Norman Zarcone due anni dopo

Sono passati quasi due anni da quel 13 settembre 201o, quando il giovane dottorando in lettere, Norman Zarcone, si tolse la vita buttandosi dal settimo piano della facoltà di Palermo, in viale delle Scienze. Oggi dalla Francia arriva un gesto di solidarietà per la famiglia Zarcone, il presidente Francois Hollande scrive: “Per la sua questione ho interessato il ministro degli esteri”.

Il giovane Norman non si tolse la vita per una semplice depressione giovanile, le cause furono ben diverse. Lottava con convinzione contro le baronie universitarie di un sistema fin troppo colluso, raccontando sempre in famiglia dei soprusi che subiva all’università, lamentandosi del fatto che passassero avanti sempre i raccomandati e dei suoi capitoli della tesi di dottorato scomparsi improvvisamente.

Aveva 27 anni, un curriculum di tutto rispetto. Aveva preso la tessera di giornalista pubblicista ed in estate di, tanto in tanto, svolgeva l’attività di bagnino. Ma un nodo alla gola insopportabile da digerire lo portò a mettere fine alla sua vita. Voleva lanciare un messaggio ai suoi coetanei.

Dopo la sua morte il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso il proprio personale cordoglio alla famiglia Zarcone, l’Ordine nazionale dei Giornalisti di Sicilia ha istituito due borse di studio in sua memoria e diversi disegni di legge sono stati presentati all’Ars per far nascere una fondazione a lui dedicata, iniziative rimaste fino ad oggi arenate a Palazzo dei Normanni.

Il padre Claudio, che in memoria del figlio ha di recente pubblicato il libro “Il cane di Zenone è molto più veloce di me”, dopo la nota ricevuta dal presidente francese si è detto contento: “Non posso che ringraziare il presidente Hollande per la sua sensibilità. Spero che un suo intervento possa essere utile a muovere le acque e le coscienze su una questione che non riguarda soltanto mio figlio, ma un’intera generazione di talenti senza futuro, oggi riconosciuta come generazione Norman”.

“La politica – conclude Zarcone – ha cannibalizzato il gesto di mio figlio per poi fare spallucce e argomentare in maniera capziosa, indecorosa. Non avevo di certo chiesto io la nascita della Fondazione, che negli scopi doveva essere fucina di libero pensiero e laboratorio di legalità, ma oggi devo registrare la falsa coscienza dei nostri politici e la loro volontà auto conservativa, a dispregio di valori nobili e iniziative dalla condivisa nervatura sociale. Ma riflette bene: valori nobili, fucina di idee, laboratorio di legalità, dramma generazionale, hanno mai prodotto sottogoverni o accontentano i “clientes?”.

Oggi, nonostante ciò, il disagio di Norman rimane un problema che coinvolge tanti giovani ragazzi della sua generazione e la baronia universitaria continua ad essere una causa difficile da affrontare.

Foto di Norman zarcone tratta da liliumjoker-liliumjoker.blogspot.com

Carla Andrea Fundarotto

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