Pachira, dai matrimoni al tour in Germania Nel nuovo album Ciciulìa l’impegno No Triv

Se i Pachira fossero un animale, sarebbero un incrocio tra la cicala e la formica. Spensierati come la prima e laboriosi come la seconda, incarnano la figura, forse inedita, del musicista-artigiano. Narcisisti al punto giusto, formano una self-made band, al cui interno ognuno ha un ruolo ben definito ed è ingranaggio di una catena che non produce soltanto musica, ma anche tutto ciò che ne costituisce il contesto. Per questo motivo il gruppo si è dato il nome della pianta dai rami intrecciati, armoniosamente attorcigliati come i musicisti e le loro competenze. Musicali e non. 

Giuseppe Abbruscato, Totò Cani, Emanuele Gattuso, Giuseppe Malfitano e Francesco Sottile incarnano le strade di provincia che si incrociano, dalla costa di Licata all’entroterra di Ravanusa e Campobello di Licata, come affluenti che convogliano verso un fiume in piena di energia, estro e musica suonata bene. Ed è così che il batterista diventa l’addetto alle pratiche burocratiche e agli spostamenti della band, il tastierista è anche il fonico del gruppo, il bassista cura la comunicazione e le pagine sui social, il cantante si occupa di booking e merchandising e il chitarrista è l’ideatore degli sketch che i cinque agrigentini propongono durante gli spettacoli. 

«Fin dall’inizio – afferma Peppe Malfitano, cantante e chitarrista dei Pachira – abbiamo accettato di fare un po’ di tutto, comprese attività che non rispecchiano il profilo strettamente professionale di una band. Pur di suonare ci siamo esibiti ovunque: feste private, matrimoni, localini di paese, persino all’interno di uno sfasciacarrozze. Alla fine è stato un bene, perché ci ha permesso di arrivare proprio a tutti». Due dischi all’attivo dal 2009 a ora: Il valzer della banda dell’isola e Ciciulìa, uscito pochi mesi fa e ricco di collaborazioni: da Bedda, suonata con Peppe Qbeta, a L’isola dei conigli, che affronta il tema dell’immigrazione, incisa con Tony Canto, già chitarrista e arrangiatore di Alessandro Mannarino. «Sono 12 pezzi inediti, tra i quali quattro in dialetto – continua Malfitano – che rappresentano un mix tra le varie sfaccettature della cultura pop, con sfumature cangianti che attraversano folk, pop e swing».

Nel disco c’è anche Crocetta e la trivella, canzone con la quale il gruppo, a modo suo, dice il proprio no alle trivellazioni nel Mediterraneo. «Siamo molto legati al territorio e ci siamo sentiti chiamati in causa. Sono venuti fuori un brano e un video, quello realizzato con la Riflessi Studios di Andrea Sardo, con i quali si ironizza su un tema importante, ma che magari sono un canale per far passare il messaggio tra un pubblico di non addetti ai lavori». E dopo il giro dei teatri siciliani con Gaetano Aronica, le trasferte al di là dello Stretto con Franco Oppini e un tour che li ha portati in Germania e nelle principali città del centro-nord Italia, i Pachira pensano già alle prossime mosse. «In primavera – prosegue il frontman della band – saremo di nuovo in giro per lo Stivale; subito dopo inizieremo a lavorare al prossimo disco, che sarà molto più moderno». 

Nel frattempo c’è spazio per un concerto a Licata, che si è svolto proprio ieri, giorno di Natale. «Finalmente dalle nostre parti, nella città natale di una Rosa Balistreri che ha ispirato anche noi. Siamo entusiasti perché il pubblico di casa è calorosissimo nei nostri confronti e sfata il tabù del nemo profeta in patria: ogni volta è una grande festa che va oltre il concerto». Live che, per i Pachira, significa non risparmiare nemmeno una minima percentuale dell’energia che hanno in corpo. «La nostra prerogativa è improvvisare, dopo aver messo a punto scalette in cui i pezzi vengono stravolti al ritmo di calypso, surf o marciati che fanno scatenare il pubblico. Durante lo spettacolo succede di tutto, e lo sa bene Francesco (il chitarrista), il quale una volta lanciò la chitarra in aria e poi suonò per tutto il concerto con la paletta dello strumento staccata». Tra sacrifici e peripezie, i Pachira lanciano anche un messaggio di ottimismo: «Nonostante la crisi, la Sicilia è una delle regioni dove si suona di più. Basta non essere schizzinosi».


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