«Sentite puzza?». Una domanda ripetuta come un mantra, a ogni tappa del giro che la società Oikos ha organizzato alla discarica di Valanghe d’inverno, in territorio di Motta Sant’Anastasia. «Siete qui, sul fronte dei rifiuti. Qui sentite puzza?», chiedono dall’azienda della famiglia Proto. A poche decine di metri di distanza, diversi escavatori scalano una montagna di spazzatura e la spostano. La abbancano, mentre tutto intorno le dune di munnizza sono già coperte da enormi teloni scuri. È un tour guidato riservato ai giornalisti e organizzato dall’impresa in una «operazione trasparenza» che arriva dopo le audizioni della commissione Ambiente all’Assemblea regionale siciliana. C’erano i sindaci di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco, «ma noi non siamo stati invitati e lo abbiamo richiesto».
Insieme all’avvocato Rocco Todero – che si occupa dei numerosi ricorsi alla giustizia amministrativa per conto di Oikos – c’erano tecnici, ingegneri, consiglieri d’amministrazione (tra questi, anche Chicco Sudano, figlio del senatore democristiano Mimmo e cugino della senatrice Valeria). Giacche, cravatte e caschetti gialli per garantire che lì tutto è a posto, nella difesa d’ufficio dell’impianto più contestato della Sicilia orientale. «L’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, è un provvedimento di carattere tecnico-amministrativo – precisa Todero – e non politico. Se la politica ha delle obiezioni tecniche, le metta in campo. Se invece il problema è che Oikos sta antipatica a qualcuno, si mettano il cuore in pace». L’Aia è stata rinnovata ad agosto e per dieci anni, tra i feroci attacchi dei comitati di cittadini, del Movimento 5 stelle e dell’avversario di sempre della discarica: il sindaco di Misterbianco Nino Di Guardo.
In effetti, quello che svetta sui rifiuti non è il centro urbano mottese, ma quello misterbianchese. A distanza di un chilometro (metro più, metro meno), c’è il cuore dell’opposizione agli impianti di smaltimento dei rifiuti solidi urbani della famiglia Proto. «Sentiamo la puzza», è lo slogan del comitato No discarica del Comune retto da Di Guardo. Stesso motto del comitato gemello, a Motta Sant’Anastasia, che però non ha il medesimo supporto da parte dell’amministrazione comunale. Anastasio Carrà, sindaco leghista della città che ospita Valanghe d’inverno, dalla lotta per la chiusura degli impianti si è tenuto lontano. «Se la puzza è così leggera qua, che siamo dentro la discarica…», riflette Todero.
Sta di fatto che gli agguerriti nemici dell’impianto dei Proto si moltiplicano. «A oggi non ci sono evidenze di inquinamento negli impianti di Tiritì e Valanghe d’inverno», sottolinea Federico Vagliasindi, professore di Ingegneria sanitaria e ambientale all’università di Catania e, soprattutto, consulente di Oikos. È lui una delle persone che si occupa di vigilare sul rispetto delle norme nella discarica. In quella di Valanghe d’Inverno, ancora operativa, e in quella di Tiritì, esaurita dal 2013 e in attesa dell’autorizzazione per il progetto di chiusura. «La puzza… – continua Vagliasindi – è chiaro che se uno non fa un impianto di biogas per bene, delle fughe possono esserci. Ma non è questo il caso. Con l’ultima Aia ci è stato chiesto, addirittura, un potenziamento dei controlli. Si fanno anche delle verifiche olfattometriche…».
E allora, quest’odore lamentato dai cittadini? «A volte gli odori possono derivare da un autocompattatore con l’autista che si ferma al bar. Magari gocciola un po’ di percolato, resta sulla strada, vicino alle abitazioni, e da lì arriva la puzza… È chiaro che quando un camion ha fatto quattrocento chilometri, magari sotto il sole e con quaranta gradi all’esterno, il passaggio può essere spiacevole». Ma il problema, ribadiscono, non è della discarica. «La discarica è come un frigorifero: se uno ci mette dentro un formaggio andato a male e quando apre lo sportello c’è da svenire, la colpa è di chi ci ha messo dentro il formaggio o del frigorifero?», semplifica l’avvocato Todero.
Il riferimento, neanche troppo velato, è ai camion della Rap, Risorse ambiente Palermo, lasciati fuori dai cancelli della Oikos poiché, come svelato da MeridioNews, tentavano di conferire rifiuti contaminati. Vale a dire con eccessive percentuali di umido e sostanze putrescibili all’interno di un impianto che, da dicembre 2016, accoglie solo la frazione secca della spazzatura. «Il disagio dei cittadini siamo i primi a volerlo risolvere – prosegue Rocco Todero – Ma col supporto di dati scientifici certificati». «Qui facciamo controllo e sorveglianza su tutte le matrici indicate dalla normativa di riferimento», conclude Marcella Belfiore, ingegnera della società Omnia engineering. Un’impresa con sede proprio accanto alla Oikos, che si occupa delle verifiche ambientali. «Controlliamo le acque sotterranee e superficiali, lo stato del corpo della discarica per verificare i cedimenti, la qualità dell’aria, del biogas e del percolato prodotto – aggiunge – A Tiritì si fanno esami anche sulle emissioni superficiali».
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