E’ durato più di quattro ore l’interrogatorio di Veronica Panarello, in stato di fermo dalla notte di lunedì scorso per l’omicidio del figlio di otto anni Lorenzo Stival. Ieri la donna ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminare di Ragusa Claudio Maggioni, alla presenza del sostituto procuratore Marco Rota e assistita dal suo legale di fiducia, l’avvocato Francesco Villardita. La decisione sulla convalida avrà come termine ultimo le 21.03 di oggi, giornata in cui il giudice scioglierà la riserva. Durante il lungo interrogatorio di garanzia Veronica Panarello, indagata per omicidio volontario e occultamento di cadavere con l’aggravante del legame parentale, come ha raccontato l’avvocato all’uscita dal carcere di piazza Lanza a Catania, ha ripercorso tutti i momenti salienti degli ultimi giorni. «Ha risposto a tutte le domande senza alcun tipo di cedimento riconfermando integralmente la stessa versione dei fatti che è stata data in questi giorni a investigatori e magistrati. Ha manifestato – ha proseguito – la propria disponibilità a collaborare con le forze di polizia e la magistratura».
Smentita l’ipotesi circolata nelle ore immediatamente precedenti l’interrogatorio sulla possibilità di far vedere all’indagata alcuni filmati delle telecamere di video sorveglianza installate nel paese di Santa Croce Camerina. Un film di quel sabato 29 novembre. Giornata della scomparsa e del successivo ritrovamento del cadavere all’interno di un canalone al Mulino Vecchio, da parte del cacciatore Orazio Fidone. «Ha risposto – ha puntualizzato l’avvocato Villardita – unicamente sulla base degli atti e sui fotogrammi stampati, a colori, ma nessun filmato. Si è difesa sugli atti processuali in suo possesso fino in questo momento». Uno dei punti chiave dell’indagine, rimane proprio quello relativo agli spostamenti. La donna ha infatti sempre sostenuto di aver accompagnato il figlio a scuola. Sul punto nei prossimi giorni potrebbe arrivare una richiesta di incidente probatorio; pare infatti che gli orari degli occhi elettronici di Santa Croce Camerina non fossero sincronizzati tra loro negli orari di ripresa.
Veronica Panarello si è soffermata, sollecitata dalle domande del gip, anche sulle fascette di plastica. Strumento con cui, secondo gli inquirenti, potrebbe essere stato strangolato il figlio. «Le ha consegnate – ha continuato l’avvocato – alle maestre per dare un contributo all’accertamento della verità». Villardita ha inoltre smentito la possibilità che la sua assistita possedesse un telefono segreto. Un secondo cellulare, come ha raccontato la sorella Antonella ai giornalisti, che però non è stato mai trovato. «La mia assistita – ha aggiunto il legale – ha negato la presenza di un altro telefonino e ha messo a disposizione quello che aveva, lo ha consegnato spontaneamente alla magistratura quando era ancora libera».
Alcuni tra i nodi irrisolti potrebbero venire al pettine con gli esami del dna. Dagli accertamenti in laboratorio infatti si capirà se sotto le unghie del bambino siano rimaste tracce del suo aggressore. La pista sessuale, il bambino venne ritrovato con i pantaloni sbottonati e senza gli slip, sembra perdere sempre di più valore, nonostante non sia stata ancora esclusa in maniera ufficiale in attesa dell’esito della perizia medico legale. La giovane madre resta intanto nel braccio Etna nell’ala femminile del carcere etneo all’interno di una cella singola, sorvegliata a vista per motivi di sicurezza dagli agenti della polizia penitenziaria.
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