Pillole di ottimismo da parte dell'imprenditore palermitano che, al sito ufficiale, ha dedicato un pensiero anche allo zio Renzo Barbera in occasione del centenario della sua nascita. Centro sportivo e stadio restano in cima alla lista delle priorità
Palermo, il presidente Mirri scruta l’orizzonte «Tra qualche mese non saremo più in serie D»
Numero uno della SSD Palermo ma anche tifoso e…parente. Dario Mirri, presidente-tifoso rosanero e nipote per via materna di Renzo Barbera, non poteva in qualità di figura coinvolta in questo caso a 360 gradi non dedicare un pensiero al Presidentissimo in occasione (oggi) del centenario della sua nascita: «Per me Renzo è il Presidente. Tutti gli altri non siamo che custodi temporanei di un bene collettivo – ha sottolineato Mirri come riporta il sito ufficiale – quello di oggi è di certo un mondo completamente diverso da quello in cui ha vissuto mio zio ma, ancora adesso, molto di ciò che lui è stato rimane un punto di riferimento imprescindibile, almeno per me. Non è detto che il Passato non possa essere un riferimento per le generazioni future, anzi. Mi riferisco in particolare alla sua capacità di creare un intero sistema di valori attorno a una squadra, una società, un’azienda. Per lui i giocatori, ma anche molti tifosi, erano gente di famiglia e attorno a questi rapporti umani si può sviluppare oggi uno straordinario progetto imprenditoriale. La stessa attitudine affettuosa che come amore filiale dedicava ai figli Giuseppe, Ialù e Ferruccio, ed oggi si riflette sul nipote Lorenzo, la si poteva vedere nei confronti di collaboratori e calciatori. Questa lezione e questi valori li porto sempre con me e cero di farmi guidare dal suo esempio. Indimenticabile, quando, dopo l’ingiusta sconfitta a Roma per la nostra prima finale di Coppa Italia (ai rigori contro il Bologna nel 1974, ndr) volle comunque premiare i nostri giocatori come se avessimo vinto».
Dall’album dei ricordi all’attualità. Che fa rima con stop forzato a causa dell’emergenza Coronavirus: «Sono tempi difficili e per questo, in questi ultimi mesi, ho preferito rivolgere il pensiero in silenzio a tutti i medici e le persone che stanno combattendo la guerra contro il virus piuttosto che rilasciare considerazioni sul futuro sportivo delle competizioni, come altri presidenti nelle ultime settimane, magari seppur in serie A, hanno sentito il bisogno di fare evidentemente in modo solo interessato alle proprie egoistiche necessità di classifica. Ora che si comincia finalmente a intravedere un po’ di luce e speranza – prosegue l’imprenditore palermitano – è giusto soffermarsi sull’immediato futuro. Noi siamo pronti a tutto, accoglieremo e onoreremo le scelte istituzionali come abbiamo sempre fatto, ma dentro di me ho la certezza che tra qualche mese il Palermo non sarà più in serie D. Certo, il nostro desiderio è solo quello di vincere tutte le partite sul campo e noi siamo già pronti a partire in qualsiasi momento. I nostri ragazzi, infatti, si sono comportati in modo responsabile e li ringrazio uno per uno».
È concreto, tuttavia, il rischio che non ci siano le condizioni necessarie per portare a termine la stagione: «Se non ci sarà la possibilità di giocare ancora e completare l’ultimo quarto di campionato, non credo esista qualcuno in tutta la serie D che in questo momento meriti più del Palermo il passaggio di categoria per quello che abbiamo dimostrato fin dall’inizio del campionato, non avendo mai abbandonato la vetta della classifica, per la rappresentanza della quinta città italiana ma anche per la solidità della nostra società appena nata, capitalizzata e con zero debiti. Una condizione che non possono vantare neanche molte società di A, figuriamoci nel panorama delle società nelle serie inferiori e dilettantistiche dove abbiamo avuto il piacere in questi mesi di conoscere colleghi, dirigenti straordinari e appassionati, dotati di uno spirito quasi di servizio per il proprio territorio a fronte però di strutture e impianti sportivi spesso inadeguati. A tale riguardo, se mai arriveranno aiuti e sostegno della categoria da parte delle istituzioni, spero che saranno indirizzati proprio agli investimenti per il miglioramento di stadi e campi non all’altezza delle società incontrate e della passione dei tifosi tutti».
Per quanto concerne gli sviluppi del girone I di questo campionato di D, l’immediato futuro è ancora un punto interrogativo. Mirri, al di là di tutto, boccia l’ipotesi playoff: «Cosa succederà adesso? Nessuno può saperlo con certezza. Ognuno propone una soluzione. Noi siamo sereni perché consapevoli del nostro merito e della nostra posizione. Ho sentito qualcuno proporre addirittura i playoff, un’ipotesi quantomeno fantasiosa che comunque, anche volendo immaginarla, in ogni caso non vedo perché dovrebbe coinvolgere il Palermo. Mai nel mondo del calcio, a mia memoria, la squadra prima in classifica ha disputato i playoff per la promozione ma ha sempre avuto il diritto alla promozione diretta. Ad ogni modo, di sicuro l’intero mondo del calcio cambierà, credo che sarà ridimensionato nei suoi volumi coerentemente con il mercato globale che si ritrova già adesso ad affrontare una strada in salita. La nostra tabella di marcia in ogni caso non cambia: il piano di sviluppo, il settore giovanile, il museo, la polisportiva virtuale, l’e-commerce e tutto il resto sono tutti percorsi già avviati che riprenderanno immediatamente senza che il lavoro profuso fin qui vada sprecato. Dovremo solo correre più in fretta, ma del resto lo facciamo da quando siamo nati».
Restano in cima alla lista delle priorità del club targato Hera Hora i progetti relativi al centro sportivo e al restyling del Barbera: «Nel primo caso – spiega il titolare della Damir – lavoriamo quotidianamente alla ricerca di campi di allenamento per i nostri ragazzi e per far fronte a tanti ostacoli incontrati finora a riguardo, tra strutture abusive in piena attività e l’impossibilità invece, nostro malgrado, di creare un polo virtuoso nella nostra città. Le aree esistenti a Palermo, pubbliche o private, non sono disponibili per vincoli istituzionali o per problemi tecnici insormontabili. A questo punto non avremo altra scelta se non cercare spazi fuori città. Ma la priorità rimane massima anche se siamo appena nati: è il tassello fondamentale per cambiare alla radice lo sport in città. Se negli scorsi anni si fosse seminato qualcosa anche in questa direzione, quando davvero bastava poco visto il fatturato di cui il Palermo godeva, oggi il sistema calcio in città non sarebbe costretto a partire totalmente da zero. In qualche modo, anche da tifoso appassionato, avrei forse preferito qualche vittoria in meno sul campo a fronte della realizzazione di un progetto strutturale quale valore duraturo per la società stessa, per il rafforzamento del proprio patrimonio e rivolto allo sviluppo di tutta la città».
Sotto la lente di ingrandimento anche la ‘vicenda’ stadio: «Il processo di cessione del diritto di superficie è già avviato e siamo sicuri che, a emergenza finita, Regione e Comune faranno di tutto per agevolare l’iter. In tutti i casi di società sportive virtuose, a livello nazionale e internazionale la possibilità di costruire o ristrutturare e poi gestire il proprio stadio ha sempre generato sviluppo per la squadra e per l’intero sistema. Dobbiamo andare in quella direzione. Non vogliamo contributi a fondo perduto o finanziamenti per comprare giocatori o pagare procuratori – puntualizza – vogliamo investire nelle strutture immobiliari per consentire alla squadra una solidità strutturale di lungo periodo. Ecco, abbiamo bisogno soprattutto adesso di accelerare i processi burocratici che ci bloccano, a fronte del grosso danno economico subìto con questo stop: le ultime partite in casa, siamo certi, sarebbero state una grande festa di tifosi, il modo migliore di celebrare finalmente l’appartenenza rosanero ritrovata. Ma tutto ciò, sono sicuro, è solamente rinviato appena potremo riabbracciare ancora i nostri tifosi unici e straordinari».