«Tu fai finta che io non ti aiuto più e te ne puoi andare». O di quando l’amore vince la politica. Parte da un matrimonio – e dal comunissimo incubo della lista degli invitati – l’ipotesi di scambio elettorale politico-mafioso di cui sono accusati Matteo Marchese, consigliere comunale ed ex vicesindaco di Misterbianco, nel Catanese, […]
L’elezione di Marchese a Misterbianco e l’interesse di Cosa nostra. L’uomo cerniera del clan: «La politica è una cosa troppo brutta»
«Tu fai finta che io non ti aiuto più e te ne puoi andare». O di quando l’amore vince la politica. Parte da un matrimonio – e dal comunissimo incubo della lista degli invitati – l’ipotesi di scambio elettorale politico-mafioso di cui sono accusati Matteo Marchese, consigliere comunale ed ex vicesindaco di Misterbianco, nel Catanese, arrestato oggi, e Domenico Colombo, già detenuto, «soggetto che – secondo gli inquirenti – per conto di Cosa nostra curava i rapporti con politici locali». Con più cuore e improvvisazione che strategia. «Giuiuzza», così Colombo chiama Marchese. «O frati», risponde lui nelle intercettazioni. Dimostrando, per i magistrati che seguono l’inchiesta Mercurio, un rapporto di amicizia consolidato. Tra partite di calcetto e battute di caccia, a cui avrebbero preso parte anche altri esponenti mafiosi. Un lavoro, quello di collante tra mafia e politica, che Colombo avrebbe svolto senza schemi rigidi. Come, d’altronde, non comune è la sua stessa carriera criminale ricostruita dagli investigatori: «Da amico di Francesco Santapaola (figlio di un cugino del boss Nitto, ndr) a concorrente esterno della famiglia Santapaola-Ercolano, ad affiliato a pieno titolo».
Le elezioni dopo il commissariamento per mafia
Il contesto è la campagna elettorale per le elezioni amministrative del 2021 a Misterbianco. Non delle consultazioni qualunque: il Comune viene fuori da 18 mesi di commissariamento dopo essere stato sciolto per mafia sotto la sindacatura di Nino Di Guardo. Un colpo di fortuna nella carriera politica di Marchese, promosso vicesindaco dopo l’arresto di Carmelo Santapaola nell’indagine Revolution bet. Ora Marchese vuole riprovarci, correndo nella lista Sicilia Futura. In un primo momento, il suo nome sembra essere papabile anche come candidato sindaco. «Lui mi ha detto – riferisce il figlio di Colombo al padre – Se si candida come sindaco, io faccio il Consigliere comunale. Se lui non si candida come Sindaco, gli dobbiamo portare i voti!». Alla fine, la candidatura toccherà ancora a Di Guardo, sollevando le perplessità del clan: «Se non sale Nino Di Guardo ce ne possiamo andare a raccogliere lupini». Colombo, però, si spende come può. Anche suggerendo a Marchese i candidati con un buon potenziale di voti da mettere in lista: «Ti sto presentando un altro candidato buono che se l’aveva preso Marco Corsaro (poi diventato sindaco, ndr) e gliel’ho tolto. Minchia, come spacchio si chiama? Aspetta un attimo». Chi fosse, poco conta: basta convincerlo. Fosse pure uno sconosciuto: «Senti una cosa – gli chiede Marchese – a quello che lavora al rifornimento, ci puoi parlare se farlo candidare con me…». Le aspettative sono basse, ma Colombo non molla: «Dobbiamo votare solamente a Matteo, chiuso. Perché Matteo sai che ragazzo è, è un politico, è amico nostro!».
Il matrimonio appizza-candidatura
Ma mentre l’uomo gli giura fedeltà nonostante le logiche politiche, Marchese sembra essere meno sentimentale. «Se mi fanno qualche fotografia, m’appizzo la candidatura», dice riferendosi al matrimonio di Colombo, con diversi invitati di peso. Tanto da voler prima dettare la lista, chiedendo di escludere Antonino Bergamo, già condannato per mafia nel processo Iblis in quanto uomo di fiducia di Enzo Aiello, allora responsabile provinciale di Cosa nostra. «E allora gli devi dire che mi deve dare cento euro perché io mi sono comprato tutti i vestiti e le scarpette», risponde Bergamo, offeso. Ed escluso persino dal calcetto. Ma Marchese inizia a pensare di non andarci proprio a quel matrimonio, considerato che la testimone sarebbe stata la moglie di Francesco Santapaola e cugina di Colombo. Provocando la netta presa di posizione del futuro sposo, già scocciato per non poter fare officiare la cerimonia allo stesso Marchese: «Tu fai finta che io non ti aiuto più e te ne puoi andare». Riferendosi, secondo gli investigatori, all’aiuto elettorale. Bonaria minaccia che pare aver colto nel segno: perché a quel matrimonio, alla fine, sarebbero andati tutti. Con buona pace della sposa che, nelle settimane precedenti, si sorbisce pure le lamentele di Colombo per la scelta poco strategica di Marchese di continuare ad appoggiare Di Guardo. «Ma possibilmente quello che dici tu non lo può fare,
perché c’è una stima, c’è un’amicizia, non può essere?», prova a dire la donna. «Amore, la politica è così! C’è Raffaele Lombardo (riferendosi a un interessamento politico dell’ex governatore, ndr)», taglia corto Colombo. «Non la capisco la politica allora, io!», ribatte la futura sposa. «E lo so, amore, è una cosa troppo brutta!», impartisce la lezione il romantico, ma pragmatico, uomo-cerniera secondo gli investigatori.
La raccolta voti last minute davanti ai seggi
Così pragmatico da continuare a cercare voti anche il giorno stesso delle votazioni. Non solo assicurandosi che chi aveva promesso mantenesse la parola: «Fai una cosa, vallo a prendere e portalo a votare!», gli dice Marchese. Ma provando a rastrellare consensi: «Allora mettiti a Lineri e ferma chi capita!», continua il politico. E persino tentando convincimenti dell’ultimo minuto. Come la promessa di un posto di lavoro a urne aperte: «Non ci vuoi andare per 1200 euro al mese?», dice Colombo a una donna, riferendosi – per gli investigatori – a un lavoro presso il centro di assistenza domiciliare per anziani di Marchese. «Io voglio concretezza, non ne voglio parole!», risponde la possibile elettrice, insospettita dal ritardo nella promessa. Ma rassicurata dalla possibilità di chiamare direttamente il politico e iniziare già dal giorno dopo. «Non farla chiamare oggi perché gli pare che sto facendo voto di scambio», avrebbe risposto Marchese. Cosa che, in effetti, è parsa ai magistrati. Tutti sforzi comunque vani perché, nonostante il buon numero di voti raccolti e l’elezione centrata al consiglio comunale, a diventare sindaco è Marco Corsaro. «Sono il più votato (sarà il secondo, ndr). Ora vediamo di aspettare e di vedere un paio di altre cose e basta, con la massima tranquillità, mi segui?», prova a tranquillizzare Marchese. Peccando forse di ottimismo.