A Innsbruck i Mondiali su strada di ciclismo scrivono una pagina storica: a trionfare è il 38enne spagnolo. Quinto Moscon. Nibali, il coraggio non basta: lo squalo, fiaccato dagli infortuni, prova a tenere il ritmo del gruppo di testa, ma cede a mezz'ora dalla fine
Mondiali di ciclismo: oro Valverde, Nibali si arrende Messinese fuori forma, staccato su penultima salita
Lo scorso marzo, quando aveva provato per la prima volta il circuito del Mondiale 2018, Vincenzo Nibali era stato molto chiaro: «Non ho mai visto un percorso così duro e particolare: la prima salita da 8 km quando si raggiunge il circuito finale è impegnativa. L’ascesa conclusiva di 3 km, con punte del 28 per cento, sarà ancor più complicata». Ci aveva visto giusto lo squalo dello Stretto, pronosticando con mesi d’anticipo come questa edizione austriaca del campionato del mondo avrebbe creato molta selezione. Una delle vittime del tracciato di Innsbruck, oggi, è stato proprio lui. Non aiutato da una condizione precaria legata all’infortunio patito al Tour de France, il messinese ha resistito fino alla terribile salita di Igls, staccandosi poi dal gruppo dei primi e lasciando la fascia di capitano a Gianni Moscon, autore alla fine di un ottimo quinto posto.
La vittoria finale è andata a un corridore che può essere annoverato come una vera e propria leggenda vivente. Alejandro Valverde, 38 anni, soprannominato El imbatido, ha chiuso il cerchio di una carriera memorabile, aggiungendo a cinque Freccia Vallone, quattro Liegi-Bastogne-Liegi e 17 tappe nei grandi giri anche l’iride del Mondiale. Nibali, assieme al francese Alaphilippe, era dato tra i favoriti della vigilia. Il gruppo con tutti i migliori (con l’unica assenza di Simon Yates) è rimasto compatto fino all’ultimo giro: Spagna e Italia hanno gestito la situazione, andando a riprendere i fuggitivi Langen (Norvegia) e Asgreen (Danimarca). Sulla salita di Igls si stacca presto il ragusano Damiano Caruso, dopo aver svolto un lavoro encomiabile per la squadra: Nibali crolla poco dopo.
A dar man forte al nuovo capitano azzurro sono rimasti così Alessandro De Marchi e Domenico Pozzovivo. Nello strappo finale del Gramartboden De Marchi crolla subito, con Moscon che rimane nel gruppetto capeggiato dai francesi Pinot, Bardet e Alaphilippe. Quest’ultimo cede, in testa restano in quattro: il canadese Woods, il francese Bardet, lo spagnolo Valverde e l’azzurro Moscon che, purtroppo, alza bandiera bianca nel tratto più duro, venendo scavalcato anche dall’accorrente Dumoulin (Olanda). Nella discesa conclusiva, proprio Dumoulin aggancia i tre fuggitivi: il finale risulta poi favorevole a un finisseur come Valverde che, in volata, batte Bardet, Woods e Dumoulin. Moscon arriva quinto a 13 secondi. È il trionfo di un campione che, così, sconfigge una vera e propria maledizione: prima di questa edizione, infatti, erano arrivati due secondi posti e ben quattro medaglie di bronzo per lui.
Vincenzo Nibali, alla fine, è giunto 49esimo in compagnia del colombiano Henao Montoya: il distacco dal vincitore, notevole, è stato di sei minuti e due secondi. Non si possono muovere grandi appunti al campionissimo siciliano, giunto a questa prova iridata con troppi interrogativi legati alla sua condizione. La frattura della vertebra maturata dopo una caduta al Tour de France non gli ha infatti permesso un recupero adeguato: il ciclista messinese ha provato a stringere i denti, facendo comunque del suo meglio. Un plauso va anche a Damiano Caruso, arrivato 64esimo con quasi un quarto d’ora di ritardo: il corridore ibleo, classe 1987, ha infatti svolto alla perfezione il suo ruolo di gregario, tirando in testa al gruppo per ricucire il divario dai fuggitivi e consentire così a Nibali e Moscon di potersi giocare al meglio le loro carte.