Il risultato, costruito dai rosanero in un primo tempo dominato e giocato ad alti livelli, è troppo penalizzante per il fanalino di coda Carpi che, prima di rimanere in nove, stava dando del filo da torcere ai padroni di casa dopo avere riaperto il match ad inizio ripresa
Palermo, vittoria che profuma di primato Missione compiuta ma il 4-1 è bugiardo
Il Palermo ha battuto il Carpi 4-1 ma che sofferenza. Sofferenza? Suona strano dopo un risultato del genere eppure è così. Il punteggio con cui i rosanero si sono imposti tra le mura amiche contro il fanalino di coda del campionato di B non dice tutta la verità sui contenuti espressi dalla partita. Il risultato maturato sul campo, infatti, è gonfiato dagli ultimi due gol (con le firme di Puscas e di Nestorovski, autore oggi di una doppietta) arrivati con gli ospiti in nove uomini in seguito alle espulsioni per proteste di Pasciuti e Kresic rispettivamente al 70’ e 83’. Cartellini rossi che hanno penalizzato i biancorossi costretti, al netto delle proprie ingenuità e di reazioni probabilmente evitabili, a fare i conti con le manie di protagonismo di un arbitro (Massimi di Termoli) incapace di gestire il match in maniera adeguata e orientato a punire il Carpi (in silenzio stampa per proteste nel post-gara) spinto da una voglia inconscia di compensazione dopo il rigore netto non assegnato al Palermo, sempre nella ripresa, per una trattenuta in area di Di Noia ai danni di Rispoli.
C’è indubbiamente la mano del direttore di gara sugli sviluppi della sfida del Barbera. Le proporzioni numeriche del risultato non rispecchiano fedelmente l’andamento di una gara che, prima delle cervellotiche decisioni di Massimi e del successivo colpo di grazia inflitto dai padroni di casa, era tornata in bilico in virtù della rete di Mustacchio (piatto sinistro su assist di Piscitella) che ad inizio ripresa aveva ridato speranze agli uomini di Castori. Abili nella prima porzione del secondo tempo a rimettere in discussione una partita che alla fine dei primi 45 minuti di gioco sembrava definitivamente incanalata sui binari rosanero. Ma il Palermo – si sa – è bravo a complicarsi la vita. I rosa, salvati da Brignoli che con una provvidenziale uscita bassa su Jelenic ha evitato il 2-2, è raro che riescano a portare a termine la propria missione senza patemi o sofferenze. Avanti di due gol grazie alle reti di Falletti (l’uruguaiano, a segno anche all’andata e autore del primo gol al Barbera in questo campionato, al 42’ ha dovuto lasciare il terreno di gioco per un problema agli adduttori) e Nestorovski (in occasione delle due marcature l’attaccante macedone, salito a quota nove reti e assist-man nell’1-0 targato Falletti, ha capitalizzato i passaggi vincenti rispettivamente del numero 20 e di Puscas), i rosanero sono rientrati dopo l’intervallo deconcentrati. Pensando, forse, di avere vinto la partita. E sottovalutando le velleità di rimonta di un Carpi che, con un atteggiamento propositivo in controtendenza rispetto alla propria filosofia, ha rischiato invece di rovinare il piano d’azione preparato da Stellone.
Un piano che il tecnico ha impostato bene. L’iniziale 4-4-2 a trazione anteriore, infatti, per almeno mezzora del primo tempo aveva mandato in tilt gli ospiti, costantemente in difficoltà nelle letture delle varie situazioni di gioco e soprattutto nei duelli individuali contro avversari nettamente più forti e in grado, come hanno dimostrato i quattro elementi della batteria offensiva, di fare male. Poi il Palermo ha rischiato di scarabocchiare il bel disegno che aveva prodotto prima dell’intervallo ma questo è un altro discorso. Rientra nel dna di una squadra che, pur avendo in questa categoria una cifra tecnica superiore a molte compagini, non ha ancora il cinismo necessario per chiudere al momento opportuno partite ampiamente alla portata e apparentemente sotto controllo. Da questo punto di vista Stellone deve ancora toccare diversi tasti ma, intanto, può fare leva su un successo molto importante (il secondo di fila in casa) che consente ai rosanero di portarsi a una sola lunghezza di distanza dalla capolista Brescia e di sfruttare, contestualmente, i risultati favorevoli maturati sui campi in cui erano impegnate le dirette concorrenti.