A gestire tutto sarebbe stato Salvatore Nizza, ultimo fratello in libertà della dinastia di trafficanti di droga dei Santapaola-Ercolano. Decisive le dichiarazioni di tre pentiti e le riprese video dei carabinieri. Lungo via Stella polare organizzazione militare dello spaccio, con turni da otto ore e droga lanciata dalle finestre
Polaris, gli affari del clan Nizza a San Cristoforo «Tanti acquirenti per il rapporto qualità-prezzo»
Gli affari della famiglia mafiosa dei Nizza di Librino continuavano a essere gestiti alla vecchia maniera. La stessa strada, via Stella polare nel rione di San Cristoforo, a due passi dal porto, un piccolo esercito di pusher e vedette e lo smercio al dettaglio di marijuana e cocaina. A cambiare soltanto il vertice. Con Daniele Nizza in carcere, Fabrizio passato dalla parte della giustizia e Andrea latitante dal 2014, il nuovo gestore della droga sarebbe stato Salvatore, 44 anni e ultimo fratello rimasto di una dinastia di trafficanti di droga. Con lui il figlio 23enne Dario e due presunti fedelissimi: Francesco Conte e Giuseppe Vinciguerra, detto Farfalla.
Sono questi i tratti salienti dell’operazione antimafia Polaris, condotta dai carabinieri del comando provinciale di Catania su delega della procura etnea. In manette sono finite 29 persone, accusate da magistrati e da tre collaboratori di giustizia di fare parte del gruppo che fa capo alla famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano. Tra i pentiti c’è anche un nome nuovo: quello di Angelo Bombaci, ex soldato del clan che sta parlando con i magistrati etnei.
Salvatore Nizza, per seguire le orme dei più noti fratelli, avrebbe messo su un’organizzazione capillare, che fruttava introiti per 40mila euro nei weekend, e di alcune decine di migliaia durante la settimana. A lavorare lungo lo stradone diverse vedette, pagate 70 euro per ogni turno di otto ore, e i pusher, con compensi da 200 euro. «I soldi andavano ai familiari dei detenuti – spiega il procuratore capo Carmelo Zuccaro – ma anche a ingrassare le casse del clan Nizza». Migliaia di euro che poi venivano investiti per comprare la droga da Campania e Calabria. Rotte della cocaina consolidate che i Nizza seguono ormai da anni, preferendo invece le importazioni dall’Albania per quanto riguarda hashish e marijuana.
Per strada gli acquirenti arrivavano a decine «invogliati da un ottimo rapporto qualità-prezzo», spiegano i carabinieri durante la conferenza stampa. Una stecca di marijuana costava dieci euro mentre la cocaina venduta a palle aveva un tariffario di trenta euro per ogni dose da circa tre decigrammi. Tra le mansioni del gruppo c’era anche quello che viene definito del lanciatore. Espediente per evitare di tenere la droga lungo la strada, preferendo i rifornimenti per i pusher dall’alto. «Una persona stava alla finestra e quando servivano dosi o stecche provvedeva a lanciarle in strada», spiega la magistrata Assunta Musella. Titolare del fascicolo insieme al sostituto procuratore Rocco Liguori.
Le indagini, che coprono un arco temporale che si estende da ottobre 2014 a marzo 2015, confermano il ruolo di leadership del clan dei Nizza nel traffico di droga per le strade di Catania. Sempre per la gestione dello spaccio in via Stella polare sono stati condannati in primo grado i fratelli Fabrizio e Giovanni. Forti della crisi che vivono i rivali del clan dei Cappello. Decimati da diverse operazioni antimafia e, secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie, senza un reggente in grado di prendere il posto di Sebastiano Lo Giudice, ormai in carcere da anni e condannato per numerosi omicidi.