Una sfilza di decreti che smistano i camion in giro per l’isola e la spazzatura che, nel frattempo, si è accumulata nelle case e per le strade. La chiusura dei cancelli dell’impianto della ditta D’Angelo Vincenzo da settimane crea problemi nella parte occidentale della Sicilia. Almeno tre le province interessate. Ma cosa c’è dietro l’improvviso stop di buona parte delle attività dell’impresa di Alcamo, giunto in un momento in cui la ditta confidava addirittura di aumentare la produttività? Si è parlato di cavilli burocratici, ma stando a due note inviate, tra il 6 e l’11 novembre, dagli assessorati al Territorio e ai Rifiuti, la situazione sembrerebbe ben più delicata. Vincenzo D’Angelo – finito in passato invischiato in un’inchiesta riguardante un traffico di rifiuti – da anni opererebbe con un’autorizzazione concessa dalla Regione senza valutare l’impatto ambientale dell’impianto.
La scoperta è stata fatta nel momento in cui è arrivata sul tavolo dell’assessorato una richiesta di aumento della capacità di ricezione dei rifiuti del 20 per cento, rispetto alle seicento tonnellate al giorno finora trattate. A prevedere questa possibilità è stata, a settembre, un’ordinanza di Nello Musumeci. Tuttavia, l’istanza della D’Angelo Vincenzo – che negli ultimi anni ha collaborato con la società Ecoambiente, riconducibile a Emanuele Caruso, l’imprenditore arrestato per le mazzette a Bellolampo – si è subito arenata davanti a un ostacolo insormontabile: l’autorizzazione che ha consentito all’impresa di trattare la spazzatura poggia su un provvedimento di esclusione dalla Via reso dalla Regione quasi un decennio fa, ma sulla base di elaborati che indicavano un flusso di rifiuti in ingresso pari a 180 tonnellate al giorno. «Inferiore – sottolinea l’assessorato al Territorio – alla soglia di 200 tonnellate giornaliere oltre la quale risulta necessario attivare la procedura di Via».
Dal 2011, anno in cui l’allora dirigente del servizio Autorizzazioni Natale Zuccarello firmò il parere di esclusione dalla procedura di valutazione dell’impatto ambientale, l’impresa di Vincenzo D’Angelo ha ottenuto altre tre modifiche alle autorizzazioni – una nel 2014 e due nel 2015 – fino ad arrivare al decreto del dirigente generale del dipartimento Acque e rifiuti Maurizio Pirillo, datato 22 febbraio 2017. Quel parere di esclusione, a quanto pare, non è mai stato rimesso in discussione. La scoperta ha portato all’avvio della procedura di annullamento del provvedimento per violazione del codice dell’ambiente.
In attesa di capire quali risvolti avrà il giallo autorizzazioni, sono tanti i sindaci che chiedono risposte immediate per arginare un disservizio che potrebbe fare ripiombare parte dell’isola nell’emergenza rifiuti. Una soluzione da più parti paventata è quella che chiama in causa l’impianto pubblico gestito dalla Trapani Servizi. La società, la scorsa estate, era stata pesantemente danneggiata da un incendio di natura dolosa. Episodio che aveva riportato l’attenzione su quanto, da anni, accade attorno agli impianti dei rifiuti. In seguito al rogo, la Regione aveva deciso di dirottare parte della spazzatura che finiva a Trapani proprio nell’impianto di Alcamo.
Il ribaltamento dello scenario, tuttavia, potrebbe avere tempi più lunghi rispetto a quelli auspicati da primi cittadini e residenti. La campagna mobile di tritovagliatura proposta da Trapani Servizi prevede una durata di quattro mesi, ma soprattutto un flusso di 300 tonnellate al giorno. La quantità – come dimostrato dal caso D’Angelo Vincenzo – è tale da richiedere la valutazione di impatto ambientale. Proprio per questo, stamattina in assessorato è in programma una riunione per cercare di arrivare a una soluzione che permetta di smaltire i rifiuti accumulatisi in queste settimane e, al contempo, rispettare la legge. Il governo Musumeci ha inoltre annunciato la nomina di una commissione d’inchiesta per verificare la regolarità delle autorizzazioni degli impianti di rifiuti in Sicilia. Il sospetto è che quello della D’Angelo Vincenzo non sia un caso isolato.
Riceviamo e pubblichiamo la nota di Maurizio Pirillo:
I passaggi sopra riportati pongono un nesso diretto fra il flusso di rifiuti in ingresso e le modifiche apportate anche con il decreto del 22 febbraio 2017 a firma del sottoscritto all’epoca dei fatti dirigente generale del dipartimento Acque e rifiuti. Tale affermazione è del tutto priva di fondamento.
Giova ad una ricostruzione dei fatti che sia aderente alla realtà considerare quanto segue.
Il primo decreto autorizzativo, discendente dal parere di esclusione del 1 febbraio 2011, è quello del 11 marzo 2011 n. 278 a firma dei dirigenti Dott. Vincenzo Emanuele e Dott. Antonio Patella, con il quale si autorizzò la gestione del Codice CER 230301 con operazioni D14 per 200/t ora e D15 per 400 tonnellate con potenzialità annua di 128.000 t/annuo.
Dopo tale decreto intervennero altre modificazioni non sostanziali e rinnovi con Decreto n. 698 del 2011 DAR (Emanuele – Patella); Decreto n. 1149 del 2014 DAR (Armenio – Patella); Decreto n. 541 del 2015 DAR (Armenio – Patella); Decreto 2473 del 2015 DAR (Armenio – Patella).
Il Decreto del 22 febbraio 2017 ha proweduto soltanto, previa istruttoria tecnico-amministrativa del Servizio 7 – Autorizzazioni DAR, ad autorizzare una modifica non sostanziale e migliorativa con la previsione di un nuovo e più aggiornato macchinario “trituratore/vagliatore da installare nell’area dell’impianto; estendere le operazioni D15 e D14 anche al rifiuto codice CER 20 30 O1 già oggetto di esame in sede di parere di esclusione e di autorizzazione di cui al decreto n. 278 del 2011.
Pertanto:
– il codice CER 200301 era già autorizzato nel 2011 sia dal Dipartimento Ambiente che dal Dipartimento Acqua e Rifiuti;
– lo stesso dicasi per le operazioni D15 e D14; o per le operazioni D14 si è previsto l’utilizzo di un diverso tritovagliarore rispetto all’originario;
– le quantità autorizzate non sono state modificate dal 2011 così come autorizzate dall’Autorità Ambientale e dal DAR ed i rifiuti non potevano sostare più di 24 ore!
Inutile precisare che tutti questi provvedimenti, come previsto, sono stati notificati all’Autorità Ambientale ARTA, al Comune di Alcamo, alla Provincia di Trapani, all’ARPA al Servizio 5 Rifiuti alla Prefettura e alla GdiF.
Alla luce di quanto sopra è singolare che nell’articolo citato si indichino non già tutti i decreti ma esclusivamente quello del Dr. Pirillo, che nulla ebbe a modificare da un punto di vista sostanziale, e coerenti rispetto alla procedura di esclusione VIA del 2011! Ma ciò che è inquietante è che vengano citati!
L’impianto in questione, al momento della emissione del decreti fino al 2017, era solo una stazione di trasferenza da mezzi più piccoli a più grandi dei rifiuti indifferenziati dei comuni ed è stato in quegli anni utilizzato direttamente dai Comuni per ottimizzare le spese di trasporto presso le discariche. Questa la situazione al 2017 non altro.
Nel 2018 si affiancò un impianto di biostabilizzazione trasformando a tutti gli effetti la stazione di trasferenza in un impianto di TMB senza discarica!
Infatti, il DDG 20/7/2018 n. 808 a firma Cocina da atto che:
I. con nota n. 23348 dell’8/6/2018 il Dipartimento Acqua e Rifiuti – Servizio 7 ha approvato la polizza fidejussoria di Ecoambiente per la campagna di trattamento presso l’impianto di Alcamo;
II. con nota n. 169 del 20/6/2018 le società Ecoambiente e D’Angelo dichiarano la propria disponibilità al ricevimento di rifiuto urbano indifferenziato avviando al contempo la campagna di biostabilizzazione con tempi minimi di 15/21 giorni della frazione di sotto
vaglio scaturente dalle operazioni di tritovagliatura;
III. con nota n. 222 del 20/7/2018 le stesse società hanno dichiarato la disponibilità all’avvio delle operazioni di TMB.
Da quel momento l’impianto, non più di trasferenza ma di TMB, ha ricevuto direttamente dal DAR, cosa mai successa prima, l’autorizzazione iniziale al conferimento da parte di 44 Comuni dell’Agrigentino di 350 t/g di rifiuti!
Successivamente la scelta del DAR è stata suggellata da Ordinanza del Presidente della Regione Sicilia n. 6 del 10/8/2018 alla quale sono seguite altre sino al 2020.
Con DDG n. 587/2019, DDG n. 1025/2019, DDG n. 1026/2019, DDG n. 1202/2019 e, in ultimo, con DDG 1215/2019, tutti a firma Cocina, si è proseguito nelle operazioni di conferimento di rifiuti presso l’impianto trasformato di fatto in impianto di trattamento meccanico-biologico!
Si soggiunge che il nuovo assetto impiantistico, creato nel 2018 e non prima, è stato oggetto anche di verifica ambientale positiva suggellata dal Decreto Assessoriale dell’Autorità Ambientale n. 101 del 11 aprile 2020.
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