Procura, sit-in per la nomina I catanesi: «C’è bisogno di legalità»

«Continuiamo a chiedere che si faccia presto sulla nomina del procuratore della Repubblica di Catania e che si evitino le ambiguità, le incertezze e i rimandi perché questa città ha bisogno di tutto fuorché di tempi morti». Dopo l’ennesima fumata nera del Csm dello scorso 19 ottobre sulla scelta del nuovo numero uno della Procura etnea e in attesa della nuova riunione del Consiglio prevista per il prossimo 2 novembre, le associazioni promotrici degli appelli dei mesi scorsi tornano a farsi sentire, organizzando un sit-in di protesta davanti al Tribunale.

A darsi appuntamento in piazza Verga un nutrito gruppo di firmatari delle lettere inviate al Consiglio superiore della magistratura per sollecitare la nomina del successore di Vincenzo D’Agata, ma anche per chiedere che il nuovo reggente della procura sia «una personalità di alto spessore che eserciti l’autonomia della magistratura rispetto al potere politico ed economico e che sia del tutto estranea all’ambiente cittadino». E’ Giovanni Salvi – attuale procuratore aggiunto a Roma e fratello dell’ex ministro del Lavoro Pds Cesare Salvi – il magistrato sostenuto dalla società civile etnea. Una candidatura che si accompagna a quelle di due catanesi: Giuseppe Gennaro – attuale procuratore aggiunto, un passato da presidente dell’associazione nazionale magistrati – e Giovanni Tinebra, procuratore generale a Catania ed ex procuratore capo di Caltanissetta negli anni delle indagini sulle stragi palermitane.

«Chiedere un procuratore esterno non vuol dire solo non catanese – sottolinea Giuseppe Strazzulla, presidente del Coordinamento provinciale di Libera, tra le organizzazioni promotrici della manifestazione –, ma soprattutto che sia estraneo ai giochi di potere che da sempre in questa città sono interni alla Procura». Secondo Strazzulla, si tratta di un’azione necessaria perché la città «ha bisogno di giustizia da molti anni». Il coinvolgimento dei cittadini «è ancora molto basso – ammette – In questa città prevale lo scoramento della gente che finisce col convincersi che tutti sono uguali e che anche la nomina di un procuratore esterno non cambierebbe nulla». «Noi sappiamo che non è cos젖 sottolinea. I cambiamenti, anche se a lungo termine, si vedono. Ma è difficile spiegarlo alla gente». Strazzulla non esclude inoltre la possibilità di intraprendere altre azioni di protesta se la nomina del capo della procura dovesse essere ulteriormente rimandata.

«Tutte le figure centrali delle autorità vengono da fuori. Dovrebbe essere la stessa cosa anche per il procuratore, mentre a Catania non è così» aggiunge Mirko Viola di Cittainsieme, associazione promotrice di uno degli appelli rivolti al Csm, insieme a una quindicina di organi cittadini tra cui Centro Astalli, Gapa e Arci. Una richiesta che negli ultimi dieci anni si è fatta sempre più pressante ad ogni nuova nomina, per porre fine ai veleni che spesso hanno intossicato i corridoi del palazzo di Giustizia etneo.

Presenti al sit-in – nonostante l’iniziativa «non avesse colore politico» – anche numerosi rappresentanti di alcuni partiti di sinistra, tra cui Rifondazione comunista, Sinistra italiana, Sinistra, ecologia e libertà e Italia dei Valori. Presenti anche i singoli cittadini, che già mesi fa, in occasioni delle dimissioni dell’ex procuratore D’Agata, avevano lanciato un appello al Csm sottoscritto da oltre 500 persone. «Chiediamo che venga nominato un magistrato autorevole che nel corso della sua carriera abbia dato dimostrazione di aver combattuto contro illegalità, mafia e terrorismo – spiega Mimmo Cosentino, dirigente regionale di Rifondazione comunista, nonché promotore e primo firmatario della lettera –. Un magistrato che abbia un curriculum prestigioso e che non abbia paura a misurarsi con questi temi». Divenuti sempre più importante secondo chi protesta, perché oggi «l’illegalità si intreccia con le grandi scelte del Comune, della Provincia e della Regione – continua Cosentino – e se non c’è un’istituzione che garantisce un controllo, la cittadinanza continuerà a soffrire le conseguenze di questo stato di cose».

Cosentino denuncia inoltre quelle che, a suo dire, sono state le mancanze della passata gestione della procura etnea. «D’Agata ha dato l’impressione di non voler colpire fino in fondo la borghesia mafiosa della cittࠖ dice –. Per la situazione in cui versa oggi Catania, crediamo che questa istituzione decisiva sia stata finora funzionale agli interessi dei potentati politici ed economici della città». Un’analisi buia sullo stato di Catania, condivisa anche da Francesco Giuffrida, un cittadino che, «invece di andare a passeggiare», ha scelto di passare il sabato mattina a manifestare in piazza Verga. «Condivido l’appello, perché penso che sia veramente necessario – spiega –. Non si può lasciare una città in preda all’illegalità». Con la speranza che il 2 novembre Catania avrà di nuovo un capo della Procura: «Sarà la volta buona? Non so – dice rassegnato –. Fossi nu lassunu i motti».


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