Qual è l’università più antica del mondo? Quella di Nalanda, in India, V secolo dopo Cristo

MENTRE IL NOSTRO PAESE VA INDIETRO IN TUTTO, IN ASIA E IN TUNISIA RITORNANO A RISPENDERE ATENEI MILLENARI

L’ateneo di Bologna vanta origini antiche: nacque alla fine del secolo XI, quando maestri di grammatica, di retorica e di logica iniziarono ad insegnare nozioni di “diritto”. Per questo motivo spesso questa università si è fregiata di “più antica università”. In realtà quello di Bologna è l’ateneo più antico … del mondo “occidentale”. In Oriente esiste un ateneo che ha origini molto più indietro nel tempo. Il titolo di università più antica del mondo dovrebbe spettare a quella di Nalanda, nello Stato del Bihar, in India, le cui origini pare risalgano addirittura al V secolo d.C. A quei tempi i monaci buddhisti si riunivano in grandi comunità per ritirarsi spiritualmente e per dedicarsi allo studio.

Fu qualche secolo dopo, nel VII, che l’ateneo assunse il ruolo di centro del sapere per tutto il regno: l’Università arrivò ad avere oltre 3000 insegnanti e filosofi e circa 10.000 studenti, con una biblioteca in cui erano conservati 9 milioni di manoscritti che raccoglievano non solo tutto il sapere del regno, ma anche quello di Paesi lontani come Java, Sumatra, Korea, Giappone e la Cina.

Chi usciva dall’università di Nalanda era considerato “sapiente” e i suoi consigli e pareri erano molto richiesti ed apprezzati. Per questo il numero di quelli che cercava di aver accesso ai corsi ed alle lezioni era elevatissimo e le selezioni molto severe: non più di 3 aspiranti su 10 venivano ammessi. Con il tempo le discipline insegnate aumentarono. Si studiava il tempo, calcolato grazie a orologi ad acqua, le Scritture Buddhiste e Brahmane, la Logica, la Metafisica, la Medicina e la Grammatica sanscrita.

Il centro continuò a crescere e a fiorire fino al 1199, quando Bhaktiar Khlji, conquistatore afgano, decapitò o arse vivi gli studenti, abbattè i padiglioni di quella che molti considerano la prima università del mondo e diede fuoco alla biblioteca, “il cui fumo – come scrisse nel 1260 lo storico persiano Minhaj-i-Siraj – rimase per giorni come una cappa sulle colline”. Ma non tutto andò distrutto. I monasteri e i templi erano costruiti prevalentemente in mattoni rossi e, sebbene in minima parte e in condizioni disastrose, sopravvissero.

In quel periodo, caratterizzato da uno sviluppo esplosivo della cultura occidentale (fu proprio in quegli anni che venne fondata l’università di Oxford, prima, e dopo pochi decenni quella di Cambridge), l’attenzione degli storici parve dimenticare il livello culturale che aveva raggiunto l’università di Nalanda. Tutto cadde in una sorta di limbo.

Dove è rimasto fino a quando, recentemente, il governo indiano ha annunciato la propria intenzione di riaprire l’ateneo a Rajgir, a una pochi chilometri dal sito originale di Nalanda. All’inizio ad essere ammessi saranno solo quindici studenti, selezionati su un totale di 1000, che studieranno solo poche materie, soprattutto ambiente e storia. L’intenzione manifestata dagli ideatori del progetto è quella di creare un centro di eccellenza della cultura indiana e, più in generale, orientale. Lo dimostra il fatto che ad essere state coinvolte sono state personalità di spicco, come il Nobel per l’Econornia, l’indiano Amartya Sen.

Il progetto, che avrà un costo di circa mezzo miliardo di dollari, vuole essere un esempio per tutta la cultura asiatica.

“La storia di Nalanda – ha dichiarato George Yeo Yong Boon, ex ministo di Singapore – è un’ispirazione per il futuro dell’Asia. La sua eredità ha arricchito il Continente e spero che questa università ricomponga l’Asia tutta”.

Nei giorni scorsi è stata riaperta l’Università della Zaytuna (foto a sinistra, tratta da wikipedia), in Tunisia, fondata nell’864 sotto il califfato degli abbasidi e prima nel mondo islamico, ma poi chiusa nel 1976 da Habib Bourghiba sotto le pressioni della Francia. Segno che quello cinese non è e non resterà un caso isolato.

Fino ad ora gli atenei italiani avevano potuto vantarsi di essere, se non tra le migliore università al mondo (secondo la classifica Arwu, Academic Ranking of World Universities 2014, delle 500 migliori università del mondo la prima italiana sarebbe oltre la 150esima posizione), almeno di avere una delle più vecchie.

Così mentre in Italia e in Europa si fa di tutto per far distruggere (sia fisicamente che culturalmente) il un patrimonio millenario, altre culture risorgono.

 

 


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