«Ho ancora voglia di buttarmi nella mischia, non ho nulla da perdere: ho il massimo rispetto per i miei compagni in nazionale, ma sento di poter continuare a dare il massimo». Bastano poche parole per comprendere come la passione per la scherma e il fuoco sacro dell’agonismo siano ancora ben presenti in Paolo Pizzo: questo nonostante i due splendidi titoli mondiali individuali di Catania 2011 e Lipsia 2017, l’argento olimpico a squadre arpionato a Rio de Janeiro nel 2016, tre argenti Europei e un oro ai Mondiali militari. Si tratta di una carriera che gli ha riservato le migliori soddisfazioni nella sua seconda parte: risultati straordinari, resi ancor più grandi dalla forza di volontà con cui l’atleta etneo ha superato due complicate operazioni alla mano otto anni fa e un delicato intervento al gomito nel 2018.
Nel maggio 2019 arriva la scelta di dare l’addio alla Nazionale, a un anno dalle Olimpiadi di Tokyo. L’idea era quella di tirare il fiato e rallentare i ritmi, aiutando la moglie nella cura della figlia e dedicandosi soltanto alle gare in Italia con i colori dell’Aeronautica Militare. L’arrivo dell’epidemia di Coronavirus e la quarantena hanno scombinato i suoi piani da atleta. «Mi sono dovuto riadattare a uno stile di vita molto diverso – confessa Pizzo a MeridioNews – con la necessità di dover fare quasi tutto in smart-working: senza gare in programma, poi, gli obiettivi non sono chiari. La difficoltà più grande è stata quella di dover ricostruire tra le quattro mura di casa mia un ambiente competitivo. Correre era infatti proibito: l’arrivo della seconda bambina (nata a maggio, ndr) mi ha costretto a concentrare gli allenamenti tra le sei e le otto del mattino, per poi poter essere operativo e non pesare su mia moglie».
A giugno si torna a respirare, con qualche lezione in palestra e una voglia matta di gare ad alto livello che lo fa tornare sui suoi passi, riabbracciando la maglia azzurra. Il rientro in nazionale dovrebbe avvenire nel ritiro autunnale che verrà fissato tra fine settembre e inizio ottobre: «Da un anno a questa parte avevo pensato la mia vita in maniera diversa. Adesso ho rivalutato qualcosa: i miei compagni hanno accolto con grande felicità la notizia del mio rientro, non vedono l’ora di rivedermi: sono già pronto – scherza Pizzo – a subire le loro battute e scherzi per il mio cambio di programma». Resta però un punto interrogativo: un elemento esterno che potrebbe portare alla fine, stavolta definitiva, della sua esperienza internazionale: «Nel caso in cui durante l’autunno gli asili non riaprissero – ammette l’intervistato – la mia carriera sportiva sarebbe limitata all’Italia: non riuscirei a dividermi tra famiglia e allenamento».
Un’eventualità che verrebbe affrontata con grande serenità. Paolo Pizzo, infatti, ha le idee molto chiare in merito alla sua vita da grande: «Mi sento ancora un atleta, ma ho cominciato a fare esperienza sia nelle vesti di allenatore di giovani promesse che di mental coach. Ho avuto – spiega lo spadista catanese – la fortuna di incontrare persone e allenatori eccezionali nel corso della mia carriera. La capacità di ascoltare i giusti consigli ha sempre avuto una grande importanza: farne tesoro senza trasmettere questo bagaglio di conoscenza alle generazioni future sarebbe un limite». Allenare la mente, imparare a tirar fuori il meglio da atleti giovani e con ampi margini di miglioramento è una missione affascinante.
«Ho avuto una carriera non lineare, sempre in rincorsa: un underdog come dicono gli americani, con poca gente che credeva potessi raggiungere grandi traguardi. Adesso posso trasmettere il mio vissuto ai ragazzi: ho cominciato con gli Europei Under 20 di Spada a Roma, proseguendo con gli atleti della nazionale di nuoto. Sono stato un mesetto con loro – conferma lo schermidore – anche se adesso si è fermato tutto, avendo ricominciato a pieno ritmo con i carichi da atleta». La sensazione è che il Paolo Pizzo maestro e consigliere possa ancora attendere: «Ho mantenuto la stessa voglia di attaccare, aggredire, stupire e fare grandi cose. Alcune volte risulto arrogante nel credere di potere arrivare ovunque con le mie forze»: chissà se, tra le righe di quest’ultima affermazione, non ci sia anche un folle sogno chiamato Tokyo 2021.
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