Nicastri-Arata, domani inizia il processo sulle rinnovabili Alla sbarra anche funzionari, imprenditori e prestanomi

Il giorno è arrivato. Domattina al palazzo di giustizia di Palermo avrà inizio il processo per corruzione aggravata a Vito Nicastri. Il re delle pale eoliche già condannato in primo grado, in un procedimento separato, a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Il ritorno in aula arriva otto mesi dopo la notizia delle prime perquisizioni a carico anche di Paolo Arata, l’ex parlamentare di Forza Italia diventato socio e accusato di essere l’ultimo prestanome del 63enne alcamese. 

L’inchiesta ha trascinato con sé oltre ai figli del duo Nicastri-Arata, Manlio e Francesco, anche i funzionari della Regione Alberto Tinnirello e Giacomo Causarano, quest’ultimo ha scelto il rito abbreviato, e del funzionario del Comune di Calatafimi Angelo Mistretta. A loro, poi, si aggiungono anche Antonello Barbieri, il milanese che avrebbe schermato la presenza di Nicastri al punto di riuscire a consentirgli di riprendersi una società direttamente dalle mani del tribunale che gliela aveva confiscata, e Francesco Isca, imprenditore che con Nicastri condividerebbe non solo la provincia di provenienza e il fiuto imprenditoriale, ma anche i contatti con Cosa nostra.

All’udienza di domani si arriverà con la consapevolezza che un filone dell’inchiesta sta continuando ad andare avanti. È quello aperto a Roma, in cui a essere coinvolto è anche Armando Siri, il senatore leghista e sottosegretario del primo governo Conte. In lui, Paolo Arata avrebbe scommesso per riuscire a ottenere le misure legislative necessarie a rendere ancora più appetibili e remunerative le attività nel settore delle rinnovabili. Dal minieolico al biometano. Siri, tuttavia, non è l’unico politico di rilievo su cui avrebbe confidato Nicastri e Arata: i due, infatti, per cercare corsie preferenziali alla Regione avrebbero allacciato rapporti con gli assessori Mimmo Turano e Toto Cordaro. Tutti loro, seppur non toccati dall’indagine, sono stati ascoltati dai magistrati della procura di Palermo. Così come il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè. Nell’agenda dei magistrati, alla voce persone da sentire a sommarie informazioni, è appuntato anche il nome dell’assessore all’Energia Alberto Pierobon.

Davanti al giudice, i legali dei Nicastri si presenteranno con la richiesta di accogliere il patteggiamento a due anni e nove mesi, dopo l’accordo trovato con l’accusa, anche in considerazione della collaborazione avviata in estate dai due alcamesi con i magistrati. Di fatto si tratterà di un secondo tentativo: il mese scorso, infatti, il giudice per l’udienza preliminare ha rigettato l’istanza ritenendo troppo ridotta la pena proposta.


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