Quotidiano di Sicilia, sequestrati 726mila euro Sospetti sulla percezione di contributi pubblici

Nuovo blocco preventivo nei confronti dei fondi della Edilservice srl, società editrice del Quotidiano di Sicilia. Il sequestro, pari a 726mila euro, è stata effettuato dai militari della guardia di finanza di Catania su disposizione del giudice per le indagini preliminari. L’accusa è quella di «presunta indebita percezione di contributi pubblici». I fondi finiti sotto la lente d’ingrandimento sono quelle erogati dal dipartimento per l’Informazione e l’editoria del Consiglio dei ministri. I titolari dell’azienda editrice, guidata da Carlo Alberto Tregua direttore anche della testata, dovranno rispondere di truffa aggravata

Nelle scorse settimane era stato già effettuato un sequestro pari a circa 452mila euro poi dissequestrati il 10 febbraio dal tribunale del riesame etneo. La causa, riscontrata dai giudici, era stata un difetto nelle motivazioni del provvedimento. Secondo quanto accertato dagli investigatori 480mila copie annue del quotidiano – formalmente cedute a titolo oneroso al distributore unico regionale – sarebbero state in realtà direttamente consegnate dalla società editrice a due edicole di Catania e Palermo per essere distribuite gratuitamente. Motivo per cui non potevano rientrare nel computo dei parametri presi a base per la quantificazione del contributo.

Ulteriori indagini avrebbero consentito di accertare l’illecita distribuzione di migliaia di copie del quotidiano da parte della società editrice, a partire dal 2012, sulla scorta di contratti stipulati con alcuni soggetti economici, regolati attraverso lo scambio in compensazione di servizi pubblicitari. Secondo quanto accertato, inoltre, l’individuazione dei soggetti destinatari delle copie in abbonamento – che secondo la normativa deve essere curata dalle società sottoscrittrici, attraverso la predisposizione di specifici elenchi – sarebbe invece avvenuta da parte della stessa società editrice a favore di soggetti del tutto ignari, che li hanno ricevuti attraverso il servizio postale senza, peraltro, averli mai richiesti. Le indagini si sono avvalse degli esiti di numerose audizioni effettuate nei confronti dei responsabili delle imprese risultate sottoscrittrici degli abbonamenti e delle indicazioni fornite da funzionari del dipartimento per l’Informazione e l’editoria della Presidenza del consiglio dei ministri.

Nel pomeriggio, Ediservice interviene con una lunga replica. «Le accuse sono tre: due ripropongono in maniera identica il precedente sequestro, annullato dal tribunale del Riesame il 10 febbraio 2016. È stata aggiunta una terza accusa, oggetto di una opinabile interpretazione della legge 103/12 perché sarebbero state distribuite copie a favore di soggetti del tutto ignari», si legge nel documento. «Ediservice si riserva di dimostrare la propria efficiente organizzazione interna finalizzata alla vigilanza delle operazioni societarie. Gli avvocati Carmelo Calì e Antonio Bellia, Marcella Caruso e Cristina Calì – annuncia la società – presenteranno immediato ricorso al tribunale della Libertà avverso questo secondo provvedimento».


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