La vicenda del laboratorio catanese e dei suoi sessanta dipendenti è stata discussa al ministero dello Sviluppo economico. Il futuro dipenderà anche dalla Regione, che può rivalersi sull'azienda privata. «Confidiamo che l'ente salverà i posti di lavoro», dice la sindacalista della Cgil Margherita Patti
Myrmex, incontro al ministero Cgil: «Azienda vuole chiudere»
Per i lavoratori dell’azienda Myrmex il 2015 si chiuderà con qualche garanzia in più ma ancora con qualche ansia. Si è tenuto oggi l’incontro al ministero delle Attività produttive (Mise) che ha visto protagonisti l’assessore regionale al ramo Mariella Lo Bello, il ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (Miur), le sigle sindacali Cgil e Rsu e, per conto dell’azienda, l’amministratore delegato Gian Luca Calvi accompagnato dal suo legale.
«I vertici dell’azienda hanno ribadito il rifiuto di ritirare la procedura di licenziamento – commenta Margherita Patti, sindacalista Cgil – L’intenzione è chiudere, non interessa altro. Non abbiamo mai avuto dubbi sulla loro posizione». Il Miur, che nell’agosto 2013 ha stanziato tre milioni di euro a favore di Myrmex e che partecipava da tempo ai progetti del laboratorio, esprime perplessità in merito alla continuazione dei rapporti con l’azienda di Gian Luca Calvi – nipote del banchiere Roberto Calvi – e all’emissione dell’ultima tranche di finanziamenti.
La Myrmex, infatti, dalla sua entrata in gioco (nel 2011) a oggi ha presentato diversi piani industriali senza mai attuarli, aveva tempo fino al settembre scorso per mettersi in attività. Alla luce di ciò, il Miur si riserverà un periodo di valutazione fino al 31 dicembre, al termine del quale deciderà se e come rinnovare la collaborazione. «In assenza del finanziamento del Miur, la Regione ha manifestato la sua volontà di usufruire della clausola, prevista nell’accordo di cessione del laboratorio – aggiunge Patti – che le offre la possibilità di riacquistare l’intero complesso (del valore stimato per 40 milioni di euro, ndr), al costo di un euro», la stessa cifra pagata da Calvi per acquistarlo.
L’obiettivo dovrebbe essere «rivalorizzare la struttura con la collaborazione dell’Università di Catania». Ma l’ateneo catanese, pur avendo offerto la sua disponibilità a un incontro, a oggi non ha ancora incontrato la parti. L’alternativa invece sarebbe «cedere il laboratorio a terzi – precisa la sindacalista Cgil – Ma aspettiamo un altro tavolo tecnico con regia ministeriale dopo il 31 dicembre». Il sindaco chiede alla Regione di garantire il mantenimento dei posti di lavoro: «Confidiamo che l’ente salverà le sessanta famiglie dei dipendenti. Potrebbe rappresentare un caso esemplare di come le istituzioni pubbliche difendono il lavoro mentre il privato le dismette», conclude Patti.