Figlio del segretario della Cgil Giuseppe Fallica, il giovane lavorava da 12 anni nel Principato di Monaco, dove si era trasferito dopo le scuole superiori. Era tornato ai piedi dell'Etna a giugno, quando si era sposato con una coetanea paternese, con la quale viveva a Mentone, in Costa Azzurra
Omicidio a Montecarlo, la vittima era di Paternò Ucciso dal collega il cuoco 30enne Alfio Fallica
Trent’anni, da dodici lavorava nel Principato di Monaco dove si era trasferito subito dopo le scuole superiori. Alfio Fallica, nato e cresciuto a Paternò, faceva il cuoco al ristorante Pulcinella in rue de Portier, a Montecarlo. Ed è lì che è stato ucciso a coltellate nel tardo pomeriggio di ieri, mentre il suo cadavere è stato ritrovato dalle forze dell’ordine solo intorno alle 22. Il giovane, che a giugno era tornato nel Paternese per sposarsi con una concittadina, sarebbe stato ammazzato dall’aiuto-cuoco Ricard Nika, suo coetaneo di origini albanesi ma sempre residente a Bordighera (in Liguria).
L’omicidio sarebbe scaturito da una lite sul posto di lavoro, per cause ancora da accertare. Nika sarebbe stato fermato dai carabinieri dopo essere stato visto vagare per la strada, confuso e con gli abiti sporchi di sangue. Dopo essere stato fermato, il 30enne avrebbe solo detto: «Ho commesso qualcosa di grave in un ristorante di Monaco», prima di scegliere il silenzio. Il delitto è avvenuto con un coltello da cucina, quando nel locale non c’erano più persone, all’interno di una cantina dell’esercizio commerciale. Dopo il delitto, Ricard Nika – ferito a un braccio durante la lite – sarebbe salito sul suo scooter e sarebbe tornato a Bordighera, dove poi è stato fermato.
Alfio Fallica viveva con la neomoglie a Mentone, un piccolo Comune francese sulla Costa Azzurra a pochi chilometri da Montecarlo. Era figlio di Giuseppe Fallica, noto a Paternò per essere il segretario della Cgil locale. Il padre e i familiari sono partiti subito alla volta del Principato di Monaco. In paese, intanto, nessuno ha voglia di parlare. Solo il consigliere comunale Ezio Messina, che lavora per la Camera del lavoro, si lascia andare a un commento: «Abbiamo cresciuto Alfio come un figlio, non riesco ancora a crederci».