Nel Ragusano nascerà un centro tutto siciliano per l’idrogeno verde. Gli ideatori: «Perché sprecare energia gratis?»

«Spesso abbiamo energia gratis e non possiamo usarla, perché sprecarla?». Da un problema pratico allo sviluppo di un prototipo per utilizzare l’energia verde più impegnativa – ma anche più accumulabile -, il passo potrebbe essere breve. Esattamente due anni. È il progetto della Renewable Valley (valle delle rinnovabili, ndr) di Santa Croce Camerina, nel Ragusano. Finanziata dal ministero delle Imprese e del Made in Italy con quasi tre milioni di euro: per lo più a fondo perduto e, una piccola parte, con un prestito agevolato. L’obiettivo è realizzare un innovation center che creerà un prototipo trasportabile per la produzione di idrogeno verde, compresi compressore e bombole carrellate. Destinato alle realtà industriali così come alla mobilità sostenibile, a partire dai mezzi della stessa società ideatrice del piano. Non un colosso estero o continentale, come spesso accade nei progetti sull’Isola, ma una società siciliana: Regran, fondata dai ragusani, Marco Anfuso e Paolo Grande, che dal 2007 si occupano di sviluppo, ingegneria e installazione di pannelli fotovoltaici. Gli stessi da cui nasce l’idea di non sprecare energia.

Marco Anfuso, co-fondatore di Regran srl

«Ci occupiamo di fotovoltaico dai piccoli impianti residenziali da 3 chilowatt ai parchi da 300 megawatt, come quello che, al momento, è il più grande d’Italia, nel Catanese – spiega Anfuso – Ovviamente li facciamo anche per noi e spesso capita che Enel non proceda subito all’allaccio alla rete. Nel frattempo, però, i pannelli funzionano già e producono comunque energia gratuita, ma le batterie di accumulo non bastano a permetterci di distribuirla durante il giorno. Così ci siamo chiesti: che farne?». E la risposta è stata: produrre idrogeno – verde in quanto sfrutterà l’energia solare per il processo – «da usare per i nostri mezzi aziendali, per venderlo alle realtà industriali o per produrre ulteriore energia, come accumulo stagionale a lungo termine». Per farlo, Regran ha messo su un piano da quasi 4 milioni di euro, finanziato al 75 per cento da Mimit e Comunità europea, con il programma nazionale Ricerca, Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale 2021-2027. Nel finanziamento rientrano sia la struttura del futuro centro d’innovazione – alla zona industriale di Santa Croce Camerina, «esistente, ma mai davvero partita» -, sia le attrezzature necessarie alla creazione del sistema di produzione, stoccaggio e trasporto di idrogeno verde. Con l’obbligo di concludere i lavori e partire entro due anni.

Primo passo: scavare i pozzi da cui prendere l’acqua – abbondante in zona, vicino al mare – da immettere nell’elettrolizzatore per separare l’ossigeno dall’idrogeno. Da utilizzare subito, da bruciare per riscaldare, oppure da conservare. Grande vero nodo, quest’ultimo, legato a questa fonte di energia rinnovabile: sì immagazzinabile ma, al momento, in grandi serbatoi o bombole, allo stato liquido, da trattare nuovamente al bisogno. Un processo che Regran punta a far diventare il più gestibile possibile, «sperando anche di stimolare la domanda sul territorio, dove si potrebbe pensare di iniziare a dotarsi di camion o altri mezzi sostenibili a idrogeno». Un pallino, almeno a parole, condiviso e sostenuto anche dalla politica regionale, fin dai tempi del governo di Nello Musumeci e rilanciato da Renato Schifani col suo ormai celebre refrain «Sicilia hub del Mediterraneo». Eppure rimasto sempre un nulla di fatto: dalla candidatura della Sicilia a Centro nazionale di alta tecnologia per l’idrogeno all’istituzione di un tavolo con decine di esperti, mai riunitosi, passando per il ritardo su un bando da 40 milioni di euro.

E, infatti, stavolta la risposta pratica è arrivata da Roma. A un progetto che mantiene comunque un’ottica integrata e innovativa: «Sempre in zona abbiamo già in costruzione un impianto fotovoltaico da 1 megawatt – racconta Anfuso -, alcune esperienze di agrivoltaico nei terreni agricoli vicini, un serio progetto per serre totalmente alimentate dal sole e nuovi progetti che ci permettano di integrare l’intelligenza artificiale in tutti i processi, dalla progettazione alla manutenzione degli impianti». Il tutto con una squadra composta da 50 ingegneri organici e una ventina di installatori. Per lo più del territorio e, spesso, comproprietari dei progetti tramite il crowdfunding, per delle rendite a lungo termine, al di là della singola commissione. Un team che, con la nascita dell’innovation center, è destinato ad allargarsi: «Stimiamo di assumere circa quattro nuovi ingegneri per la ricerca e lo sviluppo – anticipa Anfuso – e almeno un paio di installatori».


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