Lo avevano già arrestato quasi quattro anni fa, dopo una breve fuga intorno la villa di piazza Regina Margherita a Ramacca. Sempre lì vicino, ieri, avrebbe ucciso sgozzandole due anziane sorelle, Lucia e Filippa Mogavero. I carabinieri, raccontano i resoconti del 2014, lo avevano bloccato dopo che l’uomo se l’era data a gambe alla vista dei militari. Disfacendosi nel frattempo di una busta con più di una decina di stecchette di marijuana. A casa sua, in seguito, sempre i militari avevano scovato del denaro ritenuto provento dello spaccio, un’altra trentina di dosi di erba e del materiale utile alle operazioni di vendita come un bilancino di precisione.
Gianluca Modica, allora 25enne, era finito così in manette per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti oltre che per resistenza a pubblico ufficiale. Oggi l’uomo si ritrova ancora agli arresti, detenuto al carcere di Caltagirone, ma con accuse ben più gravi. Duplice omicidio a scopo di rapina. Accuse scaturite dalle indagini dei carabinieri scattate subito dopo il rinvenimento dei corpi senza vita delle due donne, nella loro abitazione di piazza Margherita, da parte di una terza sorella che viveva con loro. Rientrata a casa dopo essere stata impegnata nella scuola in cui lavora. Una delle due vittime è stata trovata legata e parzialmente denudata, uccisa con tre coltellate alla gola. La sorella più giovane è invece morta per una o più coltellate, sempre al collo.
Gli inquirenti, come spiegato nel corso di una conferenza stampa tenutasi alla procura di Caltagirone, si sono concentrati sulle immagini raccolte dalle telecamere di sorveglianza della zona. Nei video veniva rintracciata, mentre si aggirava vicino la casa della famiglia Mogavero, la sagoma di Gianluca Modica, pregiudicato molto conosciuto in paese, leggermente travisata dal cappuccio di una felpa e da uno scaldacollo. I carabinieri lo hanno cercato, senza successo, nella sua abitazione per poi rintracciarlo in quella dei suoi familiari dove una perquisizione avrebbe fatto emergere «evidenti tracce pertinenti il delitto».
Su alcuni indumenti sarebbero state rinvenute tracce di sangue, mentre da uno degli scarponcini indossati da Modica mancava una soletta interna. Particolare forse decisivo perché i carabinieri ne avevano trovata una compatibile sulla scena del duplice omicidio, sotto il cadavere di una delle vittime. «Modica molto probabilmente è entrato a casa delle vittime introducendosi dal tetto – spiega a MeridioNews il comandante provinciale dei carabinieri di Catania Raffaele Covetti – forse vistosi scoperto ha reagito istintivamente, il delitto è stato molto cruento». Tra Modica e le vittime non ci sarebbe stata nessuna colluttazione: «Non abbiamo elementi sul corpo dell’autore che ci confermino ciò, verosimilmente c’è stato qualche momento di concitazione durante cui ha perso la soletta», conclude Covetti. L’uomo comunque non sarebbe riuscito a portare via nulla dall’abitazione. L’arma del delitto non è stata ancora ritrovata; non è escluso che sia stata presa tra le stoviglie della cucina delle sorelle Mogavero.
Nella casa in cui è stato rintracciato il 30enne, lavati da poco tempo tanto da essere ancora umidi, sono stati recuperati anche un paio di jeans e una felpa con cappuccio che, grazie ad un test tramite reagenti, risultavano intrisi di sangue così come un paio di calzini trovati fra i panni sporchi. Elementi ritenuti dagli investigatori «gravi indizi di colpevolezza» sulle spalle di Modica. Il pregiudicato è stato arrestato poi nella notte e, dopo l’interrogatorio da parte del pubblici ministeri e trasferito in carcere.
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