Perché l’Italia non lascia quell’Organizzazione internazionale inutile e dannosa che si chiama ONU?

 QUESTO CONSESSO NON SERVA ALLA PACE DEL MONDO, MA SOLO AI PAESI CON DIRITTO DI VETO. AVALLA ANCHE OCCUPAZIONI MILITARI DI PAESI SULLA BASE DI FALSE TESTIMONIANZE (IRAQ), CONDANNE A MORTE E AGGRESSIONI CON LA SCUSA DI FARSESCHE “MISSIONI DI PACE” 

Ove ce ne fosse stato bisogno, nei giorni scorsi a Parigi si è consumato un ulteriore colpo mortale alla credibilità dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Il presidente francese, Françoise Holland, ha ospitato a Parigi l’incontro con i rappresentanti di Usa, Regno Unito, unitamente a cinque rappresentanti di altrettanti Paesi africani _ Nigeria, Niger, Camerun Ciad e Benin – per adottare misure per scovare i luoghi dove sono tenute le 223 studentesse liceali nigeriane rapite dall’organizzazione islamista di Boko Aram.

Da notare che almeno tre dei partecipanti al summit parigino compongono, quali membri permanenti, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu e sono detentori del diritto di veto. Dei componenti permanenti del supremo organo delle Nazioni Unite mancavano soltanto Russia e Cina.

Mentre si svolgeva questo vertice, il Governo nigeriano attivava le procedure per interessare formalmente il Consiglio di Sicurezza ad occuparsi della questione.

Questa successione di eventi la dice lunga sulla considerazione nella quale è tenuta l’Organizzazione delle Nazioni Unite da coloro che ne compongono in via permanente il massimo organo di direzione politica, figurarsi gli altri.

Mentre tutto ciò avveniva, il portavoce dell’Alto Commissariato per i Diritti umani, Rupert Colville, dichiarava che il rapimento delle giovani donne nigeriane costituisce un “crimine contro l’umanità”.

Che dire di più di quanto abbiamo già detto lo scorso autunno su queste pagine, in occasione della ricostruzione storica dell’esperienza dell’Onu negli oltre sessant’anni della sua esistenza?

Ormai il ruolo dell’ONU è stato surrogato dai vari vertici internazionali, quali il G7, il G8, il G20, costituiti proprio da quelle nazioni che svolgono un ruolo di primo piano nell’organizzazione mondiale e che mantengono in piedi un carrozzone burocratico gigantesco, quale copertura estrema delle loro mire imperialiste, di cui l’aggressione statunitense all’Iraq e all’Afghanistan ne rappresentano l’espressione più evidente.

Per non parlare della Francia, dove se al governo ci sono i socialisti con Francoise Holland, o Nikolas Sarkosy non cambia nulla: il primo ha avviato la spedizione in Mali, il secondo la guerra in Libia. Ed entrambe, con l’aggiunta del Regno Unito e Germania, sono in prima linea a fomentare la guerra civile in Ucraina a sostegno del governo fantoccio di quel Paese, avendo sostituito con un colpo di Stato il governo regolarmente eletto dal popolo ucraino, e prendendosela con la Russia di Putin che ha l’unico torto di fornire energia senza riceverne in cambio il pagamento.

Magari, provocando anche lì la divisione di quella nazione, come hanno fatto con il Kosovo. Con l’Onu che in tutte queste questioni è rimasta sempre a guardare, tranne a legittimarne, ratificandole formalmente, l’esito militare.

Davanti a questo quadro vorremmo dire sommessamente la nostra, rischiando di apparire degli stupidi parolai, dei visionari o di gente che non capisce come vanno le cose del mondo. Ma pur rischiando tutte queste contumelie, le nostre opinioni, che a parere nostro sono razionali e concrete, vorremmo porre ai nostri giovani governanti che, pieni di entusiasmo, ambiscono a cambiare l’Italia e a fare economie di spesa pubblica, di considerare la eventualità di dire basta alla partecipazione alle inutili riunioni di un’inutile Organizzazione delle Nazioni Unite: ONU che, allo stato dei fatti, è solo una scatola vuota, senza poteri e senza alcun asseto democratico. Dove la partecipazione degli oltre 200 Paesi aderenti viene vanificata dal diritto di veto di un solo Paese fondatore.

A cosa serve, ed a chi, una simile Organizzazione sovranazionale che ubbidisce solo al potere di qualcuno di quelli che l’hanno fondato?

Un esempio per tutti: il contributo che l’Italia ha portato alle Nazioni Unite è stato di sicuro la messa al bando della pena di morte, che l’Assemblea generale di quella Organizzazione ha largamente approvato e che tanti Paesi hanno ratificato. Ebbene, a fronte di questo alto contributo di civiltà, abbiamo avuto occasione di assistere in diretta televisiva all’esecuzione capitale del dittatore iracheno Saddam Hussein, con la regia del Governo e della magistratura di quel Paese.

Organi insediati dalle forze di spedizione occidentali intervenute militarmente a seguito delle falsità rappresentate come prove inconfutabili dai rappresentanti diplomatici accreditati di Stati Uniti e Regno Unito ai dirigenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, per ottenere l’autorizzazione ad occupare militarmente quel Paese arabo ricco di petrolio.

L’uscita da quella organizzazione ci farebbe risparmiare una montagna di denaro pubblico, sia dalla quota annuale di associazione, sia dal mantenimento in quel luogo della nostra rappresentanza diplomatica, sia delle spese per le missioni militari nelle quali siamo impegnati in forza della chiamata da parte della stessa Organizzazione a tutte le missioni di ‘pace’ da ottenere per il tramite di operazioni di guerra, con tanti saluti all’articolo 11 della nostra Costituzione che “ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Figurarsi se un’ipotesi del genere possa trovare udienza nelle prospettive del Governo di Matteo Renzi e di Federica Mogherini, di quest’ultima, in particolare, che a Bruxelles, reduce dall’incontro con Barak Obama intervenuto per assegnare i compiti alla Unione europea e ‘darle la linea’ in ordine alla crisi Ucraina, si è affrettata a dire che occorre rafforzare le sanzioni contro la Russia, facendo eco alle indicazioni imposte dagli Stati Uniti agli europei sulla questione.

Sappiamo che è tempo perso avanzare tali proposte ai nostri governanti di ogni epoca, colore ed età anagrafica, ma siccome siamo convinti che le nostre opinioni abbiamo un fondamento, almeno razionale, le avanziamo comunque.


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