Un nuovo protocollo contro mafia e corruzione negli enti pubblici: «Servono leggi innovative»

«Nella lotta alle infiltrazioni mafiose e alla corruzione negli enti locali il primo ostacolo da oltrepassare è proprio il complicato quadro legislativo». Ne sono convinte l’associazione Avviso pubblico e Anci Sicilia – l’associazione dei Comuni siciliani – che hanno sottoscritto un protocollo di collaborazione con un programma di azioni per tentare di prevenire questi fenomeni ancora troppo diffusi nell’Isola. Anci Sicilia e Avviso pubblico – realtà che, dal 1996, collega tra loro gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità – hanno intrapreso «un percorso condiviso – spiega a MeridioNews Paolo Amenta, presidente dell’associazione dei Comuni siciliani – per trovare insieme strumenti più adeguati per pianificare buone pratiche da attuare in difesa dei nostri territori e dei cittadini». Un percorso che muoverà i primi passi a Trapani già a partire dal 21 marzo, in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno per tutte le vittime delle mafie.

Non tanto l’organizzazione di un paio di appuntamenti l’anno per diffondere e promuovere la cultura della legalità, che spesso lasciano il tempo che trovano. Il protocollo tra Anci e Avviso pubblico prevede soprattutto percorsi di formazione permanenti per amministratori e dipendenti pubblici su questioni pratiche. Anche, per esempio, sul riutilizzo dei beni confiscati alla mafia. «In un contesto difficile come quello della Sicilia – ammette il presidente di Avviso pubblico, Roberto Montà – dobbiamo cercare di rafforzare reti di legalità organizzata, attraverso alleanze istituzionali ma anche con i sindacati, con gli ordini professionali e con le categorie sociali». Nessuno escluso, dunque, quando l’obiettivo è presidiare i territori per tentare di giocare d’anticipo contro fenomeni e reati in cui la criminalità organizzata infiltra gli enti locali. Una realtà che anche negli ultimi giorni si è confermata una piaga nell’Isola, con inchieste che hanno coinvolto deputati regionali, sindaci, consiglieri e assessori comunali.

«Figure che – sottolinea il segretario generale dell’Anci Sicilia, Mario Emanuele Alvano – dovrebbero essere la vera barriera contro i condizionamenti della criminalità̀. C’è, però, un’incertezza normativa diventata terreno fertile per corruzione e infiltrazioni mafiose nei Comuni». Ed è per questo che entrambe le associazioni concordano sul fatto che un cambiamento debba passare anche dalla riforma delle leggi che riguardano questi reati contro la pubblica amministrazione e, quindi, ai danni della collettività. «È indispensabile la riforma del Testo unico degli enti locali – chiarisce Amenta – Non solo per snellire gli iter burocratici, ma anche per evitare che le amministrazioni locali soccombano sotto il peso di norme stringenti che non consentono di opporsi con determinazione alla criminalità organizzata». Il presidio dei territori, le azioni di formazione degli amministratori e dei dipendenti non bastano. «Bisogna creare norme innovative per agevolare gli enti locali nella battaglia contro mafia e corruzione – conclude il presidente di Avviso pubblico, Roberto Montà – Dobbiamo rafforzare gli organici delle pubbliche amministrazioni, rendere più̀ chiari alcuni adempimenti, ma soprattutto rivedere alcuni strumenti normativi».


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