitro non puo’ giocare. Se il presidente del Senato e’ invece intervenuto come tale ha commesso un errore”.

Ma non attacca. Grasso oggi ha ribadito il diritto ad esprimere il suo pensiero: “Ho sempre servito lo Stato, con senso del dovere e rispetto delle istituzioni. Rivendico pero’ la possibilita’ di poter esprimere la mia opinione sui temi della politica senza che nessuno possa temere o ipotizzare una parzialita’ nell’esercizio delle mie funzioni di presidente”.  ” Qualcuno – prosegue Grasso- mi accusa di ‘voler restare attaccato alla poltrona’: cio’ non solo non corrisponde al vero ma e’ anche errato dal momento in cui le riforme che questo parlamento dovra’ necessariamente approvare avranno valore dalla prossima legislatura, nella quale, certamente, non avro’ lo stesso mandato di oggi”.

Le osservazion di Grasso,  hanno trovato appoggio in ampi settori parlamentari, incluso il Pd (25 senatori hanno già firmato un documento a suo sostegno) , e pure dall’interno stesso del Governo, è arrivato qualche distinguo. Dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ad esempio, che intervenendo a Radio Città Futura aveva  invitato Renzi a non avere fretta sottolineando la necessità di “qualche momento di riflessione e maturazione in più”. Perché, osserva, se il metodo della “rapidità” che contraddistingue il premier “diventa anche l’obiettivo, può rivelarsi pericoloso”.  Non solo: “E’ un po’ inconsueto che sia il governo a presentare una proposta di legge su questo tema, serve che il Parlamento ne discuta per ritoccare e migliorare alcuni aspetti”.

Promette battaglia anche il M5S:

“La democrazia parlamentare e’ diventata un ostacolo per il sistema politico-finanziario che sta cercando di trasformare la Repubblica in una dittatura governativa”. Lo dice il dputato  del M5S Riccardo Fraccaro, segretario dell’ufficio di presidenza di Montecitorio. “Renzi – aggiunge – e’ l’esecutore di questo piano che farebbe invidia a Licio Gelli e, insieme al massone Verdini e alla tessera P2 1816 Berlusconi, vuole minare alle fondamenta le istituzioni democratiche per imporre ai cittadini un nuovo modello di Stato assoluto. La grande controriforma annunciata dal governo, tra gli elogi generali della disinformazione, e’ l’anticamera di un vero e proprio regime presidenziale”.

“Il M5S e’ pronto a fare le barricate contro questo golpe delle ‘camice bianche’ – assicura Fraccaro – che vuole fare dell’Italia una colonia manovrabile dalla setta dei burocrati europei”.

 


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