Il pasticcere di Cinisi ha ribadito oggi durante il processo che si svolge col rito abbreviato le accuse che hanno portato, lo scorso marzo, all'arresto in flagranza per una mazzetta da 100mila euro dell'ex presidente di Confcommercio Palermo ed ex numero due di Gesap. Davanti al gup Cardamone ha ripercorso tutte le tappe della vicenda
Processo Helg, Palazzolo in aula «Ho fatto il mio dovere, rifarei tutto»
Seduti a un metro di distanza l’uno dall’altro. Senza guardarsi. Nell’aula del Palazzo di giustizia di Palermo, il pasticciere di Cinisi (Palermo), Santi Palazzolo, ripercorre tutte le tappe della vicenda che ha portato all’arresto di Roberto Helg, l’ex presidente di Confcommercio Palermo e numero due della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto Falcone-Borsellino, finito in manette lo scorso marzo mentre intascava una mazzetta da 100mila euro. Davanti al gup Daniela Cardamone, il testimone, che è anche parte civile, ha raccontato come decise di rivolgersi ai carabinieri, le pretese di Helg e il giorno della consegna del denaro.
A carico dell’ex numero due della Gesap, tuttora ai domiciliari e oggi presente in Aula, la Procura ha chiesto il giudizio immediato. Istanza accolta dal gip a cui ha fatto seguito la scelta, del legale dell’imputato, del processo abbreviato. E oggi nell’aula del Palazzo di giustizia il pasticciere ha raccontato della richiesta della tangente per ottenere una proroga dell’affitto di un locale all’aeroporto. «Ero in uno stato di forte tensione emotiva, ho parlato con i miei figli e decisi di rivolgermi ai carabinieri». In piazza Verdi, sede del Comando provinciale dell’Arma, andò con suo genero e raccontò tutto. Al pasticcere l’ex presidente di Confcommercio avrebbe rappresentato le difficoltà per ottenere la proroga dell’affitto del locale nell’area partenze dello scalo. Difficoltà superabili con il suo interessamento e una tangente da 100mila euro.
«Ho fatto il mio dovere» dice ai giornalisti uscendo dall’aula. «Non cambierei una sola virgola di ciò che ho fatto, perché è stata la cosa giusta, quella che andava fatta». Nei confronti di Helg dice di non provare «nessun sentimento», anche se, ammette, ritrovarlo a pochi centimetri di distanza «non è stato piacevole». Durante l’interrogatorio di garanzia l’ex numero due della Gesap ha ammesso di avere chiesto la tangente a causa delle «difficoltà economiche» in cui versava, per un’ipoteca sulla casa e il fallimento della sua azienda. Nell’inchiesta è coinvolto anche l’ex direttore generale della Gesap, Carmelo Scelta, iscritto dalla Procura nel registro degli indagati e licenziato dai vertici della società che gestisce il Falcone Borsellino. Il processo è stato rinviato al 29 ottobre, data in cui è prevista la discussione delle parti e, probabilmente, la sentenza.