Ricci e stelle di mare: nuovi alleati contro le patologie

Per combattere alcuni tipi di malattie ci è arrivato un inaspettato aiuto dal mare. Infatti recentemente si è scoperto che i ricci e le stelle marine costituiscono una potenziale sorgente di cellule staminali. Tali unità biologiche sono presenti nel nostro organismo nelle fasi iniziali dello sviluppo umano e sono situate nell’embrione. Queste cellule sono differenti da quelle cerebrali, ossee, cardiache, muscolari ed epidermiche, ma all’occorrenza possiedono la grande qualità di poterle sostituire in tutto e per tutto. Ad esempio, nel caso di malattie come il morbo di Alzheimer e di Parkinson, patologie che sono il risultato di una lesione di gruppi determinati di cellule cerebrali, esse potrebbero essere in grado di rimpiazzare la parte di tessuto enfacelico danneggiato.

Come se non bastasse i ricercatori hanno scoperto che altri mali come l’ictus, il diabete, le malattie cardiache, paralisi e distrofie muscolari, potrebbero essere curati grazie alle cellule staminali. Inizialmente scienziati e studiosi di tutto il mondo avevano individuato tali cellule nel midollo osseo degli adulti ed avevano cominciato la sperimentazione su alcuni soggetti. Il risultato è sembrato abbastanza efficace, anche se a lungo termine. Malgrado ciò, non pochi problemi ci sono stati riguardo all’uso di cellule staminali provenienti da un embrione umano.

In Germania, ad esempio, tale impiego è considerato illegale, mentre in Gran Bretagna ciò è permesso, anche se con alcune restrizioni. Infatti gli scienziati britannici possono utilizzare embrioni umani a fini di ricerca fino a quattordici giorni dopo la fecondazione dell’ovulo. Ciò significa che è molto difficile operare con tali cellule, poiché in quell’arco di tempo l’embrione risulta essere ancora molto piccolo (solo 0.2 mm). Tuttavia analizzando le cellule staminali presenti nei ricci e nelle stelle marine si è arrivati ad una grande scoperta: il riccio marino infatti, oltre ad avere un sistema di compatibilità tessutale simile a quello dell’uomo, può resistere a forti stress fisici, come la radiazione ultravioletta, e chimici, come l’inquinamento da idrocarburi e metalli pesanti delle acque marine. Nel genoma del riccio inoltre sono stati trovati dei geni efficaci per curare alcune malattie, come il morbo di Huntington e la distrofia muscolare ed altri foto-recettori, presenti anche negli occhi umani, per distinguere la luce ed il buio, oltre a geni associati all’udito, all’equilibrio ed al gusto. La stella marina invece possiede una grande capacità rigenerativa cellulare.

A tal proposito l’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare ‘Alberto Monroy’ (Ibim) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Palermo, nei giorni scorsi ha dedicato il primo workshop in Europa riservato all’applicazione delle genomica marina, denominato “Sterm cells in marine organisms”, un evento che ha attirato l’attenzione di molti ricercatori e scienziati che hanno affollato le sale in cui, attraverso la proiezione di slade, si prospettavano i futuri e possibili impieghi delle cellule staminali di origine marina sull’organismo degli esseri umani. La possibilità di poter controllare il grande potere di queste unità biologiche, allo scopo di curare vari tipi di patologie, ha entusiasmato tutti i presenti, che non vedono l’ora di cominciare i loro studi e le loro ricerche.

Se pensiamo che la medicina ha ormai compiuto dei passi da gigante nella cura di malattie che fino a non molto tempo fa erano credute mortali, oggi cerchiamo di essere ancora più ottimisti ed attendiamo con fiducia l’evoluzione delle sperimentazioni sulle cellule staminali di origine marina. Esse costituiscono un grande potenziale ed in un futuro molto prossimo potrebbero rivoluzionare il mondo della medicina. A tale proposito risulta essenziale la collaborazione fra gli istituti di medicina e farmacologia di tutto il mondo ed un finanziamento cospicuo necessario per continuare le ricerche e gli studi.


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