Nel luglio 2013 l’associazione Rita Atria denunciava il dirigente regionale Gaetano Gullo per falso ideologico e abuso in atti di ufficio. È lui ad aver messo la firma sul decreto che annullava la revoca delle autorizzazioni, dando il via a una nuova fase di avanzamento dei lavori dell’impianto Muos di Niscemi. Secondo l’associazione lo avrebbe fatto estrapolando e decontestualizzando una parte della relazione dell’Istituto Superiore della Sanità, attribuendo a questo ente la conclusione che il Muos non sarebbe stato in nessun modo pericoloso. Per due volte la Procura di Palermo ha chiesto l’archiviazione di quella denuncia e in entrambe le volte il gip l’ha rigettata. Il secondo no è arrivato proprio due giorni fa.
Esattamente un anno fa, nel maggio del 2014, il gip Sergio Zino aveva rigettato la prima richiesta di archiviazione della procura, contro cui l’associazione Rita Atria, tramite Nadia Furnari, componente del direttivo nazionale, e del proprio difensore, l’avvocato Goffredo D’Antona, si era opposta. In quell’occasione il gip ordinava al pubblico ministero nuove indagini che si sono concluse il 3 febbraio 2015 con una nuova richiesta di archiviazione e una nuova opposizione da parte dell’associazione.
Ma di nuovo il gip Zino del tribunale di Palermo, con il provvedimento del 26 maggio, ha accolto l‘opposizione restituendo per l’ennesima volta gli atti al magistrato. Nelle motivazione il giudice afferma che vi sono «profili di nullità e varie incongruenze nel provvedimento impugnato» e ciò perché, così come affermato anche dal Tribunale amministrativo regionale che a febbraio ha dichiarato abusivi i lavori per il Muos, la cosiddetta «revoca della revoca non avrebbe potuto basarsi unicamente e semplicemente sulle deduzioni contenute nella relazione redatta dall’Istituto superiore di sanità».
Il giudice in questo caso va oltre e parla di «carenze e contraddittorietà della motivazione del provvedimento» (quello firmato da Gullo, cioè la revoca della revoca dei permessi ndr) tali da indurre «ad ulteriori sospetti sulla eventuale, possibile strumentalità, e sul fatto che questo possa essere ispirato da fini differenti rispetto alle prerogative proprie dell’organo che lo ha emesso, ed agli scopi precipui che dovrebbe perseguire».
Ed ancora, e come sempre sostenuto dall’associazione Rita Atria nelle sue denunce, il giudice conferma che «nel provvedimento non si dà minimamente atto delle complesse problematiche, segnale dallo stesso Iss, ed è stata data per acquista apoditticamente soltanto quella parte della relazione in cui si escludono i limiti imposti dalla legislazione italiana».
Il Muos, l’impianto satellitare per le comunicazioni militari, si trova dal 1 aprile sotto sequestro. Il provvedimento è stato chiesto dal procuratore capo di Caltagirone Giuseppe Verzera, a seguito della sentenza del Tar di Palermo. Ed è stato concesso dal gip. L’avvocatura dello Stato per conto del ministero della Difesa ha impugnato il provvedimento, ma il tribunale del Riesame, lo scorso 27 aprile, ha rigettato questa richiesta confermando il sequestro.
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