I giudici amministrativi hanno confermato Giovanni Salvi a capo della Procura della Repubblica di Catania. Il magistrato aveva presentato appello contro il ricorso, accolto dal Tribunale amministrativo di primo grado, presentato dal procuratore generale Giovanni Tinebra e dal sostituto Giuseppe Gennaro. Dopo una prima sospensione della decisione lo scorso dicembre, oggi ludienza di merito ha, di fatto, «legittimato la scelta del Csm», come dichiarato dal legale di Salvi, Gianluigi Pellegrino
Procura, il Consiglio di Stato conferma Salvi Respinto il ricorso di Tinebra e Gennaro
Il Consiglio di Stato ha accolto integralmente l’appello proposto da Giovanni Salvi contro la sentenza del Tar che aveva annullato la sua nomina a procuratore capo di Catania, giudicando pienamente legittima nel merito al decisione del Csm. La delibera del 2 novembre 2011 con cui il plenum del Csm disponeva la nomina, era stata impugnata di fronte al Tar dal procuratore generale Giovanni Tinebra e dal sostituto Giuseppe Gennaro. In primo grado i giudici amministrativi avevano accolto il ricorso dei due magistrati.
La strada di Salvi verso la carica di procuratore capo è stata fin dall’inizio irta di difficoltà. Il procuratore della Direzione distrettuale antimafia Gennaro e il procuratore generale etneo Tinebra, entrambi candidati alla reggenza dell’ufficio etneo, hanno presentato ricorso subito dopo la nomina di Giovanni Salvi, nel novembre 2011. Anche la discussione che ha portato il Consiglio superiore della magistratura a preferire il candidato straniero (ossia non catanese, come da subito è stato ribattezzato) rispetto ai due concorrenti non è stata di certo serena, preceduta da un clima avvelenato tra i corridoi del Tribunale catanese.
Il predecessore di Giovanni Salvi, Vincenzo D’Agata, ha lasciato vacante per otto lunghi mesi la poltrona più ambita di piazza Verga. Pronti a sostituirlo si sono subito dichiarati due nomi non particolarmente graditi alla società civile che ha espresso a gran voce un forte dissenso. Gennaro, infatti, è stato uno dei protagonisti del secondo Caso Catania: uno scandalo di intrecci affaristici, giudiziari e mafiosi il cui coinvolgimento è stato sempre smentito dal magistrato. Tinebra, invece, è stato titolare alla procura di Caltanissetta delle prime indagini sulle stragi di Capaci e via DAmelio, tutte basate sulle dichiarazioni di Vincenzo Scarantino, pentito ritenuto successivamente inaffidabile. Salvi, originario di Lecce e romano d’adozione, è stato sostenuto dalle associazioni cittadine proprio per la sua lontananza dalle dinamiche e dai poteri locali.
Ma proprio la caratteristica distintiva di Salvi è servita da spunto a Gennaro e Tinebra per sostenere l’illegittimità della nomina. I due ricorrenti, infatti, nel 2011 avevano già alle spalle più di quattro anni spesi sul territorio. Una condizione che, nella loro visione, avrebbe dovuto rappresentare per il Csm un titolo preferenziale. I giudici hanno invece sostenuto che l’estraneità al tessuto cittadino avrebbe potuto essere una garanzia di imparzialità. Come ha scritto nella sua relazione a favore di Giovanni Salvi il consigliere Francesco Cassano, nella procura etnea all’epoca era «in atto una situazione di contrasti diffusi tra i magistrati ad esso addetti che ovviamente rende particolarmente difficile il contesto nel quale il nuovo procuratore dovrà inserirsi». «A tal fine ha sostenuto quasi due anni fa Cassano il dottor Salvi potrà essere facilitato, più di tutti gli altri concorrenti, dalla sua assoluta estraneità all’ambiente locale».
Salvi ha fatto appello e il 12 dicembre 2012 il Consiglio di Stato sospese in via cautelare l’ordinanza del Tar. Oggi, a seguito dell’udienza di merito, è stata depositata la sentenza
della quarta sezione del Consiglio di Stato che chiude la vicenda, confermando Salvi nel ruolo di procuratore a Catania. «La sentenza odierna – sottolinea il difensore di Salvi,
l’avvocato Gianluigi Pellegrino, in una dichiarazione rilasciata all’agenzia Ansa – è importante non solo per gli effetti di confermare Salvi a Catania, ma anche perché in accoglimento dei nostri motivi valorizza in pieno la scelta del Csm di effettuare, tra magistrati tutti senz’altro idonei, una scelta di merito e di valorizzazione di una determinata professionalità. Viene anche espressamente confermata la assoluta validità della scelta dichiarata dal Csm di preferire un magistrato estraneo all’ambiente catanese pur all’interno di una rosa di magistrati tutti validi».
La decisione del Consiglio è stata preceduta da un ulteriore ricorso, quello di altri tre aspiranti alla nomina – Ugo Rossi (procuratore di Siracusa), Francesco Giordano (procuratore di Caltagirone) e Giuseppe Toscano (aggiunto di Catania) – esclusi dalla corsa dai membri del Csm. La questione ha portato ulteriori ritardi nella decisione che alla fine ha premiato Salvi, che ha ottenuto 13 voti a favore: due in più di Gennaro e undici in più di Tinebra.