Palermo, con il Bologna non si può sbagliare Fontana: «Le assenze non siano un alibi»

«Le assenze non devono essere un alibi. Se un giocatore manca, bisogna comunque giocare. Alastra è un ragazzo giovane di grande prospettiva, ma non gli si può chiedere di essere il salvatore della patria e di salvare capra e cavoli». Alberto Fontana, ex portiere del Palermo nel triennio che va dal 2006 al 2009, commenta così le assenze che costringeranno i rosa a fare a meno di Goldaniga, Lazaar e, con tutta probabilità (anche se si sta tentando un recupero in extremis) anche del capitano Stefano Sorrentino in vista della prossima partita, quella contro il Bologna. «Bisogna guardare avanti – prosegue l’ex estremo difensore -, è inutile fare verifiche perché manca qualcuno: il traguardo deve essere la salvezza e tutti devono pensare a dare una mano. L’assenza di alcuni giocatori non ti fornisce comunque alcun alibi in caso di sconfitta».

Quella contro il Bologna sarà una sfida molto importante in chiave salvezza che il Palermo, per certi versi, non può permettersi di fallire: «Si arriva a questa gara con un Bologna che sta molto bene e ha dei numeri importanti. Dall’arrivo di Donadoni ha una media da Europa. È logico che il Palermo possa metterli in difficoltà, ma i rosa devono essere consapevoli che di fronte avranno una squadra che sta molto bene e che per ora lascia pochi punti per strada». I rosa sono reduci anche dalla pesantissima batosta rimediata all’Olimpico: «La partita con la Roma – prosegue l’ex numero 12 rosanero – non deve essere considerata, lascia il tempo che trova. Iachini era arrivato in settimana e i rosa hanno avuto un’annata travagliata perché i tanti cambiamenti sicuramente non hanno fatto bene. Non era la partita con la Roma quella che poteva mettere a posto le cose».

«Sarà quella col Bologna – continua nella sua analisi l’ex Nonno volante – la prima gara utile per provare a sistemare le cose. Iachini conosce bene l’ambiente e credo che avrà preparato questa sfida nel migliore dei modi. Certo, mettere a posto la testa dei giocatori, per un allenatore non è mai semplice». La sfida del Barbera metterà di fronte due tecnici che secondo Fontana devono puntare solo a una cosa: «Il fatto che arrivi un allenatore nuovo a volte può fare bene perché azzera tutto. Tanto di cappello a Donadoni che ha saputo gestire bene una squadra che era in difficoltà e sta ottenendo il massimo. Il Bologna ha numeri e ottiene risultati, anche il fatto che siano stati loro a fermare la Juventus non è un caso. È stato bravo l’allenatore che ha saputo rimettere le cose a posto. Dall’altra parte, Iachini conosce tutto, stava facendo bene. In questo caso, però, rimettere la testa a posto ai giocatori dopo tanti momenti non facili non sarà una cosa immediata».

La lotta per non retrocedere sembra sempre più avvincente, con molte squadre racchiuse in pochi punti. La ricetta per raggiungere l’obiettivo salvezza, secondo Fontana, è semplice: «Bisogna pensare a una partita alla volta, è del tutto inutile fare ragionamenti a lunga gittata. È fondamentale fare punti perché dietro il Frosinone ha riacceso tutto. Prima il Palermo tornerà a essere quella squadra scorbutica che tutti conosciamo, maggiori saranno le possibilità di salvarsi, obiettivo raggiungibile dai rosa». L’ex estremo difensore, che in carriera ha indossato anche le maglie di Cesena (sua città natale), Spal, Bari, Atalanta, Napoli, Inter e Chievo, continua nella sua analisi: «Nella corsa salvezza chi ha meno punti è meno favorito, è inutile fare tanta retorica. Indubbiamente sono coinvolte delle squadre che non pensavano di essere lì. I giocatori devono ragionare umilmente in base ai punti che hanno in classifica, anche perché questi non si ottengono con il pedigree, bisogna guadagnarseli in campo. Il Frosinone sa che si sarebbe trovato lì, bravo Stellone che sta tenendo aperta la lotta salvezza. I calciatori di Palermo, Sampdoria e Genoa devono invece fare un bagno di umiltà e pensare esclusivamente a tenere tre squadre dietro».

Anche nella lotta salvezza, qualcosa che ti può aiutare sono gli scontri diretti giocati in casa, a patto che gli spalti si riempiano: «Lo stadio pieno quando giochi in casa è un bello stimolo. Ti aiuta tanto, ti dà certezze e quello che a volte non hai nelle corde. Dall’altra parte, per un avversario, giocare in uno stadio che incita l’altra squadra è un grandissimo svantaggio. Credo che quest’anno ci siano stati molti malintesi in seno alla società: ad esempio io non ho mai capito perché è andato via Iachini, ma questo è un mio problema, perché un presidente è libero di fare quello che vuole. Secondo me, comunque, il Palermo stava facendo più di quello che era il suo potenziale, perché era fuori dalla zona retrocessione con una squadra giovanissima». L’ex portiere, classe 1967, passa poi a ricordare le sue annate in Sicilia: «Le mie stagioni a Palermo sono state un’esperienza bellissima. Io ho avuto la fortuna di vivere il Palermo che lottava sempre per andare in Europa. Allora c’erano grandissimi giocatori e tre campioni del mondo. Ho vissuto benissimo soprattutto la vita quotidiana e questo ha aiutato tantissimo me e la mia famiglia a ricordarmi di tre anni che purtroppo sono volati. Sono stato contento di vedere Giovanni (Tedesco, ndr) in panchina, perché so benissimo quanto lui è legato a quella maglia. Sento ancora Simone Barone, perché quando eravamo a Palermo era la mia ombra. Ogni tanto scambio anche qualche messaggio con Sirigu».

Dopo una vita dedicata al calcio, adesso è la famiglia l’unico interesse di Fontana: «Sono tornato a vivere nel mio paesino sul mare, sono papà di due bambini e con il calcio non c’entro più niente. Il pallone è un ricordo bellissimo, è stata la mia grande passione ma la considero una parentesi chiusa. Mi piace comunque guardarlo perché dopo una vita non puoi farne a meno». Ciò che a Fontana piace guardare è strettamente legato alla sua carriera da calciatore: «Il ruolo del portiere continua ad affascinarmi, mi piace vedere che ci sono dei ragazzi giovani che si stanno proponendo, proprio come Alastra. Bravo Bosi che lo ha scoperto, perché dopo sono tutti bravi a dire io lo sapevo. Invece bisogna sapere cercare. È per questo che il mondo del pallone resta la mia passione, ma confermo che con il calcio non c’entro più niente».

Luca Di Noto

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