«Ti spacco il cervello»: le minacce alla figlia disabile bastonata per le pulizie in casa a Partinico

«Sbrigati, sinnò ti spaccu u cervieddu (altrimenti ti spacco il cervello, ndr)». È la notte di Natale quando la 64enne S.R., arrestata questa mattina e finita in carcere insieme al marito e al figlio per avere maltrattato la figlia disabile, pronuncia queste parole. «Io t’ammazzo, bastarda e inutile. Amunì, ca sentu friddu (Dai, che sento freddo, ndr). Ti rompo le corna, cosa inutile, prostituta e lurida». Urla che la donna rivolge alla figlia dopo averla svegliata nel cuore della notte, senza sapere di essere intercettata. Stessi insulti e minacce la 64enne avrebbe rivolto alla figlia nel chiederle di pulire un panno. Le cimici piazzate in casa dagli inquirenti, dopo la denuncia da parte degli assistenti sociali di Partinico (in provincia di Palermo), captano anche il rumore dei colpi di bastone e dei ceffoni sistematicamente inflitti alla donna disabile accusata di non sapere fare le pulizie e non obbedire ai loro comandi.

«I maltrattamenti, come emerge drammaticamente dalle intercettazioni, si sono manifestati – scrive il giudice per le indagini preliminari – con condotte sia attive che omissive di vessazione di tipo psicologico e morale (umiliazioni, intimidazioni, minacce anche di morte o di gravi aggressioni all’incolumità personale, insulti, imprecazioni), sia di violenza fisica (strattonamenti, percosse anche con il bastone, schiaffi)». Condotte che, stando a quanto è stato ricostruito nel corso delle indagini partite a settembre dell’anno scorso, si sarebbero verificate «con impressionante quotidianità, come emerge dalla sequenza delle captazioni che hanno cristallizzato il gravissimo clima di sopraffazione – mette nero su bianco il gip – ai danni della vittima, annichilita dalla complessiva violenza familiare ai suoi danni, vittima resa incapace di reagire anche verbalmente alle offese, alle minacce e alle intimidazioni».

Per il gip di Palermo, che ha accolto le richieste della procura per l’arresto dei tre familiari della donna disabile, tra le mura domestiche ci sarebbe stato «un clima familiare ormai incancrenito che trova il suo riflesso nell’assoggettamento totale della vittima alle condotte violente dei familiari». Secondo quanto è stato ricostruito dalle indagini, infatti le violenze non sarebbero solo quelle recente accertate dalla intercettazioni, ma «risalenti nel tempo e con carattere abituale della condotta. L’elevata spinta criminogena manifestata dagli indagati – aggiunge il gip – sostenuta dal sentimento immutato di profondo e compulsivo disprezzo verso la vittima, legittima senza dubbio un giudizio decisamente negativo sulla pericolosità sociale degli indagati e sulla loro capacità di autocontrollo». Che, probabilmente, si sarà alimentata anche nella condivisione familiare.


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