E' stata respinta l'istanza del Comune etneo che aveva chiesto di sospendere il provvedimento dell'assessorato regionale alla Salute. «Prevalgono gli interessi pubblici di riorganizzazione delle strutture sanitarie», spiegano i giudici amministrativi. Il sindaco Mangano: «Continueremo la battaglia»
Paternò, punto nascite: il Tar d’accordo con la Regione I giudici: «Va chiuso, prevale il risparmio di spesa»
Per i cittadini di Paternò cade anche la speranza legata alle vie giudiziarie. Il punto nascite dell’ospedale Santissimo Salvatore chiuderà, come deciso dal governo regionale. Il Tar ha infatti respinto l’istanza di sospensiva presentata dal Comune etneo. «Una decisione che lascia l’amaro in bocca, ma continueremo con forza la nostra battaglia legale», commenta l’assessora agli Affari legali, Valentina Campisano.
L’amministrazione guidata dal sindaco Mauro Mangano aveva impugnato il provvedimento dell’assessora regionale alla Salute Lucia Borsellino per motivi di urgenza. Ieri l’opposizione è stata valutata dai giudici amministrativi che però non l’hanno accolta, ritenendo prevalenti «gli interessi pubblici di riorganizzazione delle strutture sanitarie sul territorio» e «di risparmio di spesa».
«Ci aspettavamo un atto di coraggio da parte del Tar, a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini – commenta l’assessora Campisano – Così purtroppo non è stato in questa fase cautelare, ma ciò non deve scoraggiarci. Continueremo con forza la nostra battaglia legale, ma anche politica, perché siamo convinti della validità delle nostre posizioni ed avremo modo di dimostrane la fondatezza nel merito, mediante un ampia ed approfondita istruttoria.
L’amministrazione deciderà a breve su un eventuale ricorso. «Confidiamo nella sentenza definitiva – spiega Campisano – contestualmente, nei prossimi giorni valuteremo se ci sono gli estremi per proporre appello al Consiglio di Giustizia Amministrativa, avverso l’ordinanza di rigetto del Tar».
La chiusura del punto nascite di Paternò era prevista nella riorganizzazione della rete ospedaliere approvata dal governo regionale lo scorso 23 gennaio. L’iter ha subito un’accelerazione dopo il caso della morte della piccola Nicole. A conclusione dell’ispezione ministeriale in Sicilia, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, aveva affermato: «La Regione Sicilia tende ancora a conservare punti nascita sotto i 500 parti all’anno, per noi è inconcepibile. Queste strutture rappresentano un pericolo per le madri e per i bambini». Nei giorni successivi è quindi partita la direttiva dall’assessorato regionale per velocizzare la chiusura dei punti nascita di Paternò, Cefalù, Licata e della clinica Argento di Catania.
«Abbiamo più volte ribadito e non ci stanchiamo di farlo ancora una volta – afferma il sindaco di Paternò, Mangano – il nostro ospedale, in questo momento, possiede tutte le carte in regola perché vi sia un punto nascita, nel rispetto dei requisiti di sicurezza e comfort per le degenti. Anche se il Tar in questa fase ci ha dato torto, continueremo a seguire tutte le strade percorribili, sia attraverso la giustizia amministrativa che facendo appello alle istituzioni preposte, a tal proposito, come già annunciato ieri, la prossima settimana incontreremo il direttore generale dell’Asp Catania, per avere risposte certe in merito al futuro della struttura».