Il reddito di cittadinanza c’è, le politiche attive per il lavoro da parte della Regione sono entrate in fase ormai operativa, ma i dubbi restano ancora tanti. Dai Caf ai centri per l’impiego, fino ai beneficiari della misura di inclusione economica, gli interrogativi si susseguono.
A cominciare proprio dagli Avvisi 20 e 22 dell’assessorato al Lavoro e dall’Avviso 21 dell’assessorato alla Formazione Professionale. Bandi che, in tutti e tre i casi, offrono la possibilità di accedere a tirocini formativi e professionalizzanti e dunque – almeno in linea di principio – assolutamente compatibili con la misura del reddito di cittadinanza.
Ma la domanda che in molti, anche tra gli addetti ai lavori, si sono posti e le cui risposte sono spesso state discordanti tra loro è se (e in che modo) i tirocini retribuiti siano compatibili col reddito di cittadinanza. Sulla compatibilità tra le due misure di politiche attive del lavoro fuga ogni dubbio una circolare dell’Inps. La circolare è la 43 dello scorso marzo, quella che descrive puntualmente le modalità di accesso al reddito, dove si legge in calce che «non devono essere comunicati i redditi derivanti da attività socialmente utili, tirocini, servizio civile, nonché da contratto di prestazione occasionale e libretto di famiglia». Dunque i tirocini non vanno comunicati all’istituto di previdenza sociale. Ma i benefici economici che che ne derivano? «Verrano decurtati dal reddito di cittadinanza?», si chiede qualcuno dai centri per l’impiego. «Oppure – aggiungono alcuni operatori di Caf – si sommeranno all’Isee, precludendo la possibilità di accesso al reddito di cittadinanza per il prossimo anno?».
Dubbi che nascono dal timore fondato, anche dalle parti dell’assessorato al Lavoro, che i tanti che hanno già presentato domanda di accesso ai tirocini possano rinunciare in effetti alla misura proposta dalla Regione, per paura di perdere il benefit fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle. I due redditi invece, quello derivante dalla card sociale e quello riconosciuto ai tirocinanti, potranno essere sommati, offrendo nell’immediato una boccata d’ossigeno ai bilanci familiari dei beneficiari. Eppure sul lungo periodo aumenteranno l’Isee del nucleo familiare, che potrebbe così non avere accesso al reddito per l’anno successivo. Un aspetto, quest’ultimo, che fa temere che in molti possano rinunciare al tirocinio formativo per il quale hanno già fatto domanda.
È per questa ragione che l’assessorato al Lavoro ha posto il quesito al ministero, chiedendo maggiori chiarimenti su come comportarsi in caso di rinuncia da parte dei tirocinanti. Il ministero prevederà una penalità per chi avrà rinunciato a svolgere il tirocinio, così come avviene per chi rinuncia alle offerte di lavoro proposte ai beneficiari del reddito di cittadinanza? Cioè, il governo prevede un cartellino giallo per scongiurare la possibilità che le misure di politiche attive del lavoro messe in campo dalle Regioni possano restare lettera morta? Domande a cui dal dicastero guidato da Luigi Di Maio non sarebbero ancora arrivate risposte. Ma è la senatrice pentastellata Nunzia Caltafo, madrina del reddito di cittadinaza, aprovare a sciogliere i dubbi.
«Una penalità per chi rinuncia al tirocinio? Assolutamente no – precisa l’esponente cinquestelle – i tirocini fanno parte del percorso formativo immaginato per i destinatari del reddito. Certo, eventuali remunerazioni incideranno sull’Isee, ma avendo introdotto la possibilità di presentare l’Isee corrente (che fa riferimento all’anno precedente e non a quello ancora prima), si supera anche questo scoglio. È chiaro che non ci aspettiamo un fiume di richieste, come nel caso di Garanzia Giovani, a cui hanno partecipato in 140mila. Ma è altrettanto evidente che le misure che deve proporre la Regione non devono limitarsi alla forma del tirocinio, ci aspettiamo che mettano in campo proposte in grado di dare risposte concrete sulle politiche attive del lavoro».
Per quanto riguarda, infine, i cantieri lavoro Catalfo annuncia che prima della pausa estiva dovrebbe arrivare il decreto, di concerto con i Comuni e l’Anci, per regolamentare l’integrazione tra reddito di cittadinanza e contratti legati ai cantieri lavoro.
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