Regionali, a rischio la candidatura di Fava Dal ministero contestazioni sulla residenza

Colpi di scena che coinvolgono anche il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri accompagnano la campagna elettorale per la corsa a presidente della Regione Siciliana. La candidatura di Claudio Fava è a rischio per «un cavillo burocratico», come lo ha definito lo stesso candidato. Non dello stesso parere il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri che, ieri, ha adombrato «un dato oggettivo e un’irregolarità difficilmente sanabile» che lo escluderebbero dalla corsa alla poltrona di governatore. La questione è legata alla residenza di Fava, spostata da Roma a Isnello, in provincia di Palermo, troppo di recente. Fuori tempo massimo per cinque giorni secondo la legge elettorale. Un fulmine nel cielo di una campagna elettorale che filava liscia fino a questo momento. E che ha portato a una notte di passione per Fava, il suo staff e i segretari dei partiti che lo appoggiano (Sel-IdvRifondazione comunistaVerdi) alla ricerca della soluzione. Le consultazioni sono riprese questa mattina ma non hanno ancora portato alla strategia definitiva. Prevista forse per oggi pomeriggio, quando Fava e il sindaco palermitano Leoluca Orlando sono attesi a Palermo per un comizio elettorale.

«E’ un dato tecnico che approfondiremo, ma che temo fondato perché sembrerebbe non siano stati rispettati i tempi di presentazione», fa sapere ieri sibillina Cancellieri attraverso i giornalisti. Tutti sobbalzano alla notizia. Nonostante non sia chiaro quale sia il problema. Che si tratti di un errore nei termini di presentazione delle liste che escluderebbe il candidato Fava? A questo proposito la legge regionale di riferimento del 2005 recita: «Le liste regionali devono essere presentate alla cancelleria della Corte di appello di Palermo, presso cui ha sede l’Ufficio centrale regionale, a partire dalle ore 09,00 del trentunesimo giorno e non più tardi delle ore 16,00 del trentesimo giorno antecedente quello della votazione». Considerato che la votazione per il ricambio dell’Assemblea regionale siciliana è prevista per il prossimo 28 ottobre, i termini per la presentazione delle liste iniziano oggi alle nove e finiscono alle 16 di venerdì. Per sanare un eventuale errore ci sarebbe stato ancora tempo dunque.

«Sembra esserci in corso un tentativo di mettere in giro informazioni infondate che riguardano presunte irregolarità di liste e listini ancora non presentati», afferma intanto Fava. Definisce la questione «una notizia grottesca» che «spinge solo a rafforzare il mio impegno nella campagna elettorale di Libera Sicilia». Dopo una lunga attesa, dal Viminale arriva una nota chiarificatrice. Con un comunicato ufficiale si specifica che «il ministro Annamaria Cancellieri ha fatto riferimento non ai termini di presentazione delle liste ma al requisito della residenza per l’iscrizione nelle liste elettorali».  Il problema sarebbe dunque la residenza di Fava. Uno degli elementi richiesti per diventare presidente dei siciliani. Ma Claudio Fava, conferma il suo addetto stampa Sergio Sergi è un cittadino siciliano. Dopo tanti anni da romano d’adozione, ha trasferito la sua residenza nel comune di Isnello, in provincia di Palermo. Però lo ha fatto troppo tardi. La legge dà infatti un termine di 45 giorni precedenti al voto agli aspiranti governatori non ancora residenti sull’isola per sanare la loro posizione. La scadenza era quindi il 13 settembre. L’adempimento burocratico di Fava, però, è avvenuto il 18: cinque giorni dopo il termine. E la scelta del candidato è caduta non su Catania – la città in cui è nato e cresciuto, dove vive la sua famiglia e dove il suo cognome ha fatto un pezzo di storia – ma sul piccolo paesino del palermitano. «Ci conosciamo da anni e Claudio ha scelto di vivere con noi perché attratto dalle bellezze del nostro territorio», giura il sindaco di Isnello Giuseppe Mogavero a Blog Sicilia Palermo. Ma forse anche per il rapporto con lo stesso primo cittadino, aderente a Sel.

«Se pensano di escluderci per un eventuale cavillo burocratico, si sappia che aspetti formali non bloccheranno il progetto di cambiamento della Sicilia – aggiorna i suoi sostenitori lo stesso candidato – Siamo in campo con determinazione e ancora maggiore forza. La campagna elettorale sta andando bene: siamo nelle condizioni di farcela». Un plurale che potrebbe non essere casuale nel caso in cui a correre al suo posto dovesse essere un altro candidato. Siciliano. E magari non di Sel. Come il segretario regionale dell’Idv e senatore Fabio Giambrone che, in comune con Fava, ha un passato di militanza ne La Rete. Oppure, come estremo rimedio, si potrebbe scomodare persino il nome dell’attuale sindaco di Palermo Leoluca Orlando che del movimento degli anni ’90 è stato fondatore insieme allo stesso Fava. Altro nome in discussione, più vicino al candidato da sostituire, quello di Rita Borsellino. Già in corsa per la presidenza della Regione nel 2006 quando, pur perdente contro Totò Cuffaro, ottenne poco più del 41 per cento delle preferenze.


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Per il Viminale, il candidato di Sel sarebbe un cittadino siciliano da troppo poco tempo. Esattamente cinque giorni fuori il tempo massimo fornito dalla legge regionale agli aspiranti governatori non residenti sull'isola per sanare la loro posizione. Un ritardo che adesso potrebbe costargli la corsa alla poltrona. Ma Fava annuncia la volontà di andare: «Non sarà un cavillo burocratico a bloccare il cambiamento della Sicilia». Che però potrebbe non portare il suo nome

Per il Viminale, il candidato di Sel sarebbe un cittadino siciliano da troppo poco tempo. Esattamente cinque giorni fuori il tempo massimo fornito dalla legge regionale agli aspiranti governatori non residenti sull'isola per sanare la loro posizione. Un ritardo che adesso potrebbe costargli la corsa alla poltrona. Ma Fava annuncia la volontà di andare: «Non sarà un cavillo burocratico a bloccare il cambiamento della Sicilia». Che però potrebbe non portare il suo nome

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Per il Viminale, il candidato di Sel sarebbe un cittadino siciliano da troppo poco tempo. Esattamente cinque giorni fuori il tempo massimo fornito dalla legge regionale agli aspiranti governatori non residenti sull'isola per sanare la loro posizione. Un ritardo che adesso potrebbe costargli la corsa alla poltrona. Ma Fava annuncia la volontà di andare: «Non sarà un cavillo burocratico a bloccare il cambiamento della Sicilia». Che però potrebbe non portare il suo nome

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