Nello Musumeci l’uomo del centrodestra «La mia candidatura scelta dai siciliani»

«Coerente con me stesso». Così si definisce Nello Musumeci, uno dei due candidati al posto di presidente della Regione Siciliana espressione del centrodestra. Lanciato da Gianfranco Micciché ha poi proseguito la sua corsa appoggiato da La Destra, Fare Italia, Pdl e Cantiere popolare. Lo abbiamo intervistato prima della scadenza elettorale fissata per il prossimo 28 ottobre. E tra esortazioni ai giovani, preoccupazioni per la salute dei cittadini e dell’ambiente, spiega cosa è successo con Micciché, parla di un codice etico per la politica e conclude con un «non so» in merito alla vicenda del Muos di Niscemi.

Musumeci, Gianfranco Micciché ha proposto la sua candidatura, salvo poi tirarsi indietro e presentarsi in prima persona pochi giorni dopo agitando il vessillo dell’autonomismo. Perché è successo? È stato l’accordo con il Pdl a far saltare quello con Grande Sud?
«Miccichè ha voluto giocare la sua partita della disperazione e del rancore, piuttosto che vedere riconosciuti i suoi meriti per avere dato una via d’uscita al centrodestra siciliano, indicando il mio nome. Ha prevalso in lui, invece,  il suo livore personale verso  amici diventati nemici. Spero che abbia fatto una seria autocritica. E poi non mi venga a parlare di autonomismo: la mia è l’unica candidatura scelta dai siciliani e in Sicilia, senza nessun accordo tra le segreterie dei partiti».

Lei provò già nel 2006 a diventare presidente dei siciliani, in rottura con la ricandidatura di Totò Cuffaro che comunque vinse. All’epoca il Pdl appoggiava proprio l’ex presidente adesso in carcere. Come motiva oggi ai siciliani questa alleanza?
«All’epoca non solo il Pdl appoggiava Cuffaro, ma anche chi, dopo esserne stato ‘azionista di maggioranza’, ne ha demonizzato l’attività avendone ottenuto i voti. La mia collocazione politica è da sempre nel centrodestra: sono stato coerente con me stesso. Il Pdl adesso ha assecondato la scelta dei siciliani, Nello Musumeci, candidato ideale per la presidenza, indicata nei mesi scorsi con numerosi sondaggi».

Crede che l’assenza di condanne per mafia o contro la pubblica amministrazione sia sufficiente perché un candidato sia attendibile agli occhi della gente come persona onesta? Non sarebbe meglio essere incensurati? Ci sono candidati condannati tra i suoi?
«Abbiamo rispettato il codice etico per offrire  agli elettori le così dette liste pulite, vietando la candidatura a chi è stato condannato o è rinviato a giudizio per determinati reati. Nei giorni scorsi, ad esempio, è emersa l’inopportunità di una candidatura nel Messinese e la campagna elettorale del candidato è stata immediatamente sospesa. Questo per quanto riguarda il presente.  Per il futuro intendo introdurre le norme anticorruzione e del codice etico per dirigenti, funzionari e politici».

Come si può migliorare la sanità siciliana spendendo molto meno ed evitare che i cittadini siano costretti a scegliere tra un servizio scadente pubblico o uno veloce e privato? Per non parlare dei viaggi della speranza in altre regioni d’Italia.
«Voglio realizzare un modello di sanità che garantisca il diritto alla salute a tutti, dove i vertici siano scelti per capacità ed esperienza e la valutazione dei curricula sia l’unico parametro per assegnare incarichi di responsabilità. Abbiamo strutture e medici d’eccellenza che devono ritrovare la possibilità di lavorare al meglio e questo limiterebbe i viaggi della speranza. Bisogna riorganizzare le Asp secondo criteri più razionali: non ce ne può essere una per duecentomila residenti e una per quasi due milioni di utenti».

Sembra essere di moda dire ai giovani: “Non mollate! Noi vi aiuteremo. Abbiate fiducia”. Lo ha detto anche lei. Ma in cosa esattamente dovrebbero avere fiducia? Perché le intelligenze costrette a lasciare la Sicilia dovrebbero rimanere?
«Prima che essere un candidato alla Presidenza sono un padre, con tre figli,  due dei quali precari. Da padre e da uomo adulto non posso che incoraggiare i ragazzi di oggi e incitarli ad allontanarsi da modelli sbagliati che purtroppo vengono riproposti continuamente nella società. Nel mio programma elettorale ho previsto interventi a sostegno dell’autoimprenditorialità, dell’apprendistato – perché il lavoro manuale non va demonizzato, tutt’altro – delle piccole e medie imprese, delle attività artigianali e agricole. Il mito del posto fisso appartiene ormai al passato. Il lavoro va cercato con fantasia e difeso con tenacia».

In Sicilia ci sono luoghi e siti culturali e naturali in ogni dove, ma pressoché nessuna organizzazione, internazionalizzazione, disponibilità verso il turista, soprattutto straniero, e utilizzo capillare. Cosa fare?
«Chi si lamenta, oggi, ha ragione da vendere perché questo tesoro è stato spesso dimenticato, ignorato, se non offeso. Tutti i beni dell’isola – archeologici, paesaggistici, monumentali, artistici – vanno trasformati in volano per innescare processi economici virtuosi. Sviluppo significa sfruttare le risorse locali, umane e materiali; esportare la nostra creatività all’estero; riqualificare il patrimonio immobiliare inerte o dismesso; creare partenariati eccellenti con il mondo dell’impresa, formulare modelli di gestione co-partecipata, promuovere servizi al pubblico; dialogare con gli altri enti locali per circuiti efficienti e integrati; riqualificare le zone periferiche, le aree di archeologia industriale e gli edifici dismessi e al contempo rivitalizzare i centri storici prevedendo la costituzione di “distretti dell’arte”. Agevolazioni per gli artisti, le associazioni e i piccoli imprenditori di settore. ?E sono solo alcuni esempi possibili, per riconsiderare la cultura in termini dinamici e di sviluppo».

Perché non si riesce mai a spendere i soldi stanziati per l’isola dalla comunità europea che puntualmente tornano indietro?
«Il problema non è solo la quantità della spesa, che è ridottissima, ma anche la qualità. Nel mio programma prevedo la destinazione dei fondi europei a sostegno delle Pmi, dell’artigianato, dei servizi alle imprese e della formazione, evitando la dispersione delle risorse e/o la loro restituzione; la  concentrazione dei fondi europei e FAS non spesi su un programma di infrastrutture pubbliche. La redazione del Piano per l’impiego dei dieci miliardi di euro di fondi europei attualmente non spesi del periodo 2007-2013 e la programmazione e totale utilizzo dei Fondi europei 2013-2020 per rendere la nostra Regione un punto di eccellenza tra quelle ad Obiettivo uno».

In Sicilia quasi non esistono le isole ecologiche e le percentuali di raccolta differenziata sono molto basse. Crede che gli inceneritori rappresentino una soluzione? Verso quale direzione andranno le sue scelte nel caso in cui venisse eletto?
«I termovalorizzatori sono antieconomici. Me lo dicono gli esperti e io ne prendo atto. Sono dunque sensibile alla necessità del potenziamento della raccolta differenziata attraverso incentivi ai Comuni virtuosi (che accrescano la quota almeno del 5% l’anno) e il sostegno al  sistema di imprese locali per il riciclo a valle di una diffusa raccolta differenziata».

Altro tema calda in questi giorni è quello del rapporto con i siti militari Usa nell’isola. Molte le proteste anche contro il sistema di antenne radio ultrapotenti Muos a Niscemi, peraltro appena sequestrato dalla magistratura perché dannoso per la salute umana. Che potere decisionale ha la regione in merito a scelte di fattibilità e ubicazione di questo tipo? Cosa ne pensa personalmente?
«Non credo che il presidente della Regione Siciliana abbia competenze in materia di trattati internazionali, tanto meno in caso di accordi militari. Al di là delle caratteristiche operative della base, sulle quali non entro nel merito, rilevo un ottimo rapporto tra i militari e i civili in servizio in quella base e la popolazione catanese. Sul Muos di Niscemi è intervenuta la magistratura. Non conosco la vicenda e quindi non posso esprimere un’opinione, ma evidentemente se si è arrivati a un sequestro dell’area ci saranno stati i presupposti».

 

[Foto di Nello Musumeci]


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