Un paio di scarpe lanciate in cielo, rimaste appese su un cavo dell’illuminazione pubblica per lasciare qualcosa di se stessi alla città che li ha ospitati per sei, nove, dodici mesi. Per ringraziare Catania delle esperienze che ha saputo regalare. Le calzature che pendono, ormai da anni, in piazza Alcalà sono il lascito degli studenti Erasmus spagnoli prima di tornare in patria. L’ultimo gesto prima di chiudere le valigie e salutare amici e coinquilini. L’antico palazzo che sovrasta il cavo elettrico, adiacente a un caffè e di fronte al Mc Donald, è abitato spesso da Erasmus. Soprattutto i piani superiori, da cui è facile lanciare le scarpe.
L’ultimo gruppo di studentesse spagnole è andato via da poco. Le scale dell’immobile sono piene di pacchi, oggetti sparsi, la confusione tipica di un trasloco o di un appartamento che, esaurita un’esperienza, si prepara ad ospitare nuove storie. Salvo Grillo, tra i fondatori del Gruppo azione risveglio, esercita la professione di avvocato nello stesso palazzo. «Lanciano le scarpe come segno di gratitudine per i mesi passati qui – spiega – In passato, quando hanno cambiato le luci nella strada, le ho fatto togliere. Ma puntualmente sono tornate». Ci sono quelle da tennis e quelle da trekking, i mocassini, quelle col tacco, quelle basse e quelle alte. Nella zona lo sanno tutti. O quasi. «Mi dissiru ca è n’usanza araba. D’altronde nda stu palazzu ci stannu furisteri», afferma un anziano signore intento a giocare a briscola con alcuni suoi coetanei in una sala del piano terra, con la porta che dà sulla piazza sempre aperta. Più sicuro il benzinaio: «Sono gli spagnoli, in tutto il mondo dove ci sono spagnoli ci sono scarpe appese. Ogni matina n’agghionna ‘n paru novu».
La moda dello shoefiti – dall’unione tra shoes e graffiti – è davvero internazionale. Nasce negli Stati Uniti una quindicina di anni fa e rapidamente si diffonde nel resto del globo, come costume adolescenziale. Numerose le interpretazioni date al gesto, reso celebre anche da film come Big Fish di Tim Burton, in cui i personaggi, nella scena più famosa e ricorrente, appendevano le scarpe ai cavi della luce in un ipotetico paese della felicità. Un significato in qualche modo simile a quello degli Erasmus catanesi. Ma lo shoefiti è stato anche associato alla perdita della verginità, alla fine della scuola, ad un matrimonio, alla fine della leva militare. O, ancora, alla presenza di spacciatori di droga nelle vicinanze.
Quest’ultima accezione potrebbe essere legata allo stesso fenomeno apparso in passato nei vicoli del quartiere San Cristoforo a Catania. Fatto confermato da alcuni abitanti. Ancora oggi, nella piazza recentemente sottoposta a restyling grazie ad un programma televisivo de La7, penzolano due paia di scarpe. Qualche spagnolo nelle vicinanze?
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