L'imprenditore italo-americano ha dato parere negativo al bilancio approvato in occasione dell'assemblea della proprietà e ha ribadito la sua decisione di farsi da parte formalizzata lo scorso 11 dicembre. Messa la parola fine a un rapporto, quello con Dario Mirri, che si era ormai logorato
Palermo, ecco il botto prima di Capodanno Di Piazza lascia le quote e dice addio al club
E’ divorzio. Tony Di Piazza lascia il Palermo. La conferma del suo parere contrario al bilancio approvato ieri (con perdite pari a circa 1,1 milioni complice il periodo di difficoltà a causa dell’emergenza Covid) in occasione dell’assemblea dei soci di Hera Hora (la società che controlla al 99 per cento il sodalizio di viale del Fante) è stata il preludio all’ufficialità da parte dell’imprenditore italo-americano della volontà di separarsi dalla famiglia Mirri. La scelta di farsi da parte, facendo leva sul diritto di recesso previsto dallo statuto di Hera Hora in linea con quanto disciplinato all’articolo 2473 del codice civile, sancisce dopo una convivenza durata quasi un anno e mezzo la fine di un rapporto – quello con il presidente Dario Mirri – che negli ultimi mesi si era logorato.
Nonostante i tentativi di ‘tregua armata’ necessari per andare avanti insieme all’insegna del quieto vivere, si sono rivelate insanabili le fratture nate tra le due anime del nuovo Palermo. Tra Mirri e l’imprenditore originario di San Giuseppe Jato, una sorta di ambasciatore dei colori rosanero a New York come dimostrano le diverse iniziative (tra cui la nascita del Fan Club) organizzate per dare al Palermo lustro e visibilità anche in ambito internazionale. Il matrimonio sembrava inizialmente funzionare e viaggiare a gonfie vele ma a partire da questa estate nelle dinamiche relazionali tra Di Piazza e l’azionista di maggioranza si sono formate delle crepe sfociate adesso in un divorzio che inevitabilmente apre nuovi scenari all’interno della compagine societaria disegnando all’orizzonte dei punti interrogativi in merito all’eventuale ingresso di altri soci o alla possibile (in assenza, al momento, di riscontri concreti) acquisizione totale delle quote da parte della famiglia Mirri.
La certezza, allo stato attuale, è che il socio di minoranza detentore del 40 per cento delle quote (dimessosi a maggio dalla carica di vicepresidente) ha confermato la decisione formalizzata lo scorso 11 dicembre. Una scelta maturata al culmine di una serie di incomprensioni con il suo compagno di viaggio emerse più di una volta ultimamente e visibili attraverso diversi indicatori: la differenza di vedute, ad esempio, a proposito delle modalità di investimento da effettuare per il centro sportivo, le frizioni relative alle mansioni di Paparesta (ex direttore operativo e ‘rappresentante’ di Di Piazza nel club rosanero) oltre ai frequenti segnali di insofferenza dell’imprenditore italo-americano. Per i poteri attribuiti all’amministratore delegato e dettati anche dalla percezione di essere costantemente escluso dai processi decisionali della società.