Proveniente dal Gambia, è sbarcato in Italia quando aveva sedici anni. Ha giocato prima a Riposto, nella Russo Calcio, poi a Mussomeli, dove ha incontrato anche compagni che lo hanno preso di mira. «In allenamento nessuno mi voleva nel suo gruppo perché dicevano che ero troppo veloce»
Musa, dal barcone ai campetti di calcio siciliani Aiuti e gomitate tra i dilettanti, col sogno serie A
«Sono arrivato in Italia con un barcone tre anni fa, nel 2014, quando avevo quasi 16 anni». Il viaggio di Musa Susso parte dal Gambia, Paese in cui è nato nel 1998. Adesso Musa di anni ne ha 19 e sogna di diventare un calciatore. Un desiderio realizzato in minima parte, dato che la scorsa stagione ha giocato in Eccellenza con la maglia del Mussomeli. «Sono stato costretto a fuggire – spiega il ragazzo a MeridioNews –. Nel mio Paese il presidente è un dittatore, ma ho dovuto lasciare lì la mia famiglia. Siamo otto, oltre ai miei genitori ho tre fratelli e due sorelle. Per fortuna riesco a mantenermi in contatto con loro grazie al cellulare».
Parla un italiano zoppicante Musa, mentre ci spiega come ha cominciato a inseguire un pallone e, con esso, anche i suoi sogni: «Non sapevo nulla del calcio italiano. In Gambia giocavo con alcuni amici per strada, ho cominciato da molto piccolo. Quando sono arrivato qui, ho continuato a giocare con alcuni amici all’interno dello Sprar (il centro che fa parte del Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati, ndr), perché c’era un campetto lì vicino».
La carriera di Musa Susso parte proprio dai campi polverosi in cui si divertiva con gli amici, qualcuno lo ha notato e lo ha segnalato a una società di calcio: «Ho fatto un provino per la Russo Calcio di Riposto, in prima categoria. Ho iniziato ad allenarmi con loro, ma a quel tempo non avevo ancora i documenti, così mi hanno detto che non avrebbero potuto tesserarmi. Sono rimasto una stagione, loro non avevano soldi per pagarmi ma quantomeno mi hanno dato l’opportunità di avere una casa».
La questione dei documenti è sicuramente una delle più annose per quanto riguarda i rifugiati come Musa: «Adesso per fortuna è tutto a posto. Quando sono arrivato in Italia ad aiutarmi è stato lo Sprar, mi hanno dato una grossa mano anche ad integrarmi e soprattutto sono stati determinanti nel consentirmi di giocare a calcio, perché io volevo allenarmi. Con loro sono andato al Comune per la residenza che ho ottenuto a Francofonte, in provincia di Siracusa. Adesso vivo a Mussomeli, a darmi una mano è la società che mi permette di avere un tetto sopra la testa. Al momento lavoro in un bar in paese e mi trovo molto bene».
Integrarsi al Mussomeli non è stato facile per Susso. Il rapporto con i compagni di squadra, infatti, è stato contraddistinto da alti e bassi, con difficoltà soprattutto nella prima parte della stagione. «Con alcuni litigavo sempre, sia a casa sia al campo. A casa vivevo con tre ragazzi, essendo musulmano prego diverse volte al giorno e il mio cellulare mi avvisa. La prima preghiera è alle 7 di mattina e questo non è andato giù a un mio compagno che poi al campo diceva che si stava allenando male perché non era riuscito a dormire per colpa mia. Quindi gli ho chiesto scusa».
Anche in campo, però, Mussa riscontra comportamenti per nulla accoglienti da parte di alcuni compagni: «Al primo allenamento ho ricevuto una gomitata senza motivo da un ragazzo, ed è successo ancora qualche altra volta. Sono andato a parlare con la società e col mister. Anche quando correvamo nessuno mi voleva: il mister ci divideva in due gruppi, e ogni gruppo mi mandava via per farmi allenare con l’altro. Nessuno voleva correre con me, perché dicevano che io ero troppo veloce. In allenamento, però, non si usa la velocità…».
Episodi che tuttavia non si sono più ripetuti dopo i primi mesi. «A dicembre sono arrivati tanti nuovi ragazzi, tutti bravi per fortuna e con loro mi sono integrato alla perfezione. Non so cosa mi riserverà il futuro e se continuerò qui al Mussomeli. Il presidente della Russo Calcio mi ha chiamato per dirmi che loro vorrebbero che io tornassi a Riposto. Il mio procuratore, inoltre, mi ha detto che dovrei fare un provino per alcune squadre di serie C o D». Mussa si augura che siano tutte tappe intermedie in vista del traguardo: «Voglio diventare un giocatore professionista. Un giorno spero di portare la mia famiglia in Italia».