Processo Eligia Ardita, arringa dei legali della famiglia Villardita: «Le prove si incastrano come in un puzzle»

Christian Leonardi era di nuovo assente ieri mattina, nell’aula di corte d’Assise, dove si sta svolgendo il processo di primo grado in cui è accusato di aver ucciso la moglie Eligia Ardita, incinta all’ottavo mese di gravidanza. Dopo la richiesta dell’ergastolo da parte del pubblico ministero Fabio Scavone, ieri è stato il giorno delle arringhe delle parti civili. Il legale della famiglia Ardita, Francesco Villardita, ha ricostruito l’intera storia che ha portato alla morte dell’infermiera aretusea, parlando per oltre due ore e mezza. «Abbiamo riportato alla luce – racconta l’avvocato a MeridioNews – tutti gli elementi emersi nell’istruttoria dibattimentale, sia sotto il profilo delle testimonianze delle persone sentite durante il procedimento che gli aspetti più strettamente tecnici fatti emergere dai Ris e dal medico legale». 

La svolta nelle indagini è arrivata, a distanza di otto mesi, con il sopralluogo dei carabinieri del Ris di Messina che avevano analizzato l’appartamento. Determinante per smentire la tesi dell’incidente, è stata l’acquisizione di tracce biologiche che lasciavano ipotizzare una colluttazione e segni di trascinamento. Durante l’audizione del medico legale Pietrantonio Ricci dello scorso gennaio, il consulente di parte civile ha confermato la tesi del collega Orazio Cascio, la cui consulenza era stata richiesta dal pm. «Le cause della morte sono riconducibili a quello che tecnicamente viene definito un pluritraumatismo cranico da colpo contundente, che ha provocato un edema cerebrale per cui Eligia ha perso immediatamente i sensi». In sostanza, la giovane infermiera sarebbe morta per asfissia, tanto che nelle sue vie aree sono anche state trovate delle tracce di cibo.

Inizialmente si era parlato di un caso di malasanità e i magistrati avevano ipotizzato i reati di procurato aborto e lesioni colpose per il ginecologo che aveva avuto in cura la donna e per i tre operatori del 118 intervenuti per soccorrerla. L’esito dell’esame autoptico ha però poi rivelato che Eligia aveva delle lesioni alla testa. La notte del 29 settembre del 2015 è Pierpaolo Leonardi ad accogliere la confessione del fratello Christian, poi ritrattata con una memoria di dieci pagine in cui l’ex guardia giurata accusa il familiare e il suo legale di allora di averlo indotto a confessare. «Abbiamo dimostrato – continua l’avvocato Villardita – che l’intero apparato accusatorio regge e che è stata provata la responsabilità penale al di là di ogni ragionevole dubbio. Insomma, dal nostro punto di vista, tutte le prove si incastrano perfettamente nel puzzle che abbiamo ricostruito. Non c’è nessuna possibile interpretazione alternativa», conclude il legale. La famiglia Ardita era presente al completo in aula. 

«Non mi stupisce la sua assenza, forse non vuole sentire ciò che viene detto – dice il signor Agatino, il padre di Eligia, parlando dell’ex genero – Noi eravamo lì come sempre anche se è stato doloroso rivivere quella maledetta sera e tutto quello che ne è seguito. Nonostante questo, saremo presenti fino all’ultimo e la sola cosa che mi dispiace – conclude – è che non pagherà per duplice omicidio, per aver ucciso anche Giulia la mia nipotina che Eligia portava in grembo». Adesso il 28 novembre sarà la volta dei due avvocati difensori di Leonardi, mentre il 5 dicembre è la data fissata per la camera di consiglio e la sentenza.


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