«Il significato di queste tre pagine oscilla tra il tentativo di scoraggiarci e la volontà di ricattarci moralmente». Sono queste le parole scelte da Alfia Milazzo – presidente della fondazione no profit La città invisibile – all’indomani della visione del contratto di affidamento provvisorio dell’ex cinema Midulla alla sua organizzazione, proposto dal Comune di Catania
Nel giorno precedentemente scelto per la consegna della struttura di via Zuccarelli all’orchestra infantile Falcone e Borsellino arriva invece la presentazione del contratto di affidamento del bene. Un provvedimento provvisorio con scadenza fissata nel giorno di pubblicazione di un bando di concorso per l’affido definitivo dell’immobile sito nel quartiere di San Cristoforo, ma con possibilità di eventuale rinnovo. La consegna del documento ai volontari dell’associazione si è svolta ieri sera presso il palazzo dei Chierici di piazza Duomo. Presenti l’assessore al Patrimonio Giuseppe Girlando, il direttore del Patrimonio Maria Luisa Areddia e alcuni tecnici dell’Ufficio manutenzioni. «I termini che ci hanno proposto sono assolutamente inaccettabili», tuona Milazzo. Che insieme ai membri del consiglio di amministrazione della Fondazione affida a una lunga nota l’amarezza per la mancata lungimiranza di palazzo degli Elefanti verso una «opportunità storica che vuole far rivivere uno spazio degradato attraverso cultura e legalità promosse dal basso», si legge.
Osserviamo il documento. Il contratto redatto dal Comune di Catania tra i suoi punti prevede che La città invisibile si faccia carico della responsabilità civile, penale e patrimoniale dell’immobile per eventuali danni a persone o cose, delle utenze e delle migliorie da apportare all’edificio, oltre che dell’obbligo di riservare gli spazi del Midulla ad attività comunali senza preavviso alcuno e per un totale di sedici ore settimanali. «I legali della fondazione che presiedo hanno affermato che le classiche condizioni contrattuali previste da un rapporto di comodariato recitano responsabilità minori rispetto a quelle che sono sottolineate nel documento proposto», commenta Milazzo. Che denuncia una mancanza di apertura da parte di palazzo degli Elefanti, oltre che un’assenza di ideali e intenti comuni. «Dobbiamo credere che l’annuncio del sindaco Enzo Bianco di domenica 9 novembre sia solo un’illusione?», domanda.
Ad alimentare i dubbi di un’effettiva volontà di collaborazione da parte del Comune di Catania anche «elementi collaterali, dalla volontà di spostare i cassonetti dei rifiuti prospicienti l’ingresso del Midulla alla pulizia delle strade, prima promessi e poi negati», spiega Milazzo. Che ha da ridire anche sullo stato di manutenzione della struttura. «Hanno scritto che si trova in condizioni normali, ma non è quello che noi abbiamo avuto modo di osservare all’interno», sostiene Milazzo.
La fondazione no profit La città invisibile e l’orchestra infantile Falcone operano da quattro anni nel quartiere San Cristoforo di Catania «prestando un servizio di educazione alla legalità per tutta la società», sottolinea la presidente. «Dopo tanti discorsi e tante pubbliche lodi ci sentiamo presi in giro e a tratti minacciati perché – sostiene – quando l’assessore Girlando ci ha consegnato il contratto ha affermato: “Finora ci sono stato io al centro del dibattito dell’opinione pubblica, adesso ve la sbrigate voi”». Il responsabile dell’assessorato al Patrimonio, invece, confida in una conclusione positiva della trattativa. Sui termini proposti nel contratto spiega a MeridioNews: «Sono condizioni minime normalmente previste dalla Legge, non c’è nulla di vessatorio». E aggiunge: «Non vedo dove stia l’inaccettabilità, magari la notte gli porterà consiglio».
L’appuntamento per la firma del contratto è fissato per la giornata di domani e la fondazione Le città invisibili non molla comunque la presa. Nei mesi scorsi a sostenere la causa dei giovani musicisti nella petizione online dal titolo Una sede al Midulla per i bambini dell’orchestra Falcone e Borsellino di San Cristoforo si sono registrate circa 31 mila adesioni da tutta Italia. E il prossimo obiettivo di Alfia Milazzo si allarga all’intero panorama nazionale. «Scriverò una lettera all’Associazione nazionale comuni italiani, di cui il nostro Primo cittadino è presidente, affinché lui dia una spiegazione pubblica di quanto è accaduto».
Ad appoggiare la fondazione no profit anche Valeria Grasso, ex testimone di giustizia. «L’importanza di queste persone l’ho sperimentata sulla mia pelle quando avevo bisogno e non voglio pensare che questa storia finisca con una sconfitta della legalità», racconta Grasso, che attualmente è coordinatore nazionale di un programma di lotta contro la mafia in forza al partito Italia dei valori. «Spero che le Istituzioni affianchino la fondazione e non la combattano, e da parte mia chiederò un incontro con la Prefettura», aggiunge. E conclude: «Dovrebbe essere il Comune a darsi delle condizioni per tutelare questa realtà che ha al centro l’educazione dei bambini, e non il contrario».
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