«La vicenda adesso si ribalta – annuncia il sindaco di Misterbianco Nino Di Guardo – e il Comune ha ragione nei confronti di chi chiede soldi come la Oikos senza che l’impianto Valanghe d’Inverno operi legittimamente». Il risvolto riguarda il ricorso vinto al Consiglio di giustizia amministrativa dal Comune contro l’azienda titolare della discarica per rifiuti non pericolosi in contrada Valanghe d’Inverno, nel territorio di Motta Sant’Anastasia ma a poche centinaia di metri di distanza anche dal centro abitato di Misterbianco. Oikos aveva chiesto cinque milioni di euro per ogni semestre per il mancato conferimento dell’umido. Nel 2017, inoltre il Tar aveva rigettato l’opposizione del Comune e della Regione condannandole anche alle spese. Adesso, l’ente comunale ha avviato pure un ricorso al Tar nei confronti dell’inerzia dell’assessorato regionale nel decidere sul rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia) alla Oikos per una delle maggiori discariche di rifiuti della Sicilia. «Anche se la situazione è stata ribaltata, per noi cambia poco – afferma a MeridioNews il legale di Oikos Rocco Todero – Rispettiamo la sentenza anche se non la condividiamo. Per quanto riguarda il procedimento per il rinnovo dell’Aia – aggiunge – riteniamo di avere tutti i requisiti necessari e aspettiamo che la Regione si pronunci nel merito».
Nata accanto al vecchio sito di contrada Tiritì, la discarica fino al 2016 ha accolto i rifiuti di circa 90 Comuni della Sicilia, operando con autorizzazione e ordinanze urgenti adottate dalla Regione Siciliana. Fino all’ordinanza numero 26 del dicembre del 2016 con cui il presidente della Regione Rosario Crocetta, adottando una serie di misure in materia di gestione dei rifiuti, dispone che in attesa che la Oikos «adegui la propria discarica realizzando un impianto di tritovagliatura e di inertizzazione della frazione organica», quest’ultima dovesse essere conferita dai Comuni nell’impianto di smaltimento della Sicula Trasporti. In cambio, quest’ultima si sarebbe impegnata a fornire alla Oikos la stessa quantità di frazione secca. Insomma, quell’ordinanza non determinava la chiusura della discarica di Oikos – che infatti ha continuato a operare in deroga – ma che «avrebbe dovuto continuare a gestire la propria attività con la capacità di contenimento dei rifiuti originaria».
Nell’Aia rilasciata a Oikos nel 2009 erano previste una serie di prescrizioni tra cui il trattamento dei rifiuti urbani che «Oikos non avrebbe ottemperato» non avendo un impianto di bio-stabilizzazione ma continuando a operare per la situazione emergenziale e le conseguenti ordinanze d’urgenza adottate dalla Regione. Come il provvedimento del 2016 impugnato dal Comune che imputa a Oikos «gravissime irregolarità per l’inquinamento dell’ambiente circostante per tutelare la salute della collettività residente nel territorio». Alla richiesta di rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale, nel 2014, la Regione in un primo momento aveva opposto diniego. Nel frattempo, il patron dell’impresa Domenico Proto era stato coinvolto nell’inchiesta della procura di Palermo Terra mia che aveva scoperchiato un presunto giro di corruzione nella gestione dei rifiuti. La ditta impugna il diniego della Regione e, nel 2017, arriva la sentenza del Cga che lo annulla e chiede di riaprire il tavolo per la conferenza dei servizi. Dopo diversi incontri – l’ultimo dei quali avvenuto lo scorso aprile – gli enti preposti hanno dato parere sfavorevole per il rinnovo dell’Aia ma la Regione si è ancora riservata di pronunciarsi in seguito. Nel frattempo, la discarica continua a operare malgrado la mancanza di un impianto per il trattamento meccanico biologico necessario per ridurre gli impatti negativi sull’ambiente.
«La Regione, sino a dicembre 2016, ha permesso (o tollerato) – si legge nella sentenza del Cga – che la Oikos trasportasse la frazione umida proveniente dai rifiuti che avrebbe dovuto poi abbancare nell’impianto di inertizzazione della Sicula Trasporti». Il tutto è avvenuto in un contesto emergenziale. «L’infondatezza della pretesa risarcitoria – scrive il Consiglio di giustizia amministrativa – poggia sull’assenza di un impianto di biostabilizzazione, nonostante le prescrizioni dell’Aia e nonostante i richiami al diritto europeo». Oikos, stando alle conclusioni, non solo sarebbe stata «priva in origine del necessario impianto di bio-stabilizzazione della frazione organica dei rifiuti ma, in epoca successiva, rinunciante persino a realizzarlo». Inoltre, il Cga ha condannato Oikos al pagamento delle spese di 10mila euro per la Regione e di 6mila euro per il Comune di Misterbianco.
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