Il gestore del servizio pubblico è il Consorzio di Bonifica che, dall'estate dello scorso anno, ha lasciato a secco la zona sud-est del territorio Ramacchese. Adesso il produttore agrumicolo Salvatore Manna ha presentato una denuncia alla procura etnea
Ramacca, la denuncia di un agricoltore senza acqua «Oltre il danno la beffa di pagare un canone annuo»
«Siamo dinanzi a una situazione drammatica da molto tempo: dall’agosto dello scorso anno, il Consorzio di Bonifica ha lasciato senza acqua tutti noi agricoltori della zona sud-est del territorio». A denunciare il fatto è Salvatore Manna, avvocato e produttore agrumicolo proprietario di alcuni terreni nel territorio di Ramacca. Sono una ottantina gli agricoltori della zona rimasta a secco, proprietari di centinaia di ettari di terreno. Vista la gravità della situazione, Manna ha presentato alla procura di Catania una denuncia in cui si specifica che «dal 18 agosto del 2017 sino a oggi, il Consorzio gestore di servizio pubblico, in maniera ingiustificata non fornisce acqua a tutti gli agrumeti. Inutili sono state le innumerevoli diffide».
Per poter continuare a irrigare le campagne, i proprietari della zona stanno provvedendo a spese proprie alla fornitura dell’acqua necessaria. «Da diverso tempo, oramai, stiamo irrigando i terreni con autobotti – spiega Manna a MeridioNews – oppure con acqua salmastra. Una situazione allucinante che ha provocato danni enormi. Due anni fa ho piantato un nuovo agrumeto con circa mille piante. Di queste – lamenta – oltre un centinaio le ho dovute estirpare perché erano seccate».
Manna non è il solo a dover fare i conti con i disagi dovuti alla mancanza di acqua nel territorio ramacchese. «Nonostante i solleciti, il Consorzio non risponde. Così – racconta – come produttori abbiamo costituito l’associazione agricola interpoderale Albano Bracco che conta oggi una cinquantina di produttori». Le campagne della zona sud-est di Ramacca sono servite dal canale Quota 100 che si trova nella zona di Ponte Barca a Paternò. «Oltre il danno, però – ironizza il produttore – c’è anche la beffa di dover pagare al Consorzio un canone annuo di 150 euro per ettaro. Una quota destinata alla manutenzione che, in realtà, non esiste e che siamo costretti a fare a nostre spese».