Significante e significato. I trentatré anni di Giovanni Ricciardo non sono soltanto un numero scritto sulla sua carta di identità. Sono anche una chiave con cui aprire la propria mente, vedere le cose in un certo modo e da una certa prospettiva e, in relazione all’attualità, affrontare questa fase di lockdown con maturità ed equilibrio: «Sono stati giorni difficili, non ricordo nulla di così grave in tutta la mia vita – ha ammesso l’attaccante del Palermo al sito ufficiale – questa emergenza sta mettendo alla prova noi stessi, dobbiamo imparare la lezione e iniziare a distinguere ciò che è importante da quello che non lo è. Personalmente non tollero la gente che si indigna perché è dura stare chiusi in casa, io sto vivendo da solo l’isolamento ma non mi lamento perché nel mondo in questo istante c’è chi sta morendo, chi sta mettendo a rischio la vita per il lavoro e chi non riesce a garantire il cibo ai propri figli. La mia quarantena è abbastanza schematica: preferisco allenarmi la mattina mentre il pomeriggio mi rilasso guardando serie tv e suonando la chitarra. Ogni giorno a ora di cena con una videochiamata parlo con i miei familiari e la mia fidanzata Melissa mentre con i miei compagni ci sentiamo di continuo sul nostro gruppo WhatsApp».
Le istituzioni calcistiche sono orientate verso la ripresa dei campionati ma allo stato attuale è ancora difficile ipotizzare tempi e modalità in merito al ritorno del calcio giocato: «Se l’attività agonistica dovesse ricominciare davvero a maggio vorrebbe dire che siamo pronti per il graduale ritorno alla normalità e sarebbe una notizia grandiosa per la vita di tutti. Ovviamente – prosegue il numero 9 rosanero – servirebbe una nuova preparazione considerando che in quindici giorni è impossibile arrivare al top della forma, ma rispetto alla scorsa estate in cui abbiamo iniziato il lavoro più tardi rispetto alle altre squadre questa volta non avremmo alcun handicap. Bisognerà, però, tenere conto anche dell’eventualità che una ripresa del calcio possa riguardare soltanto il professionismo, se non addirittura soltanto la serie A. In serie D il 99 per cento delle squadre non è nelle condizioni economiche ed organizzative per ricominciare attenendosi ad un rigido protocollo sanitario. Dal canto nostro, il Palermo è una mosca bianca, non ha nulla da invidiare alle società della massima serie e questo si nota anche nei piccoli dettagli. Noi calciatori ci sentiamo costantemente coccolati e garantiti ed è palese che non sarà questa emergenza a frenare l’ambizioso progetto di rinascita».
In ogni caso, soprattutto per rispetto nei confronti della meritocrazia, la speranza è che alla fine sia il campo a stabilire i verdetti: «Sin dalla prima giornata abbiamo dimostrato di meritare la promozione, vorremmo ottenerla sul campo perché nessuna polemica o recriminazione può rovinare il lavoro e i sacrifici di una stagione. Avendo questo obiettivo fisso in testa è più facile restare sul pezzo nonostante l’isolamento, fisicamente e mentalmente, per questo continuiamo ad allenarci ogni giorno come abbiamo sempre fatto».
Il bomber messinese – miglior marcatore rosanero finora in questo campionato con nove gol – dopo una prima parte di stagione vissuta da protagonista, negli ultimi mesi, complice anche qualche infortunio, ha faticato a lasciare il segno: «Il mio avvio di stagione è stato esaltante e sono davvero amareggiato per avere avuto una flessione di rendimento. Avrei voluto realizzare qualcosa di straordinario ma non mi abbatto, voglio tornare al più presto in campo per recuperare sotto tutti i punti di vista. Indossare la maglia rosanero fa venire i brividi, è un’emozione impossibile da raccontare con le parole. È superfluo dire che sogno di giocare in questo club fino alla fine della mia carriera per togliermi tante soddisfazioni assieme alla meravigliosa gente di Palermo».
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