«L’immediato sgombero coatto di persone e cose, al fine di ripristinare le condizioni di sicurezza sociale, igiene e salute pubblica». Questo prevede l’ordinanza sindacale firmata dal primo cittadino di Catania Salvo Pogliese, lo scorso 17 giugno, in merito al terreno tra piazza della Repubblica, piazza Grenoble e via Teocrito. Su quel rettangolo di terra abbandonato – di proprietà della Siap Srl (Società italiana appalti pubblici) – da tempo c’è una baraccopoli con una ventina di persone (soprattutto provenienti dalla Nigeria e dal Senegal) che vivono accampate tra tende da campeggio e materassi in quelle che, qualche tempo fa, l’assessore alla Sicurezza Fabio Cantarella aveva definito «villette di cartone».
Per quelle baracche costruire con materiali di scarto, che già in passato sono state sgomberate, al momento l’ordinanza è rimasta solo sulla carta. «Quel luogo è una bomba sociale complicata da disinnescare – commenta a MeridioNews Matteo Iannitti di Catania bene comune – che viene segnalata come un posto in cui i migranti si accampano prima di proseguire il loro viaggio». Dal comitato dei residenti di Corso Sicilia a più riprese la «situazione di degrado» viene segnalata alle istituzioni. Dai tavoli tecnici per l’ordine e la sicurezza, finora, non è mai uscita una soluzione definitiva. E, di recente, la questione è arrivata anche in Senato con un’interrogazione parlamentare presentata dalla senatrice Urania Giulia Rosina Papatheu.
«Una questione che finisce sempre per diventare una bega tra comitati locali e forze politiche ma che – sottolinea Iannitti – riguarda persone di cui le istituzioni non riesco a farsi carico. Sul fatto che quella baraccopoli non sia un luogo degno per vivere siamo tutti d’accordo, il punto però è trovare una soluzione che non finisca con lo sgombero». Anche perché allontanate da lì, le persone andrebbero a vivere in altri posti della città: nelle case abbandonate di San Berillo, nei palazzoni accanto alle Poste di viale Africa oppure nell’ex cementificio che c’è al porto. «Luoghi che, purtroppo, funzionano come vasi comunicanti e che diventano dei ghetti di emarginazione sociale – osserva l’attivista – Serve trovare soluzioni abitative e assistenziali degne per chi ha bisogno».
La sua posizione a difesa dei senzatetto di corso Sicilia ancora una volta si è trasformata in bega locale. «La Dusty (ditta che si occupa della raccolta dei rifiuti in città, ndr) divida equamente quanto raccolto e lo vada a portare sotto casa di Iannitti e di Rota (segretario generale della Camera del Lavoro di Catania, ndr)». Il post è stato pubblicato in un gruppo Facebook dal rappresentante del comitato dei residente di corso Sicilia Ivan Maravigna. Lo stesso che aveva già proposto, sempre con un post sui social, una fiaccolata sotto casa dell’attivista. «La cosa che mi ha indispettito e preoccupato di più – racconta Iannitti – è che il presidente della prima municipalità Paolo Fasanaro abbia risposto a quei contenuti mettendo like e commentando con un “presente”. Attacchi personali – conclude l’attivista – che non dovrebbero esistere nel dibattito politico».
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